Il nuovo film di Mario Martone, “Fuori”, esplora la vita della scrittrice Goliarda Sapienza, mettendo in luce la sua esperienza nel carcere e il suo percorso di rinascita. Ambientato nella Roma degli anni ’80, il film racconta non solo le sfide personali della protagonista ma anche i legami profondi che si instaurano tra donne in situazioni difficili. Con una narrazione intensa e umana, “Fuori” si propone come un’opera d’autore accessibile a tutti.
La storia di Goliarda Sapienza
La trama del film è ambientata nel 1980 e segue le vicende di Goliarda Sapienza, interpretata da Valeria Golino. Dopo essere finita in carcere per furto a causa dei suoi debiti, Goliarda incontra diverse giovani detenute che cambieranno la sua vita. L’esperienza carceraria diventa per lei un momento cruciale di riflessione e crescita personale. Durante il periodo trascorso dietro le sbarre, sviluppa relazioni significative con altre donne che condividono storie simili.
Il racconto prosegue mostrando cosa accade dopo la scarcerazione: una calda estate romana segna l’inizio della sua nuova vita all’esterno del carcere. Le amicizie nate durante la detenzione continuano a prosperare anche fuori dalle mura penitenziarie. I legami tra Goliarda e le sue amiche Roberta e Barbara sono al centro del racconto; attraverso queste relazioni intense, la protagonista riscopre il piacere della vita e l’ispirazione per tornare a scrivere.
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Un’opera d’autore accessibile
“Fuori” non è solo un biopic su una figura importante del Novecento italiano; è anche un’opera cinematografica che affronta temi universali come libertà, vulnerabilità ed amicizia femminile. Martone riesce a trasformare l’esperienza carceraria in qualcosa di più profondo: una riflessione sul potere umano delle donne protagoniste.
La sceneggiatura è stata curata da Ippolita Di Majo insieme al regista stesso ed è ispirata principalmente al libro “Le certezze del dubbio”. Il film presenta una galleria ricca di personaggi femminili complessi ed empatici piuttosto che figure marginalizzate dalla società. Ogni donna rappresenta uno spaccato dell’umanità con cui lo spettatore può identificarsi facilmente.
L’intervista alla sceneggiatrice Ippolita Di Majo
In occasione dell’uscita del film, Ippolita Di Majo ha parlato dell’importanza della scrittura per Goliarda Sapienza come atto di resistenza personale contro le avversità. Nella sua visione creativa, leggere e scrivere sono atti salvifici capaci di rivelare parti nascoste dell’animo umano.
Di Majo ha descritto come l’esperienza vissuta nel carcere abbia cambiato anche lei stessa: entrando nella realtà penitenziaria ha scoperto aspetti sorprendenti rispetto alle sue aspettative iniziali sul luogo stesso e sulle persone detenute lì dentro. Ha notato quanto fosse pulito il carcere rispetto ai preconcetti comuni sulla claustrofobia degli spazi chiusi; ciò ha contribuito ad abbattere alcuni stereotipi legati alla detenzione.
Nel corso dell’intervista emerge chiaramente quanto sia centrale il tema delle fragilità umane nel racconto cinematografico: le protagoniste affrontano sfide quotidiane ma agiscono sempre con forza interiore grazie all’influenza reciproca dei loro rapporti affettivi.
Tematiche centrali: libertà ed amicizia
Uno dei messaggi principali trasmessi dal film riguarda l’amicizia tra donne provenienti da contesti diversi ma unite dalla stessa ricerca di libertà personale. La relazione tra Goliarda e Roberta viene descritta come complessa; c’è ammirazione reciproca ma anche elementi materni che arricchiscono ulteriormente i loro legami emotivi.
L’aspetto sensuale presente nella narrazione non viene trascurato dal regista Martone né dalla sceneggiatrice Di Majo; entrambi hanno lavorato affinché questa dimensione emergesse naturalmente attraverso l’alchimia fra gli attori scelti per interpretare i ruoli principali.
Infine si tocca brevemente sull’importanza dell’arte nelle vite delle protagoniste: secondo Di Majo essa rappresenta sempre una forma salvifica capace d’offrire bellezza nei momenti bui esistenziali.