Il cardinale Radcliffe racconta il conclave e la sua vita tra fede e responsabilità

Il cardinale Timothy Radcliffe riflette sulla sua vita, l’esperienza al conclave e le sfide future della Chiesa, sottolineando l’importanza di un approccio aperto e accogliente.
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Il cardinale Timothy Radcliffe, recentemente reduce dal conclave che ha eletto Papa Leone, ha rilasciato un’intervista a La Stampa in cui ripercorre le tappe salienti della sua vita. Nato a Londra nel 1945 e membro dell’ordine domenicano, Radcliffe offre uno sguardo personale sulla propria formazione religiosa e sull’importanza di una Chiesa aperta e accogliente.

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L’infanzia di un futuro cardinale

Timothy Radcliffe è cresciuto in un ambiente dove la religione era parte integrante della vita quotidiana. Entrato nell’ordine domenicano all’età di vent’anni dopo aver frequentato una scuola preparatoria, il cardinale ricorda con nostalgia la sua educazione religiosa. “Ho ricevuto un’educazione religiosa nel senso che si viveva in presenza di Dio e i santi erano i nostri amici,” afferma. Tuttavia, non manca di riconoscere che la sua gioventù non è stata priva di trasgressioni: “A scuola ero un cattivo ragazzo; andavo al pub, fumavo e per poco non sono stato espulso perché leggevo L’amante di Lady Chatterley durante la benedizione.” Queste esperienze formative hanno contribuito a plasmare il suo approccio alla fede.

Radcliffe sottolinea come nella tradizione domenicana ci sia sempre stata una consapevolezza della natura umana: “Nella vita domenicana ammettiamo da 800 anni di essere fatti di carne e sangue.” La figura storica di San Domenico viene evocata per illustrare l’essenza dell’ordine: fondato in un pub con miracoli legati al vino. Questo aneddoto serve a evidenziare l’importanza del piacere nella vita religiosa.

Un’esperienza unica al conclave

Nel 2024, Papa Francesco ha creato Radcliffe cardinale. La scorsa primavera ha partecipato al conclave che ha portato all’elezione del nuovo pontefice. Descrivendo questa esperienza come affascinante, il cardinale spiega: “Nel film Il Conclave i dettagli sono corretti, ma l’atmosfera è completamente diversa.” Durante quei giorni intensi trascorsi senza contatti esterni – social media ed email escluse – si è creata una sorta di liberazione collettiva tra i cardinali elettori.

Radcliffe racconta come fosse fondamentale scegliere qualcuno capace di affrontare le sfide attuali della Chiesa seguendo l’eredità lasciata da Papa Francesco: “Todos, todos, todos,” ripeteva il pontefice riguardo alla necessità d’accogliere tutti senza eccezioni o giudizi pregiudiziali sulla loro identità o orientamento sessuale. Questa apertura rappresenta una rottura rispetto ai modelli autoritari del passato.

Le prospettive future con Papa Leone

Con l’elezione del nuovo papa Robert Prevost, si apre secondo Radcliffe una nuova fase per la Chiesa cattolica che continua sulla scia delle riforme avviate da Francesco ma cerca anche rassicurazioni per chi teme cambiamenti radicali. Il cardinale osserva come Francesco abbia cercato costantemente d’aprire le porte della Chiesa: “Con Leone arriva un momento nuovo,” afferma mentre riflette su quanto fatto finora dal suo predecessore.

Il momento culminante dell’elezione rimane impresso nella memoria collettiva dei presenti; Radcliffe descrive vividamente l’emozione provata quando si è prodotta la fumata bianca dopo aver bruciato le schede elettorali: “Abbiamo sentito il boato dalla piazza.” Questo evento segna non solo l’inizio del pontificato ma anche uno straordinario legame emotivo tra popolo e nuova guida spirituale.

Un futuro dedicato agli altri

Nonostante sia conosciuto internazionalmente come oratore ed autore rispettabile nel campo religioso, Timothy Radcliffe esclude categoricamente qualsiasi possibilità d’essere eletto papa in futuro: “Sapevo che ero troppo vecchio e malato.” Tuttavia continua ad avere progetti significativi all’orizzonte; uno dei suoi obiettivi futuri include visitare Ucraina nei luoghi colpiti dal conflitto attuale.

“Voglio andare a Kyiv prima e poi a Kharkiv,” rivela con determinazione mentre guarda avanti verso nuove sfide umanitarie. Nonostante gli anni passati accanto ai malati d’AIDS o nelle zone martoriate da guerre come Siria o Iraq, mantiene vivo lo spirito missionario pronto ad affrontare ciò che incontrerà lungo questo percorso difficile ma necessario.