Il Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica, ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo all’uso dello spyware Graphite da parte dei servizi di sicurezza italiani. La questione è emersa dopo che Meta ha avvisato alcuni utenti di essere stati spiati, sollevando interrogativi sull’efficacia delle misure di protezione della privacy. Questo articolo esplora i dettagli del rapporto del Copasir e le implicazioni per le società di messaggistica.
Il caso Graphite e l’allerta di Meta
Il 4 giugno, il Copasir ha approvato una relazione sull’utilizzo dello spyware Graphite sviluppato dalla società israeliana Paragon. Questo software è stato impiegato dai servizi segreti italiani per monitorare circa 90 utenti in vari paesi europei, tra cui giornalisti e attivisti. Tra i nomi coinvolti ci sono Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e Luca Casarini, fondatore dell’organizzazione Mediterranea Saving Humans.
La situazione si complica ulteriormente poiché WhatsApp ha informato gli utenti colpiti dall’attività spionistica. Palazzo Chigi ha confermato l’uso legittimo del software, ma rimandando a ulteriori dettagli alla commissione per la sicurezza nazionale. In risposta a queste preoccupazioni, il Copasir ha avviato audizioni con funzionari dei servizi segreti e rappresentanti di Meta.
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Le conclusioni del rapporto del Copasir
La relazione finale del Copasir sottolinea che le operazioni contro Casarini e altri sono state autorizzate secondo procedure legali stabilite dal governo Conte. Tuttavia, nel caso specifico di Cancellato non ci sarebbero prove che sia stato oggetto d’intercettazione tramite Graphite. Il Comitato afferma anche che durante i sopralluoghi presso AISI non sono emerse evidenze riguardanti attività illegittime nei confronti del giornalista.
Inoltre, il documento mette in luce come Meta fornisca informazioni alle autorità quando richiesto dalla legge, ma avverte anche sui rischi associati a tali pratiche: l’avviso agli utenti può compromettere indagini legittime condotte dalle forze dell’ordine o dai servizi segreti.
Rischi associati alle comunicazioni digitali
Il rapporto evidenzia un problema cruciale: la necessità di bilanciare la privacy degli utenti con le esigenze operative delle autorità competenti nel campo della sicurezza nazionale. Secondo il Copasir, sebbene sia fondamentale garantire riservatezza ai cittadini su piattaforme come WhatsApp o Telegram, questo può portare a situazioni in cui operazioni legali vengono compromesse dall’informativa preventiva agli interessati.
Le intercettazioni tradizionali richiedono una cooperazione tra gestori telefonici ed enti governativi; tuttavia, l’inoculazione dello spyware presenta sfide diverse poiché mira ad accedere ai dispositivi degli utenti senza necessariamente coinvolgere direttamente i fornitori dei servizi stessi.
Necessità urgente di una regolamentazione chiara
Alla luce delle problematiche emerse nella relazione del Copasir si rende necessaria una legislazione specifica sul tema delle intercettazioni digitali. Il Comitato invita Parlamento e Governo ad adottare misure normative per evitare che gli operatori informino gli utenti su eventuali indagini in corso prima della loro conclusione.
In particolare, viene suggerita l’istituzione di organismi istituzionali dedicati al controllo preventivo sulla legalità delle manovre intercettive prima della comunicazione agli interessati; ciò potrebbe contribuire a preservare l’integrità delle indagini senza compromettere i diritti fondamentali dei cittadini alla riservatezza.
Revisione normativa sulla corrispondenza digitale
Infine, il rapporto fa riferimento alla sentenza della Corte costituzionale datata 7 giugno 2023 che qualifica le conversazioni archiviate sui dispositivi mobili come corrispondenza protetta dalla Costituzione italiana. Questa decisione implica un’esigenza urgente da parte delle istituzioni italiane affinché venga rivista la normativa vigente sulle comunicazioni elettroniche al fine di garantire un equilibrio tra sicurezza nazionale ed esercizio dei diritti civili fondamentali.