Il Vaticano ha espresso la sua attesa per i risultati dell’inchiesta promessa da Israele riguardo all’attacco alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza. Questa richiesta è stata formulata dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, durante un’intervista a Tg2 Post. La situazione rimane tesa e complessa, con il Papa che ha sollecitato una tregua immediata nella Striscia di Gaza, dove continuano a verificarsi tragiche perdite tra i civili palestinesi.
L’appello del Vaticano per un’inchiesta seria
Il cardinale Pietro Parolin ha sottolineato l’importanza di conoscere “i risultati reali dell’inchiesta” in merito all’incidente che ha colpito la chiesa della Sacra Famiglia. Secondo le prime informazioni ricevute, l’attacco sarebbe stato interpretato come un errore da parte delle forze israeliane. Tuttavia, il porporato ha evidenziato la necessità che le indagini siano condotte con serietà e trasparenza.
Durante la telefonata tra Papa Francesco e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il Pontefice ha ribadito l’urgenza di una tregua nella Striscia di Gaza. Le immagini dei civili palestinesi in fila per ricevere cibo e aiuti umanitari sono strazianti e richiedono una risposta immediata dalla comunità internazionale.
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Parolin ha anche messo in evidenza come i cristiani possano svolgere un ruolo moderatore nel contesto complesso del Medio Oriente e nei rapporti tra palestinesi ed israeliani. La sua affermazione implica una preoccupazione più ampia: ogni azione volta ad eliminare elementi pacificatori potrebbe compromettere ulteriormente gli sforzi per raggiungere una pace duratura.
Le tensioni storiche tra Vaticano e Israele
Le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele hanno attraversato momenti difficili negli ultimi anni. Durante un incontro bilaterale lo scorso anno sui Patti Lateranensi, Parolin aveva denunciato “la carneficina” in corso a Gaza, suscitando reazioni negative da parte israeliana che definì riprovevoli le sue parole.
Nonostante questi attriti iniziali, ci sono stati tentativi da entrambe le parti di migliorare i rapporti diplomatici. Tuttavia, rimangono delicati; ogni dichiarazione o gesto può riaccendere polemiche già esistenti o crearne di nuove.
La questione è particolarmente sensibile considerando gli eventi recenti nel conflitto israelo-palestinese; qualsiasi posizione assunta dal Vaticano viene attentamente monitorata sia dai media sia dalle autorità politiche coinvolte nel conflitto.
L’assenza di Netanyahu ai funerali del Papa
Un altro elemento significativo nelle relazioni fra Israele e Santa Sede è stata l’assenza del primo ministro Benjamin Netanyahu ai funerali di Papa Francesco avvenuti lo scorso 26 aprile 2025. Questa scelta non è passata inosservata ed è stata interpretata come una manifestazione delle tensioni esistenti fra i due leader.
Netanyahu aveva criticato pubblicamente Bergoglio accusandolo di essere troppo timido nei confronti del gruppo militante Hamas; questa frizione si inserisce in un contesto più ampio caratterizzato dalle critiche esplicite del Pontefice sulla guerra in Medio Oriente.
Queste dinamiche complicano ulteriormente la possibilità d’un dialogo costruttivo fra le due entità; mentre Bergoglio continua a cercare vie pacifiche per risolvere conflitti storici nella regione mediorientale, dall’altra parte ci sono resistenze dovute alle posizioni politiche adottate dal governo israeliano attuale.
Un cambio d’approccio con Papa Leone XIV?
Con l’elezione al soglio pontificio dell’attuale Papa Leone XIV si osserva un cambiamento nell’approccio verso Israele rispetto al suo predecessore Francesco Prevost. Il nuovo Pontefice sembra adottare uno stile più diplomatico rispetto alle posizioni precedenti spesso considerate aggressive o dirette nelle critiche verso Tel Aviv.
Questo approccio potrebbe contribuire ad alleviare alcune tensioni storicamente presenti nelle relazioni bilaterali fra Santa Sede ed Israele ma resta ancora molto lavoro da fare affinché si possa giungere ad una vera distensione sul fronte diplomatico.