La scultura “Rosa del deserto” di Arnaldo Pomodoro si trasferisce a Castel Gandolfo

La scultura “Rosa del deserto” di Arnaldo Pomodoro lascia la Puglia per il Borgo Laudato Si’ a Castel Gandolfo, promuovendo l’educazione ecologica e i principi dell’enciclica di Papa Francesco.
La scultura "Rosa del deserto" di Arnaldo Pomodoro si trasferisce a Castel Gandolfo - Socialmedialife.it

La scultura in bronzo “Rosa del deserto“, realizzata dall’artista Arnaldo Pomodoro, lascia la Puglia dopo sei anni di esposizione presso il Consiglio regionale e trova una nuova collocazione nel “Borgo Laudato Si’“. Questo progetto, voluto da Papa Francesco, si sviluppa nei giardini delle ville pontificie a Castel Gandolfo e rappresenta un importante passo verso l’educazione all’ecologia integrale.

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La nuova sede della scultura

Dopo un lungo periodo trascorso in Puglia, la scultura “Rosa del deserto” sarà esposta al centro del Borgo Laudato Si’. Questa area è stata concepita per promuovere i principi dell’enciclica di Papa Francesco che tratta temi come la sostenibilità ambientale e l’economia circolare. La scelta di Castel Gandolfo non è casuale; il borgo è un luogo simbolico che riflette l’impegno della Chiesa verso questioni ecologiche.

L’opera sarà posizionata all’interno di una serra dal design innovativo, caratterizzata da una forma a ferro di cavallo che richiama il Colonnato del Bernini in piazza San Pietro. Questo legame architettonico sottolinea ulteriormente l’importanza culturale e spirituale della collocazione. L’intenzione è quella di utilizzare l’arte come catalizzatore per comunicare valori moderni legati alla sostenibilità.

Il significato dell’opera

La “Rosa del deserto” non è solo una semplice scultura; rappresenta anche un messaggio profondo sulla necessità di preservare il nostro ambiente. Pomodoro ha sempre cercato attraverso le sue opere di stimolare riflessioni su tematiche sociali ed ecologiche. Con questa nuova esposizione nel Borgo Laudato Si’, si intende dare visibilità ai principi espressi nell’enciclica papale, rendendo così accessibile a tutti un dialogo su questioni cruciali per il futuro del pianeta.

Il mecenate Stefano Zorzi ha sottolineato che la rimozione dell’opera dalla sede pugliese era dovuta alla scadenza del comodato d’uso gratuito, inizialmente stabilito per due anni. È importante notare che durante questo periodo non ci sono state trattative riguardanti la vendita della scultura o accordi con enti regionali.

Un prestigioso traguardo

Il trasferimento della “Rosa del deserto” segna quindi un traguardo significativo nella carriera artistica dell’opera stessa e nella valorizzazione dei temi ecologici promossi dalla Chiesa cattolica. Dopo sei anni davanti al Consiglio regionale pugliese, dove ha potuto interagire con cittadini e visitatori locali, ora avrà modo di raggiungere un pubblico ancora più vasto grazie alla sua presenza nel contesto delle villa pontificie.

Questo spostamento evidenzia anche come le istituzioni religiose stiano cercando attivamente modi nuovi per affrontare le sfide contemporanee attraverso iniziative culturali ed artistiche. Concludendo questa fase espositiva in Puglia e iniziandone una nuova a Castel Gandolfo, si apre così una pagina interessante sia per l’arte contemporanea sia per gli sforzi globali verso uno sviluppo più sostenibile.