Il cinema iraniano tra censura e premi: la presenza di Panahi e Roustaee a Cannes 2025

Nonostante la repressione del regime iraniano, il cinema clandestino prospera, con registi come Jafar Panahi e Saeed Roustaee in concorso al Festival di Cannes, portando avanti messaggi di resistenza e creatività.
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Negli ultimi quindici anni, l’Iran è diventato uno dei paesi più pericolosi al mondo per i cineasti. A partire dal 2009, il regime ha intensificato la repressione contro i registi che non rispettano le severe norme di censura. Nonostante queste difficoltà, il cinema clandestino iraniano ha prosperato, guadagnando riconoscimenti internazionali. Quest’anno, due registi iraniani sono in concorso al Festival di Cannes: Jafar Panahi e Saeed Roustaee. Entrambi hanno affrontato persecuzioni da parte del governo ma continuano a produrre opere significative.

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La situazione del cinema in Iran

L’Iran è noto per le sue rigide leggi sulla censura cinematografica che limitano fortemente la libertà creativa dei registi. Da oltre un decennio, molti cineasti si trovano costretti a operare nell’illegalità o sotto minaccia di arresto e detenzione. Le opere che riescono a emergere da questo contesto spesso trattano temi sociali e politici delicati, riflettendo le sfide quotidiane della vita sotto un regime oppressivo.

Il cinema clandestino iraniano ha attirato l’attenzione internazionale grazie alla sua qualità artistica e alla capacità di raccontare storie profonde nonostante le restrizioni imposte dal governo. I film realizzati in queste condizioni sono stati accolti con entusiasmo nei festival cinematografici globali, dove hanno ricevuto numerosi premi.

Molti registi noti come Jafar Panahi hanno trovato modi creativi per eludere la censura statale pur continuando a girare film significativi. Questa resistenza ha contribuito a creare una nuova corrente nel panorama cinematografico mondiale.

Jafar Panahi: simbolo della resistenza

Jafar Panahi è considerato uno dei più importanti cineasti contemporanei dell’Iran ed è stato definito “il regista dissidente più acclamato del mondo”. Dopo essere stato arrestato nel 2010 mentre stava girando un documentario sulle proteste post-elettorali in Iran, gli fu imposto un divieto di vent’anni sulla realizzazione di film e sull’uscita dal paese.

Nonostante ciò, Panahi ha continuato a lavorare clandestinamente producendo sei film contrabbandati all’estero; alcuni dei quali hanno vinto prestigiosi premi internazionali come l’Orso d’Oro al Festival di Berlino con “Taxi Teheran”. La sua determinazione lo ha portato anche ad affrontare ulteriori arresti; nel 2022 fu incarcerato nuovamente dopo aver protestato contro il secondo arresto dell’amico Mohammad Rasoulof.

Quest’anno rappresenta una svolta significativa nella carriera di Panahi: per la prima volta dopo quindici anni può partecipare fisicamente al Festival di Cannes grazie all’annullamento del divieto legale che gli impediva sia l’uscita dall’Iran sia la produzione cinematografica.

Il suo ultimo lavoro presentato al festival quest’anno si intitola “It Was Just an Accident”, un’opera che esplora temi complessi attraverso una narrazione coinvolgente caratterizzata da elementi comici nonostante il contesto drammatico della storia.

Saeed Roustaee: nuove prospettive sul grande schermo

Saeed Roustaee è emerso come una figura prominente nel panorama cinematografico iraniano negli ultimi anni. Dopo aver ottenuto successi commerciali con opere come “Metri šiš o nim”, Roustaee si trova ora anch’egli in concorso a Cannes con il suo nuovo film “A Woman and a Child”.

Roustaee ha subito pressioni dalla censura governativa dopo aver rifiutato modifiche richieste su alcune scene delle sue opere precedenti; questo atteggiamento lo ha portato anche ad affrontare problemi legali culminati nella condanna a sei mesi di reclusione nel 2023. Tuttavia, questa pena è stata sospesa permettendogli comunque di partecipare ai festival internazionali senza restrizioni immediate.

“A Woman and a Child” racconta la storia intensa e drammatica di una madre sola alle prese con eventi tragici che influenzano profondamente lei stessa e coloro che la circondano. Il film riesce abilmente ad affrontare tematiche sociali rilevanti riguardanti i diritti delle donne in Iran pur mantenendo quasi tutte le norme imposte dalla censura nazionale.

La qualità artistica delle opere presentate dai due registi dimostra quanto possa essere potente il messaggio del cinema quando viene prodotto anche nelle condizioni più avverse; entrambi rappresentano voci fondamentali nella lotta per esprimere liberamente idee attraverso l’arte visiva malgrado gli ostacoli imposti dalle autorità governative iraniane.

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