La citizen science: un approccio innovativo per la raccolta di dati sulla biodiversità

La citizen science emerge come strumento cruciale per monitorare la biodiversità e il cambiamento climatico, coinvolgendo attivamente i cittadini nella ricerca scientifica e promuovendo una maggiore consapevolezza ambientale.
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La citizen science, o scienza dei cittadini, sta guadagnando sempre più attenzione come metodo efficace per raccogliere dati e monitorare la biodiversità. Recenti studi hanno dimostrato l’importanza del coinvolgimento della popolazione nella ricerca scientifica, con esempi storici che risalgono fino al Giappone dell’850. Cristina Castracani, professoressa all’Università di Parma e esperta in questo campo, ha condiviso le sue osservazioni sull’impatto del cambiamento climatico attraverso il monitoraggio della fioritura dei ciliegi.

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Il monitoraggio storico della fioritura dei ciliegi

Cristina Castracani ha evidenziato come già nel IX secolo in Giappone chi frequentava il palazzo imperiale fosse chiamato a contribuire alla raccolta di informazioni sulle date della fioritura dei ciliegi. Questo sistema di monitoraggio collettivo è stato recentemente sistematizzato in un articolo scientifico che ha rivelato come la fioritura sia avvenuta sempre più precocemente nel corso dei secoli a causa dell’aumento delle temperature globali. Questi risultati non solo dimostrano l’esistenza del cambiamento climatico ma sottolineano anche l’importanza storica e culturale delle pratiche di citizen science.

Castracani spiega che questo tipo di ricerca rappresenta un esempio significativo di come i cittadini possano contribuire attivamente alla scienza. La loro partecipazione non si limita a semplici osservazioni; essa fornisce una base solida per analisi più approfondite e consapevoli riguardo ai cambiamenti ambientali in atto.

L’impatto delle nuove tecnologie nella citizen science

La tecnologia moderna gioca un ruolo cruciale nell’espansione della citizen science. Fino al secolo scorso, la scienza era appannaggio esclusivo degli esperti; dal 2000 è emerso il concetto di “open science”, rendendo le informazioni scientifiche accessibili a tutti. Castracani sottolinea che questa apertura ha facilitato la raccolta massiva di dati grazie all’uso degli smartphone e alle applicazioni dedicate all’identificazione delle specie vegetali.

Questa democratizzazione della scienza porta anche ad una maggiore consapevolezza ambientale tra i cittadini. Le persone sono ora più informate sulle questioni ecologiche e possono prendere decisioni più consapevoli riguardo al loro ambiente locale. Attraverso iniziative pratiche, gli individui possono contribuire attivamente alla conservazione della biodiversità mentre apprendono nozioni fondamentali sulla natura circostante.

Rete nazionale per promuovere la biodiversità

Andrea Sforzi, presidente dell’associazione Citizen Science Italia, spiega che raccogliere grandi quantità di dati permette una migliore comprensione e conservazione dell’ambiente naturale. Sforzi evidenzia come questo approccio rappresenti un’evoluzione rispetto all’educazione ambientale tradizionale: qui si impara facendo attività concrete sul campo.

L’associazione è stata fondata nel 2023 ed è diventata rapidamente un punto riferimento europeo nel settore della citizen science. Attualmente stanno lavorando su progetti volti a coinvolgere i cittadini nella creazione strategica per il futuro della biodiversità in Italia attraverso parchi ed aree protette.

Inoltre, Sforzi anticipa lo sviluppo imminente di una piattaforma nazionale dedicata alla citizen science dove ricercatori, studenti e cittadini potranno trovare risorse utili per collaborare su progetti legati alla natura.

Citizen science nell’ambito sanitario

La cittadinanza attiva non si limita solo agli aspetti naturalistici ma trova applicazione anche nei settori medici e sanitari secondo quanto affermato da Andrea Sforzi stesso. Qui emerge il concetto innovativo de “patient science”, dove i pazienti vengono coinvolti direttamente nella ricerca clinica riconoscendo così l’importanza delle loro esperienze personali nelle decisioni terapeutiche.

Questo approccio mira ad integrare le esigenze reali dei pazienti nelle pratiche sanitarie quotidiane creando così uno spazio collaborativo tra professionisti medici e utenti finali del servizio sanitario pubblico o privato.

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