Il 20 maggio 2025, Clarivate ha annunciato una modifica al calcolo dell’impact factor delle riviste scientifiche, escludendo le citazioni degli articoli ritrattati. Questa decisione potrebbe sembrare positiva a prima vista, ma solleva interrogativi sulla reale efficacia di tale cambiamento nel contesto di un sistema già complesso e problematico.
Cos’è l’impact factor e come viene calcolato
L’impact factor è un indicatore che misura la rilevanza di una rivista scientifica in base alle citazioni ricevute dai suoi articoli. In pratica, più citazioni riceve una pubblicazione, più alto sarà il punteggio assegnato alla rivista. Questo valore non solo determina la reputazione della testata nel panorama accademico, ma influisce anche su vari aspetti pratici: dal costo per la pubblicazione alla scelta degli autori su dove inviare i propri lavori.
La modifica introdotta da Clarivate prevede che le citazioni provenienti da articoli ritrattati non vengano più conteggiate nel calcolo dell’impact factor. L’intento apparente è quello di migliorare l’affidabilità delle metriche utilizzate per valutare le riviste e garantire che il prestigio numerico non venga alimentato da lavori errati o fraudolenti. Tuttavia, questa modifica potrebbe avere conseguenze indesiderate sul comportamento delle riviste stesse.
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Le conseguenze della nuova regola sulle ritrattazioni
L’introduzione del nuovo criterio rappresenta un cambiamento significativo nella gestione delle ritrattazioni. Se fino ad ora gli errori potevano essere corretti senza penalizzare direttamente il punteggio bibliometrico della rivista, ora ogni ritiro comporterà una perdita misurabile in termini di impact factor. Questo scenario crea un paradosso: le riviste potrebbero sentirsi disincentivate a correggere i propri errori per evitare danni al loro prestigio.
Le pubblicazioni con molti articoli citati si troveranno in una posizione delicata; ritirare uno studio molto referenziato significa affrontare non solo la diminuzione del proprio impact factor ma anche il rischio di essere percepite come meno autorevoli dagli studiosi e dai finanziatori. Di conseguenza, alcune testate potrebbero scegliere di minimizzare problemi evidenti o ritardare decisioni critiche riguardo ai contenuti problematici.
La questione sistemica dietro all’uso dell’impact factor
La questione centrale riguarda l’uso strumentale dell’impact factor come moneta nel mercato editoriale accademico. Le metriche bibliometriche sono diventate strumenti decisivi nella valutazione del valore delle pubblicazioni e nell’assegnazione dei fondi per la ricerca. Questa trasformazione ha portato a una competizione esasperata tra le riviste per aumentare il proprio punteggio bibliometrico anziché concentrarsi sulla qualità effettiva dei contenuti pubblicati.
Modifiche tecniche come quella proposta da Clarivate rischiano quindi di aggravare ulteriormente questo problema strutturale piuttosto che risolverlo. La pressione competitiva potrebbe spingere alcune testate a ignorare o minimizzare situazioni problematiche nei loro articoli più influenti pur di mantenere intatto il proprio status all’interno del panorama accademico.
Riflessioni finali sull’integrità della scienza
In conclusione, mentre l’intenzione dietro alla modifica dell’impact factor può sembrare giustificabile dal punto di vista etico — eliminando incentivi a mantenere contenuti errati — è fondamentale considerare gli effetti collaterali potenziali su tutto il sistema editoriale scientifico. Senza interventi significativi volti a ripensarne completamente l’utilizzo e i criteri sottostanti alle valutazioni bibliometriche attuali, ogni tentativo tecnico rischia solo di perpetuare distorsioni già presenti anziché promuovere autentici miglioramenti nell’integrità della ricerca scientifica.