Aggressione in Kenya: la storia di Simona Colosini e il suo gesto di perdono

Simona Colosini, vittima di una rapina in Kenya, intraprende un’azione legale e decide di perdonare uno degli aggressori, devolvendo eventuali risarcimenti a favore dei bambini keniani.
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Simona Colosini, una bancaria di 47 anni originaria di Calvisano, ha deciso di intraprendere un’azione legale dopo essere stata vittima di una violenta rapina in Kenya lo scorso dicembre. Nonostante l’esperienza traumatica, ha scelto di perdonare uno dei suoi aggressori e devolvere eventuali risarcimenti a favore dei bambini keniani. La sua storia ha suscitato un acceso dibattito sui social media.

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L’aggressione a Watamu

La notte tra il 14 e il 15 dicembre 2023, Simona Colosini si trovava a Watamu per una vacanza. In compagnia di un amico, si era recata in discoteca e stava tornando al villaggio quando è stata aggredita da tre uomini armati con machete. Questi individui erano già noti alla donna poiché avevano accompagnato lei e il suo compagno durante un’escursione in barca quella mattina stessa.

Colosini racconta che mentre percorrevano una strada buia a pochi passi dalla loro struttura ricettiva, i malviventi sono emersi da dietro un motorino. Nonostante avesse subito offerto tutto ciò che possedeva per evitare guai maggiori, uno degli aggressori le ha inflitto delle ferite mentre tentava di derubarla del marsupio. Durante l’attacco, la donna è riuscita a mantenere la calma fino all’ultimo momento; tuttavia, quando uno dei rapinatori le ha puntato il machete al ventre chiedendo conferma al capo banda se dovesse colpirla o meno, la situazione sembrava disperata.

Fortunatamente per lei, l’uomo non ricevette l’autorizzazione ad attaccarla ulteriormente e grazie a una distrazione dei malviventi riuscì infine a scappare. Tuttavia non prima che venisse colpita alla schiena dal machete nel tentativo dell’aggressore di fermarla nella fuga.

Il ritorno in Italia e la ricerca della giustizia

Dopo aver ricevuto cure mediche presso un ospedale privato locale per le ferite subite durante l’aggressione, Simona è tornata in Italia dove è stata ricoverata all’ospedale di Manerbio per stress post-traumatico. Nonostante questo difficile periodo iniziale dopo l’incidente traumatico vissuto in Kenya, Colosini decise comunque che avrebbe voluto tornare nel paese africano per cercare i suoi aggressori.

Il 24 marzo 2024 partì nuovamente dall’aeroporto milanese Malpensa insieme al suo compagno con destinazione Mombasa. Durante questa visita ritornò nei luoghi della sua esperienza passata ed ebbe modo d’incontrare nuovamente uno degli uomini coinvolti nell’aggressione: quello stesso individuo che aveva risparmiato la sua vita durante quell’attacco violento.

Grazie all’intervento d’un mediatore locale parlante swahili fu possibile organizzare questo incontro avvenuto il 4 aprile dello stesso anno; qui scoprì che quel giovane uomo era molto più vulnerabile rispetto alle sue aspettative iniziali: viveva senza soldi ed era separato dalla moglie con due figli da accudire.

Il gesto del perdono e le reazioni sui social media

In seguito all’incontro con il suo aggressore identificato come Paul – circa trentenne – Simona decise non solo d’offrire parole d’incoraggiamento ma anche supporto concreto: propose infatti d’aiutarlo finanziando un corso d’italiano affinché potesse trovare lavoro nel settore turistico locale.

Tuttavia questa scelta generosa non tardò ad attirare critiche pesanti sui social media dove molti utenti espressero opinioni negative nei confronti della donna; alcuni commentatori hanno persino sollevato questioni razziali o politiche riguardo alla decisione presa da Colosini evidenziando come sarebbe stato percepito diversamente se gli eventi fossero stati invertiti etnicamente.

Il legale della donna ha annunciato azioni legali contro chi diffonde commenti offensivi su piattaforme online sottolineando come tali attacchi possano avere effetti devastanti sulla salute mentale delle persone coinvolte nelle vicende pubbliche come quella vissuta dalla bancaria bresciana.

Infine Simona ha dichiarato chiaramente quale sarà destinazione dell’eventuale risarcimento ottenuto tramite causa legale: “Intendo devolvere ogni somma ai bambini keniani acquistando beni essenziali quali riso o materiale scolastico portandoli direttamente sul posto personale.”

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