Convegno sul teatro in Italia e nelle Marche: un approfondimento tra Quattrocento e Seicento

Il convegno del 10 maggio a San Severino Marche esplora il ruolo del teatro in Italia tra Quattrocento e Seicento, con interventi di esperti su scenografia, opere e contesto culturale.
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Il 10 maggio, la Nuova Fondazione Rossana & Carlo Pedretti organizza a San Severino Marche un convegno di studi dedicato al tema “Il Teatro in Italia e nelle Marche tra Quattrocento e Seicento“. L’evento, patrocinato dal Comune di San Severino e dalla Fondazione Claudi di Serrapetrona, si propone di esplorare il ruolo cruciale del teatro nel contesto culturale italiano durante il periodo che va dall’Umanesimo al Barocco. Il convegno si svolgerà nella Sala degli Stemmi del palazzo comunale a partire dalle ore 10.

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La fondazione Pedretti

La Nuova Fondazione Rossana & Carlo Pedretti ha sede a Lamporecchio, in Toscana. Il professor Massimo Ciambotti è vice presidente della fondazione nonché docente universitario e presidente della Fondazione Claudi. Ciambotti ha spiegato che l’idea del convegno nasce dalla proprietà da parte della fondazione del famoso Foglio del Teatro di Leonardo da Vinci. Questo documento fu realizzato per una scenografia legata alla Fabula di Orfeo, opera teatrale scritta da Angelo Poliziano nel 1480. Pubblicato nel 1999 da Carlo Pedretti, il foglio è datato tra il 1506 e il 1513 ed illustra una scena mobile progettata per creare effetti visivi complessi attraverso luci, suoni, canti e danze.

Programma dettagliato dell’evento

L’apertura dell’evento prevede i saluti istituzionali del sindaco Rosa Piermattei insieme al presidente della Fondazione Pedretti Gino Tarozzi. La prima sessione inizierà alle ore 10 ed è intitolata “Origini e sviluppi del teatro tra Quattrocento e Cinquecento“. Interverranno esperti come Sara Taglialagamba dell’Università di Urbino che parlerà delle macchine teatrali progettate da Leonardo; Margherita Melani dall’Università di Napoli discuterà delle feste a corte; mentre Alberto Pellegrino presenterà due commedie romane significative.

Nel pomeriggio dalle ore 16 avrà luogo la seconda sessione dedicata alla “Società dello spettacolo tra Cinquecento e Seicento“. Qui interverranno Fabrizio Pompei sull’opera Ruzante; Gino Tarozzi tratterà dei dialoghi galileiani; Alberto Pellegrino approfondirà la tragedia marchigiana secentesca; infine Paolo Peretti parlerà della musica barocca nelle Marche con focus su Aldebrando Subissati. A chiudere l’incontro sarà nuovamente Sara Taglialagamba.

Il contesto storico: il Quattrocento

Durante il Medioevo, le forme tradizionali teatrali scomparvero quasi completamente anche se le Sacre Rappresentazioni continuarono ad esistere grazie ai giullari. Tuttavia, nella seconda metà del Quattrocento si assiste a una ripresa significativa grazie all’Umanesimo che riscoprì le opere classiche greche e latine come modelli per i drammaturghi successivi. Angelo Poliziano viene considerato uno dei primi autori teatrali italiani grazie alla sua rappresentazione della Favola d’Orfeo presso la corte dei Gonzaga a Mantova nel periodo compreso fra il 1479-80.

Leonardo da Vinci contribuì notevolmente alla nascita della scenografia moderna progettando scene per l’Orfeo nella corte milanese di Ludovico Sforza oltre ad altri spettacoli contemporanei. Questo periodo segna quindi un’importante transizione verso nuove forme artistiche destinate ad influenzare profondamente lo sviluppo futuro del teatro italiano.

L’evoluzione teatrale nel Cinquecento

Il Cinquecento rappresenta un momento cruciale per la rinascita teatrale in diverse corti italiane come Firenze, Ferrara o Roma dove aristocratici ed intellettuali promuovevano attivamente eventi culturali legati al teatro. In questo clima creativo nascono nuovi generi drammatici oltre alle commedie colte già affermate: intermezzi musicali o drammi pastorali diventano sempre più comuni nei programmi delle corti nobiliari.

Alberto Pellegrino evidenzia due opere emblematiche durante questo periodo: “La Calandria” scritta dal toscano Bernardo Dovizi da Bibbiena debutta nel Palazzo Ducale d’Urbino nel 1513 stabilendo nuovi standard narrativi ispirati dalla novellistica boccacciana; mentre “Gli Straccioni” dell’autore marchigiano Annibal Caro introduce elementi innovativi nell’intreccio narrativo destinati ad attrarre anche un pubblico borghese emergente.

Le caratteristiche sociali ed artistiche del Seicento

Nel Seicento si verifica una crescente urbanizzazione delle città italiane che diventano centri vitali non solo economici ma anche culturali dove convivono ricchezze aristocratiche accanto alle difficoltà delle classi meno abbienti. Questa epoca segna anche lo sviluppo definitivo dello stile barocco caratterizzato dalla creazione moderna degli spazi teatrali urbani pensati specificamente per intrattenere pubbliche platee sempre più ampie.

José Antonio Marvall descrive questa evoluzione come parte integrante della cultura cittadina dove ogni spettacolo diventa occasione sociale capace d’incarnare l’idea stessa de theatrum mundis – ovvero quel grande palcoscenico sul quale si riflette tutta la vita umana in tutte le sue sfumature sociali ed economiche. Nelle Marche emerge Aldebrando Subissati , compositore virtuoso noto soprattutto per le sue sonate violinistiche pubblicate nel Primo Libro delle sonate , contribuendo così all’affermazione musicale regionale durante questo fervido periodo artistico.

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