Papa Francesco, durante il suo pontificato durato dodici anni, ha costantemente ribadito l’importanza della pace e del disarmo. Il suo recente intervento nell’Urbi et Orbi della Pasqua 2025 rappresenta un chiaro richiamo alla comunità internazionale per fermare la corsa agli armamenti e investire in iniziative che promuovano il bene comune.
L’appello al mondo per il disarmo
Nel suo messaggio pasquale, Papa Francesco ha lanciato un forte appello contro la follia della corsa agli armamenti. Ha sottolineato come le risorse destinate a strumenti di morte potrebbero invece essere utilizzate per affrontare le sfide sociali ed economiche che affliggono i popoli. “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!”, ha dichiarato con fermezza. Questo richiamo si inserisce in una lunga serie di interventi del Pontefice, nei quali ha sempre evidenziato come la sicurezza nazionale non debba trasformarsi in una giustificazione per aumentare gli arsenali militari.
Il Papa ha esortato i leader politici a superare la logica della paura e ad utilizzare le risorse disponibili per combattere fame e povertà. Ha definito queste azioni come “armi” della pace, capaci di costruire un futuro migliore piuttosto che seminare distruzione. La sua visione si basa sull’idea che solo attraverso il dialogo e la cooperazione tra i popoli sia possibile raggiungere una vera stabilità globale.
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Il principio di umanità al centro dell’agire
Francesco ha messo in evidenza l’importanza del principio di umanità nel contesto dei conflitti attuali. Ha ricordato come spesso siano i civili innocenti a pagare il prezzo più alto delle guerre, con attacchi a scuole e ospedali che colpiscono persone dotate di dignità e diritti fondamentali. Questo approccio umano è stato centrale nei suoi discorsi fin dal 2014, quando iniziò a denunciare quella che definiva “terza guerra mondiale a pezzi”.
Anche durante il lungo ricovero ospedaliero, Bergoglio non ha mai smesso di pensare alla pace nel mondo; anzi, le sue preghiere erano rivolte proprio alla fine dei conflitti globali. In una lettera inviata al direttore del «Corriere della Sera», egli scriveva dell’urgenza di “disarmare le parole” oltre alle armi fisiche stesse; questo implica anche lavorare su menti e cuori affinché prevalga una cultura pacifica.
Una posizione ferma contro la guerra
Il rifiuto netto della guerra da parte del Papa è emerso chiaramente attraverso vari interventi pubblici nel corso degli anni. Nel 2014 aveva già avvertito sui rischi legati ai sistemi economici che prosperano grazie ai conflitti bellici: “Ci sono sistemi economici che devono fare la guerra,” aveva affermato durante un incontro con movimenti popolari.
Nel 2020 denunciò l’ipocrisia dei Paesi che parlano di pace mentre continuano a vendere armi ai belligeranti; due anni dopo ribadì questa posizione davanti alle autorità maltesi sottolineando quanto fosse diventata comune nella società moderna l’accettazione passiva delle logiche belliche.
La sua critica si estende anche all’aumento delle spese militari negli ultimi anni: secondo lui questo trend non fa altro se non alimentare paura collettive senza offrire soluzioni concrete ai problemi reali delle persone coinvolte nei conflitti.
La questione del riarmo atomico
Uno degli aspetti più rilevanti dell’insegnamento papale riguarda il riarmo atomico. Nel novembre 2019, da Hiroshima – simbolo tragico dell’uso devastante dell’energia nucleare – Francesco dichiarò apertamente immorale qualsiasi uso o possesso delle armi nucleari: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è oggi più che mai un crimine.” Questa posizione riflette non solo preoccupazioni etiche ma anche pratiche riguardo alla sicurezza globale.
In occasione del sessantesimo anniversario dell’enciclica Pacem in Terris nel 2023, Bergoglio mise nuovamente in guardia sul fatto che gli investimenti nelle armi generano paura anziché sicurezza reale tra gli Stati; ciò potrebbe portare facilmente all’esplosione incontrollata dei conflitti esistenti o addirittura all’insorgere di nuovi scontri violenti sul piano internazionale.
Le parole pronunciate da Papa Francesco rimangono quindi attuali ed urgenti nell’attuale panorama geopolitico caratterizzato da tensione crescente tra diverse nazioni.