La notte del quarto scudetto del Napoli è stata illuminata da fuochi d’artificio, ma al centro della scena c’è Aurelio De Laurentiis, il presidente che ha guidato la squadra partenopea per vent’anni. In un contesto calcistico sempre più dominato da fondi d’investimento, De Laurentiis rappresenta una figura di resistenza. La sua gestione ha portato risultati significativi sia sul campo che in termini economici, rendendo il Napoli uno dei pochi club in Serie A a chiudere i bilanci in attivo.
Il ruolo di Aurelio De Laurentiis nel Napoli
Aurelio De Laurentiis è diventato presidente del Napoli all’inizio degli anni 2000, rilevando la società dopo un fallimento. Da quel momento, ha lavorato per riportare il club ai vertici del calcio italiano. Sotto la sua guida, il Napoli ha vinto due scudetti e si è affermato come una delle squadre più competitive della Serie A. La sua strategia si basa su investimenti mirati e sulla valorizzazione dei talenti.
Negli ultimi vent’anni, il club ha generato oltre 3,5 miliardi di euro di ricavi. Nel bilancio chiuso a giugno 2024 sono stati registrati fatturati pari a 328 milioni di euro con un utile netto di 63 milioni. Questi risultati lo pongono tra le poche società italiane capaci di mantenere una gestione finanziaria sana nonostante le difficoltà economiche generali del settore.
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De Laurentiis non solo gestisce la squadra come un imprenditore tradizionale ma anche come produttore cinematografico attraverso Filmauro, la sua società che controlla anche il Napoli. Questo approccio gli consente di reinvestire i profitti ottenuti dal calcio per garantire stabilità alla propria famiglia e al club stesso.
Le sfide sportive e finanziarie affrontate dal Napoli
Il campionato appena concluso ha visto protagonisti diversi giocatori chiave nella rosa partenopea: da McTominay a Lukaku fino ad Anguissa e Raspadori. Nonostante l’addio dell’esterno georgiano Kvaratskhelia al Paris Saint-Germain durante la finestra invernale per una cifra record di 70 milioni di euro, il team è riuscito a conquistare lo scudetto con grande determinazione.
Il successo ottenuto dal Napoli assume ulteriore valore se confrontato con quello delle altre squadre della Serie A che hanno investito ingenti somme senza ottenere risultati equivalenti sul campo. Ad esempio, l’Inter possiede una rosa valutata quasi doppia rispetto a quella napoletana , ma presenta debiti significativi superiori ai 700 milioni di euro nel suo ultimo bilancio.
Questa situazione evidenzia come spesso le grandi spese non garantiscano necessariamente successi sportivi duraturi; anzi possono portare a situazioni finanziarie precarie dove gli utili vengono privatizzati mentre le perdite ricadono sui tifosi o sugli sponsor.
L’equilibrio tra passato industriale e futuro incerto
L’approccio imprenditoriale tradizionale adottato da De Laurentiis contrasta nettamente con quello delle nuove proprietà dei club italiani sempre più orientate verso strategie speculative piuttosto che verso investimenti sostenibili sul lungo termine. Molti club sono ora sotto controllo di fondi specializzati nell’acquisizione sportiva o nella costruzione immobiliare piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle prestazioni sportive.
Questo scenario solleva interrogativi sulla sostenibilità futura del calcio italiano: mentre alcune realtà cercano innovazione attraverso modelli finanziari complessi basati su debiti rinegoziabili ad alto interesse , altre continuano ad avere successo seguendo pratiche più conservative ed etiche nella gestione delle risorse economiche disponibili.
In questo contesto complesso emerge chiaramente l’immagine simbolica rappresentata da Aurelio De Laurentiis: un corpo celeste ancorato alle tradizioni calcistiche novecentesche mentre naviga nelle acque turbolente dell’attuale panorama sportivo italiano caratterizzato dalla ricerca incessante del profitto immediato anziché dalla costruzione solida ed equilibrata delle proprie fondamenta societarie.