Costi e benefici della previdenza integrativa: un’analisi critica dei fondi pensione

Beppe Scienza mette in discussione i vantaggi fiscali dei fondi pensione, evidenziando costi elevati e rischi legati agli investimenti, suggerendo una strategia di adesione più oculata per massimizzare i benefici.
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La previdenza integrativa è spesso presentata come una soluzione efficace per garantire un tenore di vita adeguato dopo il pensionamento. Tuttavia, secondo l’INPS, i vantaggi fiscali associati ai fondi pensione potrebbero non essere così vantaggiosi come si crede. Beppe Scienza, professore di matematica all’Università di Torino, mette in luce le problematiche legate ai costi che gravano sui lavoratori e offre una serie di chiarimenti attraverso domande frequenti sul tema.

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La questione dei vantaggi fiscali

Beppe Scienza contesta l’idea che i fondi pensione offrano enormi vantaggi fiscali. Secondo lui, focalizzarsi esclusivamente su questo aspetto significa trascurare i costi a lungo termine che derivano dall’adesione a questi strumenti finanziari. Questi costi possono accumularsi nel tempo e influenzare negativamente il rendimento finale del fondo stesso. Scienza sottolinea che molti dati presentati sono gonfiati e non riflettono la realtà economica per chi decide di investire nella previdenza integrativa.

Il professore evidenzia anche un punto cruciale: il presunto incremento dell’8% annuo derivante dalla tassazione ridotta del TFR è valido solo se si rimane nel fondo per un breve periodo. In realtà, la redditività effettiva deve essere calcolata su base annua considerando tutti gli aspetti economici coinvolti.

I numeri dietro i fondi pensione

Durante un recente convegno organizzato dal Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino, sono stati analizzati i veri benefici fiscali dei fondi pensione. Per esempio, per un trentenne con uno stipendio medio-basso, il guadagno fiscale si traduce in solo 0,2% annuo in più rispetto ad altre forme d’investimento o risparmio.

Scienza spiega che questo risultato è piuttosto deludente se confrontato con i costi medi associati ai diversi tipi di fondi: 0,4% per i fondi chiusi; 1,2% per quelli aperti; e addirittura 1,8% per le polizze assicurative sulla vita . Di conseguenza emerge chiaramente come le spese superino frequentemente i benefici fiscali ottenuti dai lavoratori.

L’importanza della tempistica nell’adesione

Un altro aspetto fondamentale riguarda la tempistica dell’adesione alla previdenza integrativa. Secondo Scienza, l’unico modo efficace per ottenere reali vantaggi dalle agevolazioni fiscali è iscriversi pochi anni prima della data prevista per il ritiro dal lavoro anziché da giovani professionisti o neolaureati.

In effetti questa strategia potrebbe sembrare controintuitiva ma riflette una logica pragmatica: avvicinandosi al momento della pensione ci si espone meno ai rischi legati agli investimenti a lungo termine nei mercati finanziari volatili.

Performance delle linee azionarie e rischiosità degli investimenti

Le simulazioni recentemente pubblicate suggeriscono che gli investimenti in linee azionarie possano portare a integrazioni significative rispetto all’ultimo stipendio percepito prima del ritiro dal lavoro. Tuttavia, queste proiezioni ottimistiche tendono a escludere scenari negativamente impattanti dovuti alla volatilità dei mercati finanziari.

Scienza avverte riguardo alle perdite realizzabili durante periodiche crisi economiche o inflattive; ad esempio durante l’ultima ondata inflazionaria alcuni investitori hanno registrato perdite realizzabili tra il 77-80%. Questo dato viene raramente menzionato nelle discussioni sui potenziali rendimenti elevati offerti dai fondi azionari.

L’approccio consigliato da Scienza non punta tanto sulla massimizzazione dei rendimenti attesi quanto sulla sicurezza degli investimenti effettuati nel tempo; pertanto mantenere il TFR potrebbe risultare più saggio rispetto all’affidarlo interamente alla previdenza integrativa senza considerare attentamente tutte le variabili coinvolte.

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