L’Unione Europea sostiene l’Italia nella battaglia per l’equo compenso contro Meta

Il dibattito sull’equo compenso per i contenuti giornalistici si intensifica tra Roma e Meta, con la Corte di Giustizia europea chiamata a decidere dopo il parere favorevole dell’Avvocatura generale Ue.
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La questione dell’equo compenso per i contenuti giornalistici continua a infiammare il dibattito tra Roma e Meta, la società di Mark Zuckerberg. Dopo una serie di sviluppi legali che hanno visto contrapporsi le autorità italiane e il gigante dei social media, l’Avvocatura generale dell’Unione Europea ha recentemente espresso un parere favorevole agli editori italiani. La decisione finale spetterà ora alla Corte di Giustizia europea.

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La posizione dell’Agcom e la risposta di Meta

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato un’iniziativa volta a tutelare gli editori italiani, richiedendo che le piattaforme online come Meta riconoscano un equo compenso per lo sfruttamento dei contenuti giornalistici. Questa iniziativa è stata accolta con favore da molti nel settore della stampa, poiché si ritiene fondamentale garantire ai giornalisti una giusta remunerazione per il loro lavoro.

Meta ha reagito impugnando la delibera n. 3/23/CONS del 19 gennaio 2023, sostenendo che i social network non dovrebbero essere considerati responsabili della distribuzione dei contenuti originali creati da terzi. Secondo la tesi difensiva di Meta, i social media sono simili a “scatoloni vuoti” in cui gli utenti condividono informazioni senza alcun valore intrinseco aggiunto dalla piattaforma stessa. Tuttavia, statistiche recenti indicano che molti italiani utilizzano questi canali come principale fonte d’informazione.

Questa situazione crea un paradosso: mentre gli articoli pubblicati aumentano il tempo trascorso dagli utenti sulle piattaforme social – generando così ricavi pubblicitari significativi – i creatori di quei contenuti spesso non ricevono alcun compenso adeguato.

Il percorso giuridico verso l’equo compenso

La battaglia legale si è intensificata quando il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di sospensione del regolamento Agcom presentata da Meta. I giudici hanno ritenuto che l’autorità italiana avesse superato i propri poteri stabiliti dalle normative europee in materia di diritto d’autore e gestione dei contenuti digitali.

In risposta a questa decisione iniziale sfavorevole, l’Agcom ha presentato ricorso al Consiglio di Stato italiano sostenendo che le misure adottate non danneggerebbero affatto una società con capitalizzazione borsistica superiore ai mille miliardi di dollari come quella fondata da Zuckerberg. Al contrario, sottolinea Agcom, gli editori italiani versano in condizioni economiche precarie e necessitano urgentemente delle risorse derivanti dall’equo compenso.

Il Consiglio di Stato ha successivamente annullato temporaneamente la sospensione imposta dal Tar laziale sul regolamento dell’Agcom; ciò significa che le disposizioni relative all’equo compenso possono continuare ad essere applicate fino alla sentenza definitiva della Corte Ue.

Le attese sulla sentenza della Corte Ue

Ora tutti gli occhi sono puntati sulla Corte di Giustizia europea chiamata a esprimersi su questa complessa vicenda legale. Recentemente, Maciej Szpunar, Avvocato generale della Corte Ue, ha fornito un parere preliminare favorevole all’Italia sull’applicabilità delle misure relative all’equo compenso nel contesto europeo.

Secondo Szpunar, obblighi come quello richiesto alle piattaforme digitali riguardo alle trattative sui diritti d’autore non violerebbero direttamente le normative europee vigenti; anzi potrebbero coesistere senza compromettere né la libertà d’informazione né i poteri attribuiti ad Agcom nell’ambito delle sue funzioni istituzionali.

Questo sviluppo rappresenta una vittoria simbolica per chi sostiene l’importanza del lavoro giornalistico nella democrazia contemporanea; tuttavia resta ancora incerta quale sarà la posizione definitiva assunta dalla Corte Ue nei prossimi mesi riguardo alla questione cruciale dell’equo compenso nel panorama digitale europeo.