Un recente studio condotto da astronomi dell’Inaf ha rivelato che Giove, il gigante del nostro sistema solare, era significativamente più grande in epoche passate. I dati raccolti suggeriscono che il suo diametro fosse tra due e due volte e mezzo maggiore rispetto a quello attuale. Questo cambiamento dimensionale ha suscitato l’interesse della comunità scientifica, mentre si continua a esplorare anche la questione dei canali su Marte.
La riduzione delle dimensioni di Giove
Walter Ferreri, astronomo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica , ha confermato che i dati sul restringimento di Giove sono ancora in fase di verifica. Secondo le stime attuali, il pianeta avrebbe avuto un diametro vicino ai 290.000 chilometri nel suo stato giovanile, contro i 143.000 chilometri misurati oggi. Questa contrazione è attribuita al raffreddamento del gas e alle forze gravitazionali che hanno influenzato la sua struttura nel corso dei milioni di anni.
Giove rimane uno dei pianeti più massicci conosciuti nella nostra galassia; solo pochi esopianeti superano le sue dimensioni attuali. Ferreri sottolinea come l’enorme massa gassosa del pianeta abbia giocato un ruolo cruciale nella formazione del sistema solare stesso, agendo come una sorta di scudo contro asteroidi e comete grazie alla sua forza gravitazionale.
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Il lavoro degli scienziati Konstantin Batygin e Fred Adams ha ulteriormente approfondito queste tematiche pubblicando uno studio su Nature Astronomy dove analizzano non solo le dimensioni maggiori ma anche il campo magnetico gioviano, che risulta essere cinquanta volte più intenso rispetto a quello odierno.
Le lune di Giove: una complessa interazione gravitazionale
Giove possiede ben 95 lune riconosciute ufficialmente; molte delle quali sono asteroidi catturati dalla sua gravità durante la loro orbita intorno al Sole. Amaltea e Tebe sono tra quelle più vicine al gigante gassoso ed evidenziano l’influenza della gravità gioviana sulla loro formazione.
Lo studio condotto da Batygin e Adams mette in luce come queste lune possano aver contribuito alla stabilità orbitale del pianeta stesso nel corso della sua evoluzione storica. La ricerca si concentra sull’importanza delle interazioni gravitazionali tra Giove e i suoi satelliti naturali per comprendere meglio non solo la storia del pianeta ma anche quella dell’intero sistema solare.
La presenza massiccia di Giove ha avuto effetti significativi sulla distribuzione degli altri corpi celesti all’interno del nostro sistema planetario; infatti è stato osservato come questa enorme attrazione possa deviare oggetti potenzialmente pericolosi per gli altri pianeti interni.
Nuovi studi sui canali marziani
Parallelamente agli sviluppi riguardanti Giove, nuovi studi stanno emergendo riguardo ai canali presenti su Marte. Tradizionalmente considerati segni dell’erosione causata dall’acqua, recenti ricerche condotte da Valentin Tertius Bickel della Brown University insieme ad Adomas Valantinas dell’Università di Berna mettono in discussione questa visione consolidata.
Utilizzando oltre 86mila immagini scattate dalle sonde spaziali con tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, gli studiosi propongono una nuova interpretazione: alcuni canali potrebbero essere stati formati attraverso processi legati all’attività atmosferica piuttosto che dall’acqua liquida presente sulla superficie marziana.
Questa nuova mappa globale delle strisce marziane offre spunti interessanti per comprendere meglio le condizioni ambientali passate sul Pianeta Rosso ed è frutto dello studio comparativo con vari parametri climatici registrati dalle sonde spaziali nel corso degli anni.
Nonostante ci siano opinioni contrastanti all’interno della comunità scientifica riguardo alla possibilità che Marte possa ospitare forme d’acqua liquida o addirittura vita microbica nelle sue profondità ghiacciate o nei salini superficiali, questi nuovi risultati stimolano ulteriormente il dibattito sull’abitabilità passata o presente del Pianeta Rosso.