Meta ha annunciato la sua decisione di non aderire al Codice di buone pratiche promosso dalla Commissione europea, in un contesto di crescente tensione tra le Big Tech e le istituzioni europee. Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer dell’azienda fondata da Mark Zuckerberg, ha espresso preoccupazioni riguardo alle nuove normative sull’intelligenza artificiale , sottolineando che l’Europa sta seguendo una direzione errata. Questa notizia arriva a pochi giorni dall’entrata in vigore delle nuove regole europee.
La posizione di Meta sul Codice Ue
Il 18 luglio 2025, Meta ha ufficialmente comunicato la sua intenzione di non firmare il Codice di buone pratiche per l’intelligenza artificiale. Joel Kaplan ha dichiarato che il documento presenta “incertezze giuridiche” e previsioni che superano i limiti stabiliti dall’AI Act. L’AI Act è una legge europea entrata in vigore nel 2024, destinata a regolamentare lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’Unione Europea.
Kaplan ha evidenziato come la scelta di non firmare possa essere vista come un segnale forte nei confronti delle istituzioni europee. Secondo lui, il Codice introduce obblighi non previsti dalla legge attuale e genera confusione normativa per le aziende del settore tecnologico. Nonostante questa posizione critica nei confronti del Codice, Meta non contesta direttamente l’AI Act stesso ma piuttosto come viene interpretato attraverso questo nuovo strumento.
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La decisione della compagnia arriva in un momento critico per il dialogo tra Bruxelles e i giganti della tecnologia americana. Le pressioni provenienti da Washington hanno complicato ulteriormente la situazione, rendendo difficile trovare un terreno comune su questioni così delicate come la regolamentazione dell’intelligenza artificiale.
Il contenuto del Codice europeo
Il 10 luglio 2025 è stato pubblicato il Codice di buone pratiche per le aziende che sviluppano modelli generali d’intelligenza artificiale . Questo codice è concepito come uno strumento volontario ma strategico: chi decide di aderirvi può beneficiare della “presunzione di conformità” con l’AI Act stesso.
Il documento si articola in tre capitoli principali: trasparenza, copyright e sicurezza. Ogni modello Gpai deve garantire chiarezza sulle fonti dei dati utilizzati ed evitare violazioni relative ai diritti d’autore. Inoltre, solo i modelli considerati ad alto rischio dovranno rispettare requisiti più rigorosi riguardo alla sicurezza operativa.
A partire dal 2 agosto 2025 entreranno in vigore questi obblighi normativi; tuttavia ci sarà un periodo transitorio fino al 2027 per permettere alle aziende già operative sul mercato d’adattarsi ai nuovi requisiti normativi senza troppi stravolgimenti immediati.
Le reazioni delle altre Big Tech
Non tutte le grandi aziende tecnologiche condividono la posizione assunta da Meta riguardo al nuovo codice europeo. Microsoft ha già manifestato interesse a firmarlo; secondo fonti interne all’azienda guidata da Satya Nadella, ci sono segnali positivi verso una collaborazione costruttiva con Bruxelles sul tema della regolamentazione dell’intelligenza artificiale.
OpenAI si trova invece nella fase valutativa rispetto alla firma del codice; pur mostrando disponibilità a sottoscriverlo, chiede garanzie affinché il testo rimanga invariato durante tutto il processo approvativo presso le autorità competenti europee.
Altri soggetti coinvolti nel dibattito includono Mistral – azienda francese già pronta ad aderire senza riserve – insieme ad altre realtà come SAP e Bosch che esprimono dubbi sulla struttura normativa proposta dal codice europeo.
Scadenze imminenti e impatti futuri
La scadenza cruciale fissata per il 2 agosto rappresenta un punto decisivo nella relazione tra gli sviluppatori d’intelligenza artificiale ed enti governativi europei. Da quel giorno tutti i modelli generativi classificabili ad alto rischio dovranno rispettare gli obblighi previsti dal nuovo codice insieme all’AI Act vigente sin dal precedente anno.
Le imprese che decideranno di firmare beneficeranno quindi d’un iter semplificato nella dimostrazione della loro conformità alle normative richieste; quelle invece rimaste fuori saranno soggette a controlli più severi da parte delle autorità competenti nell’ambito europeo.
Entro fine estate verrà pubblicata anche una lista ufficializzata dei soggetti firmatari del codice mentre ulteriori linee guida tecniche sono previste entro autunno prossimo allo scopo d’assisterli nell’adattamento alle nuove norme stabilite dall’Ufficio Europeo competente.
Questo scenario mette chiaramente in evidenza quanto sia delicata la questione della regolamentazione dell’intelligenza artificiale nel contesto globale attuale dove innovazione ed esigenze normative devono trovare un equilibrio sostenibile nel tempo.