Il 28 maggio è uscito nelle sale italiane “La trama fenicia” , l’ultimo lavoro del regista Wes Anderson, presentato in concorso per la Palma d’oro al Festival di Cannes. Con un cast stellare che include nomi come Benicio Del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera e Scarlett Johansson, il film si distingue per la sua capacità di combinare una narrazione intima con l’estetica caratteristica del regista texano.
Un ritorno all’intimità nel mondo di Anderson
Fin dalle prime immagini, “La trama fenicia” riporta gli spettatori nell’universo eccentrico di Wes Anderson. Tuttavia, a differenza delle sue opere precedenti che spesso si concentrano su stili visivi elaborati e giochi narrativi complessi, questo film sembra voler esplorare temi più profondi e personali. L’atmosfera fiabesca che ha contraddistinto i suoi lavori passati è presente ma viene utilizzata in modo da enfatizzare le emozioni dei personaggi piuttosto che come semplice abbellimento visivo.
Il film racconta la storia di Zsa-zsa Korda , un magnate controverso sopravvissuto a sei incidenti aerei, e sua figlia Liesl . I due non si vedono da anni fino a quando un tragico evento li costringe a ricollegarsi: Zsa-zsa decide infatti di lasciare tutta la sua eredità multimiliardaria alla figlia. Questo incontro forzato avviene in un contesto carico di tensione familiare e mistero legato alla morte della madre di Liesl.
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Anderson riesce così a costruire una narrazione dove i rapporti familiari diventano il fulcro della storia. Il conflitto tra padre e figlia è accentuato dalla presenza degli altri membri della famiglia Korda: fratellastri ambiziosi e figure enigmatiche contribuiscono ad arricchire il racconto con ulteriori strati emotivi.
Personaggi secondari memorabili nel racconto principale
Accanto ai protagonisti principali ci sono numerosi personaggi secondari che aggiungono profondità alla storia. Bjorn Lund funge da tutore spirituale per Liesl ed incarna una figura silenziosa ma significativa nella vita della giovane novizia; mentre Tom Hanks interpreta un investitore americano dal profilo rigoroso coinvolto nei progetti industriali del padre.
Inoltre, Charlotte Gainsbourg e Bill Murray interpretano due figure ultraterrene incaricate di decidere chi può salvarsi nell’aldilà monocromatico del film. Jeffrey Wright offre una performance memorabile nei panni di un imprenditore navale coinvolto in uno scambio bizzarro con Zsa-zsa durante una trasfusione sanguigna.
Ogni personaggio porta con sé le proprie ambiguità morali ed esperienze passate che arricchiscono ulteriormente la trama centrale riguardante il rapporto tra Zsa-zsa e Liesl. In particolare Nubar , fratello enigmatico del protagonista principale, rappresenta uno dei tanti nuclei irrisolti presenti nella narrazione.
Struttura narrativa unica nel mondo immaginario della Grande Fenicia
“La trama fenicia” presenta una struttura narrativa segmentata tipica dello stile andersoniano: capitoli distintivi introdotti da cartelli tipografici accompagnati da musiche barocche creano un ritmo unico al racconto. Ambientato in un paese immaginario chiamato Grande Fenicia – simile ad altre nazioni apocrife già viste nei lavori precedenti – questo nuovo contesto permette al regista texano di esplorare temi universali attraverso situazioni surreali.
A differenza delle sue opere recenti come “Asteroid City” o “The French Dispatch“, qui il racconto appare più compatto ed incisivo; ogni scena contribuisce allo sviluppo dell’interrogativo centrale: può davvero cambiare qualcuno quando ormai è troppo tardi? La relazione tra Zsa-zsa e Liesl diventa così non solo il fulcro emotivo ma anche quello narrativo dell’intera opera.
Mentre lui indossa completi eccentrici simbolo della sua identità dominante, lei comincia lentamente ad accettare doni sfarzosi provenienti dal padre; questa contaminazione reciproca diventa metafora dell’evoluzione dei loro legami familiari complicati.
Riflessioni sulla vita attraverso lo stile visivo distintivo
Wes Anderson torna alle sue radici stilistiche senza rinunciare all’emozione profonda presente nella narrazione de “La trama fenicia“. Gli elementi visivi – dai carrelli laterali alle simmetrie perfette – non sono semplicemente esercizi estetici ma strumenti espressivi fondamentali per raccontare storie significative sui legami umani.
Ogni dettaglio assume importanza; i dialoghi grotteschi riflettono sentimenti complessi mentre l’onirismo assume spessore grazie alla riflessione sulla morte e sull’eredità morale lasciata dai genitori ai figli. Qui la morte non rappresenta liberazione o sollievo come nelle opere precedenti; piuttosto diventa parte integrante dell’esperienza umana cui tutti devono confrontarsi inevitabilmente.
In questo senso “La trama fenicia” emerge come opera coesa capace sia d’intrattenere sia d’indurre riflessioni profonde sul significato delle relazioni familiari nel corso delle generazioni senza mai perdere quel tocco ludico caratteristico dello stile andersoniano.