L’11 giugno 2025, la Corte Costituzionale italiana si pronuncerà sulla questione dell’estensione del Bonus Mamme alle lavoratrici precarie del settore scolastico. Attualmente, questo contributo previdenziale, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, è riservato esclusivamente alle madri con contratto a tempo indeterminato. La discussione è alimentata da un ricorso presentato dall’Anief, il sindacato che rappresenta i dipendenti scolastici a tempo determinato. L’intervento come amicus curiae di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ha aperto la strada a possibili cambiamenti normativi attesi da migliaia di lavoratrici.
Il contesto del bonus mamme e le esclusioni attuali
Il Bonus Mamme prevede un’esenzione fino a 3.000 euro annui sui contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti. Tuttavia, l’attuale normativa esclude le madri con contratti precari nel settore scolastico: docenti e collaboratori che operano senza una stabilità contrattuale non possono beneficiare di questo sostegno economico. Questa situazione ha portato alla contestazione legale da parte delle lavoratrici interessate.
Recentemente il Tribunale di Lodi ha emesso una sentenza favorevole alle lavoratrici precarie riconoscendo il loro diritto al bonus. Altre decisioni simili sono arrivate dai tribunali di Biella, Vercelli, Torino e Catania che hanno confermato questa interpretazione della legge italiana in contrasto con la Direttiva UE 1999/70/CE. Tale direttiva stabilisce che i trattamenti meno favorevoli per i lavoratori a tempo determinato devono essere giustificati da motivazioni oggettive; in questo caso tali giustificazioni non sono state ritenute valide dai giudici.
Leggi anche:
Un tema cruciale per l’equità nel personale scolastico
Secondo un rapporto dell’Aran del 2021, circa l’80% dei dipendenti scolastici italiani sono donne: si tratta di oltre 977 mila unità su poco più di 1 milione e mezzo complessivo. Questo dato rende ancora più urgente la discussione sull’applicazione del Bonus Mamme anche alle lavoratrici precarie della scuola. Marcello Pacifico sottolinea come queste donne siano spesso soggette a carichi di lavoro elevati senza ricevere il riconoscimento adeguato delle loro responsabilità.
La possibile estensione del bonus va oltre una mera questione legale; tocca temi fondamentali come parità di trattamento e giustizia sociale all’interno d’un comparto fortemente femminilizzato e centrale nel sistema educativo italiano.
Normativa vigente sul bonus mamme e discriminazione
Introdotto dall’articolo 1 della Legge di Bilancio 2024 , il Bonus Mamme mira ad alleviare il peso economico sulle madri lavoratrici attraverso un’esenzione mensile sui contributi previdenziali fino a un massimo totale annuale pari a €3.000 euro . Tuttavia questa misura è limitata solo alle donne con contratto stabile; chi lavora in condizioni precarie rimane esclusa dal beneficio.
I giudici dei tribunali coinvolti hanno evidenziato come tale esclusione violerebbe principi europei fondamentali riguardanti la non discriminazione tra categorie comparabili d’impiego. Se la Corte dovesse confermare tale interpretazione durante l’udienza prevista per giugno prossimo, lo Stato sarà costretto ad allocare circa €200 milioni sia nel bilancio del 2024 sia in quello successivo per finanziare questa estensione tanto attesa dalle interessate.
Nel frattempo Anief sta continuando ad accogliere adesioni ai ricorsi gratuiti ed invita tutte le lavoratrici escluse dal beneficio ad inviare formali diffide affinché vengano tutelati i loro diritti previdenziali prima che scadano.