Nuove indicazioni sull’incentivo Bonus Donne: ecco come funziona e chi può beneficiarne

L’INPS ha introdotto il Bonus Donne, un incentivo per l’assunzione di donne in contesti lavorativi fragili, valido dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025, con esonero contributivo per i datori di lavoro.
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L’INPS ha pubblicato la circolare n. 91 del 12 maggio 2025, fornendo dettagli operativi sul Bonus Donne, un incentivo pensato per sostenere l’occupazione femminile in contesti lavorativi fragili. Questa misura, introdotta dall’articolo 23 del Decreto-Legge n. 60/2024, sarà disponibile per le assunzioni effettuate dal 1° settembre 2024 fino al 31 dicembre 2025.

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Chi può beneficiare del bonus donne?

Il Bonus Donne è rivolto a tutti i datori di lavoro privati, inclusi quelli che operano nel settore agricolo. Questo comprende sia gli imprenditori che i non imprenditori. Tuttavia, è importante notare che i datori di lavoro appartenenti alla Pubblica Amministrazione non possono accedere a questo incentivo.

La misura si propone di incentivare l’assunzione di donne in situazioni lavorative svantaggiate, contribuendo così a ridurre il divario occupazionale tra uomini e donne. L’obiettivo finale è quello di promuovere una maggiore stabilità nell’occupazione femminile nei settori più vulnerabili dell’economia.

Requisiti per le lavoratrici assunte

Per poter beneficiare del bonus contributivo, le donne assunte devono rientrare in specifiche categorie definite dalla normativa vigente:

  1. Donne molto svantaggiate: queste sono quelle senza un impiego regolarmente retribuito da almeno due anni e residenti in qualsiasi regione italiana.
  2. Donne svantaggiate: comprendono coloro che non hanno avuto un impiego regolare negli ultimi sei mesi e risiedono nelle regioni incluse nella Zona Economica Speciale dedicata al Mezzogiorno.

È fondamentale sottolineare che l’assenza di impiego si riferisce sia al lavoro subordinato sia a quello autonomo con redditi inferiori ai limiti fiscali stabiliti dalla legge. Inoltre, le donne devono essere inserite in settori caratterizzati da una significativa disparità di genere; questi settori vengono identificati annualmente dal Ministero del Lavoro.

Tipologie di contratti ammessi

Il Bonus Donne si applica esclusivamente ai contratti a tempo indeterminato ed include diverse tipologie:

  • Contratti part-time
  • Contratti tramite agenzie di somministrazione

Al contrario, sono esclusi dall’incentivo altri tipi contrattuali come:

  • Apprendistato
  • Lavoro domestico
  • Lavoro intermittente
  • Prestazioni occasionali

Questa selettività mira ad assicurare che il bonus venga utilizzato per promuovere forme stabili e continuative d’impiego piuttosto che soluzioni temporanee o precarie.

Quanto vale il bonus?

L’incentivo prevede un esonero totale dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un periodo massimo di ventiquattro mesi. Il valore dell’esonero raggiunge fino a 650 euro mensili per ogni donna assunta; tale importo viene riproporzionato nel caso siano attivati rapporti part-time o contratti parzialmente coprenti rispetto al mese solare intero.

Questa misura rappresenta quindi un sostegno significativo per le aziende intenzionate ad assumere personale femminile nelle condizioni previste dalla legge.

Requisiti per accedere all’incentivo

Per poter usufruire dell’esonero contributivo previsto dal Bonus Donne, i datori devono soddisfare alcuni requisiti fondamentali:

  1. Essere in regola con gli obblighi contributivi .
  2. Non avere violazioni relative ai diritti dei lavoratori.
  3. Rispettare i contratti collettivi nazionali ed aziendali pertinenti al settore specifico della loro attività economica.

Questi criteri garantiscono una corretta applicazione della misura e tutelano la dignità delle lavoratrici coinvolte nel processo occupazionale incentivato dal governo italiano.

Il Bonus Donne si inserisce all’interno delle politiche attive destinate al mercato del lavoro italiano con lo scopo primario di favorire l’inclusione sociale delle donne nel mondo professionale e contribuire alla parità salariale tra generi nei contesti più vulnerabili economicamente.

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