La questione della riqualificazione urbana a Roma, in particolare nel quartiere Esquilino e attorno alla Stazione Termini, sta suscitando un acceso dibattito. Con i fondi del PNRR a disposizione, il Comune ha avviato diversi progetti che mirano a cambiare il volto della Capitale. Tuttavia, molti cittadini si interrogano sulle reali conseguenze di queste iniziative e sul rischio di gentrificazione che potrebbe derivarne.
L’intervento del Comune e i progetti in corso
Negli ultimi mesi, la Capitale ha visto un’accelerazione nei lavori di ristrutturazione grazie ai fondi europei. Tra le aree più interessate c’è l’Esquilino, dove si stanno pianificando interventi significativi da Piazza dei Cinquecento fino a Piazza della Repubblica. Questi cambiamenti sono stati presentati come parte di una “rigenerazione urbana”, ma non mancano le critiche da parte dei residenti e degli operatori locali.
Un esempio emblematico è rappresentato da un edificio storico situato in via Giolitti, considerato dal Comune come un “dente cariato” che necessita di recupero. Secondo alcune fonti giornalistiche, l’intenzione sarebbe quella di trasformarlo in una galleria commerciale dopo aver sfrattato le attività esistenti. Questa prospettiva ha sollevato preoccupazioni riguardo alla perdita delle piccole imprese storiche che caratterizzano la zona.
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Molti cittadini temono che questi interventi portino alla scomparsa dell’identità locale a favore di attività commerciali standardizzate e impersonali. La questione centrale rimane: chi beneficerà realmente delle opere? Le voci critiche sostengono che la vera rigenerazione dovrebbe rispettare le peculiarità culturali ed economiche del territorio piuttosto che omologarle.
Sfizio: un presidio gastronomico contro la gentrificazione
Nel cuore della discussione sulla riqualificazione emerge anche la storia dello storico locale Sfizio, gestito dalla famiglia Lanza dal 1948. Leonardo Lanza, chef e pronipote del fondatore Titì Lanza, esprime preoccupazioni per come viene descritta l’attività nella stampa locale. In particolare fa riferimento all’articolo pubblicato su Repubblica intitolato “Dente Cariato” dove il suo ristorante viene ridotto a semplice negozietto.
Lanza sottolinea l’importanza del suo locale non solo come punto gastronomico ma anche come luogo d’incontro per persone provenienti da tutto il mondo. “Ogni giorno accogliamo storie diverse”, afferma lo chef mentre racconta dell’impegno quotidiano per offrire esperienze autentiche ai clienti anziché trattarli semplicemente come numeri.
Sfizio è molto più di una semplice caffetteria o pizzeria; è diventata una realtà radicata nel tessuto sociale romano grazie al suo approccio umano verso i clienti e alla qualità dei suoi prodotti gastronomici. Il menu offre piatti tradizionali rivisitati con ingredienti freschi ed innovativi; ad esempio utilizza alghe marine nella preparazione delle pizze per dare un tocco originale alle ricette classiche romane.
Impegno sociale nella comunità
Oltre all’attività commerciale quotidiana, Sfizio si distingue anche per il suo impegno sociale nei confronti dei senzatetto presenti nelle vicinanze della Stazione Termini. Ogni domenica prepara pasti caldi destinati alle persone senza fissa dimora collaborando con associazioni locali come Mama Termini e TerminiTV.
Questo progetto solidale è nato circa un anno fa ed è cresciuto nel tempo fino a diventare una consuetudine settimanale ben consolidata tra gli abitanti del quartiere. Lanza evidenzia quanto sia importante mantenere viva questa tradizione culinaria legata al territorio: “Non vogliamo essere solo spettatori passivi dei cambiamenti urbanistici; vogliamo contribuire attivamente al miglioramento della nostra comunità.”
Il ristorante non solo offre pasti ma cerca anche modi creativi per celebrare occasioni speciali, specialmente durante festività religiose o eventi particolari; ad esempio hanno preparato tortellini in brodo durante Natale o pollo Halal durante Ramadan.
Sfizio rappresenta quindi non solo uno spazio dedicato alla gastronomia ma anche un simbolo vivente dell’identità romana capace di resistere alle pressioni esterne legate alla speculazione edilizia.
In questo contesto complesso emergono domande fondamentali riguardo al futuro degli spazi urbani romani: sarà possibile trovare soluzioni sostenibili capaci di valorizzare sia gli aspetti socialmente responsabili sia quelli economici?