Il teatro come strumento di cambiamento personale e sociale è al centro del progetto “Per Aspera ad Astra“, che ha coinvolto sette ospiti della comunità terapeutica Dianova, situata a Ortacesus, in Sardegna. Questo percorso si è concluso con uno spettacolo emozionante che ha messo in scena le esperienze di vita dei partecipanti, offrendo loro un’opportunità unica per riflettere sul proprio passato e progettare un futuro migliore.
Il viaggio di Pasquale verso la ricostruzione personale
Pasquale, 42 anni, è uno dei protagonisti del progetto. Con un sorriso contagioso nonostante le difficoltà vissute, racconta come il palcoscenico gli abbia permesso di scoprire aspetti profondi della sua identità. Dopo aver scontato una serie di reati legati alla droga, ha intrapreso un cammino di recupero presso la comunità Dianova. Qui ha avuto l’opportunità di collaborare con la compagnia Cada Die Teatro, nota per i suoi progetti sociali nel campo penale.
Nei giorni scorsi si è tenuto lo spettacolo finale al teatro comunale di Ortacesus. I partecipanti hanno presentato “Sulla faccia della terra“, ispirato all’ultimo romanzo dello scrittore sardo Giulio Angioni. La narrazione affronta temi universali come la resilienza e l’umanità in tempi difficili. La storia racconta delle persone che nel 1258 fuggirono dalla distruzione della città di Santa Igia dai pisani, trovando rifugio su un’isoletta dove formarono una nuova comunità basata sull’uguaglianza.
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Pasquale riflette sulla sua esperienza nella comunità: «Questa volta ho scelto consapevolmente questo percorso», spiega. «Non era solo una fuga dal carcere ma una vera opportunità per rimettere ordine nella mia vita». Ha fissato obiettivi chiari da raggiungere anche dopo il termine del suo soggiorno a Dianova: tra questi c’è la riconciliazione con i suoi familiari.
Storie parallele: Aldo e il potere del cambiamento
Accanto a Pasquale c’è Aldo, 53 anni originario di Monza, anch’egli parte integrante dello stesso progetto teatrale. Aldo racconta delle sue esperienze passate nelle comunità terapeutiche e delle sue lotte contro le dipendenze da sostanze stupefacenti che lo hanno portato a vivere momenti estremamente difficili nella sua vita.
Dopo aver toccato il fondo ed essersi trovato senza casa né speranza sotto i ponti milanesi, Aldo ha deciso che era tempo per lui di cambiare rotta radicalmente. L’arrivo a Dianova rappresentava quindi non solo una nuova opportunità ma anche un modo per riscoprire se stesso attraverso attività artistiche stimolanti come quelle offerte dalla compagnia Cada Die Teatro.
«Ho sempre avuto interesse per l’arte», afferma Aldo mentre parla dell’incontro con i registi Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu. Nonostante l’iniziale ansia legata all’esibirsi sul palco davanti ad un pubblico reale, questa esperienza si è trasformata in qualcosa d’entusiasmante ed educativo per lui; ora guarda al futuro con maggiore ottimismo rispetto al passato burrascoso segnato dalla criminalità.
Il ruolo fondamentale dei registi nel processo creativo
Cada Die Teatro gioca un ruolo cruciale nell’ambito del progetto “Per aspera ad astra”. Fondatori Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu sono attivamente coinvolti nel lavoro quotidiano con gli attori non professionisti provenienti da contesti complessi come quello carcerario o delle comunità terapeutiche.
Mascia sottolinea quanto sia importante creare uno spazio sicuro dove ogni individuo possa esprimere liberamente le proprie emozioni attraverso l’arte teatrale: «Lavoriamo insieme a queste persone non solo per formarle artisticamente ma anche umanamente», spiega Mascia evidenziando l’importanza dell’inclusione sociale nei processi creativi.
Piludu aggiunge che lavorare con chi proviene da esperienze traumatiche richiede pazienza ma offre anche grandi soddisfazioni; molti degli ex allievi continuano a mantenere contatti significativi dopo aver terminato il loro percorso formativo insieme alla compagnia teatrale.
Entrambi concordano sull’importanza dell’approccio umano nel teatro; ciò permette ai partecipanti non solo d’imparare tecniche recitative ma soprattutto d’instaurare relazioni significative tra loro stessi ed il mondo esterno – creando così ponti culturali essenziali verso una reintegrazione positiva nella società civile.