Trieste ospita lo spettacolo “Radici in movimento”: un laboratorio teatrale per l’inclusione

Il 25 giugno a Trieste, il progetto “Radici in movimento” ha unito minori stranieri non accompagnati ed educatori in uno spettacolo teatrale, promuovendo inclusione sociale e integrazione attraverso l’arte.
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Il 25 giugno, Trieste ha fatto da cornice a “Radici in movimento“, uno spettacolo teatrale che ha riunito minori stranieri non accompagnati e educatori. Questo evento è stato il culmine di un progetto volto a promuovere l’inclusione sociale attraverso l’arte, finanziato dall’impresa sociale Con i bambini. La rappresentazione si è svolta nel cortile di una comunità di accoglienza ed è stata realizzata dal centro di formazione professionale Civiform, coinvolgendo diverse realtà locali.

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Un’esperienza condivisa tra fragilità e integrazione

La serata estiva ha visto protagonisti ragazzi provenienti da contesti difficili e educatori che hanno lavorato insieme per tre mesi sotto la guida dell’Accademia della follia. Questa compagnia teatrale, composta da attori con esperienze di vita particolari, ha permesso ai partecipanti di esplorare le proprie emozioni e storie personali attraverso il teatro. Cinzia Quintiliani, coordinatrice dell’Accademia, ha sottolineato come questa interazione abbia facilitato la creazione di legami significativi: “Mettere assieme delle fragilità ci ha permesso non solo di integrare i ragazzi ma anche di aprire nuove prospettive su temi poco conosciuti.”

L’energia palpabile durante lo spettacolo dimostrava quanto fosse importante questo scambio umano. I partecipanti hanno riso e si sono emozionati insieme sul palco, creando un’atmosfera unica che rifletteva la bellezza della diversità.

Costruire una rete per supportare i minori

Il progetto “I minori stranieri non accompagnati cittadini attivi della comunità educante” mira a creare una rete solida tra le varie istituzioni del territorio triestino. Annalisa Orlando del Civiform spiega: “Abbiamo coinvolto servizi sociali, questura e tribunali dei minori per affrontare tematiche legate all’accoglienza.” L’obiettivo principale è quello di garantire dignità ai nuovi arrivati mentre si valorizzano le loro capacità.

Dal 2023 sono stati organizzati corsi formativi per operatori dell’accoglienza e laboratori pratici rivolti ai giovani migranti. Questi percorsi hanno incluso attività artistiche come il teatro; esperienze fondamentali per favorire l’integrazione linguistica e culturale dei ragazzi.

Testimonianze dal palcoscenico

Franco Cedolin, uno degli attori dell’Accademia della follia condivide la sua esperienza: “Ho visto questi ragazzi spesso nella mia città ma ho scoperto che dietro alla loro esuberanza ci sono storie complesse.” La sua testimonianza mette in luce come il teatro possa cambiare percezioni errate sull’accoglienza dei migranti: “Ora so cosa rispondere a chi critica l’accoglienza; ho visto quanto siano bravi ed educati.”

Cedolin racconta anche del suo percorso personale all’interno della compagnia teatrale dopo aver affrontato problemi legati alla salute mentale. Grazie al supporto ricevuto dall’Accademia, ora vive meglio ed è parte integrante di una comunità inclusiva dove ognuno può trovare spazio.

Il valore educativo del laboratorio teatrale

Ismail Khan, un giovane pakistano coinvolto nel laboratorio esprime entusiasmo riguardo all’esperienza vissuta: “Ho imparato tante cose” afferma parlando delle nuove amicizie fatte durante il corso. Per lui partecipare al laboratorio significa avere accesso a opportunità future più promettenti rispetto al passato difficile lasciato alle spalle.

Eliana Arnò insegna italiano in una comunità d’accoglienza ed evidenzia come queste attività siano cruciali nell’apprendimento linguistico dei giovani migranti: “Interagire con gli altri li aiuta ad ambientarsi meglio.” Le dinamiche create durante gli incontri hanno permesso agli adolescenti non solo d’imparare ma anche d’interagire socialmente con coetanei provenienti da diverse strutture.

Un incontro sorprendente tra culture

Le operatrici coinvolte nel progetto raccontano quanto sia stato significativo mettersi in gioco accanto ai ragazzi sul palcoscenico: “È stato importante sperimentarci,” dice Arnò ricordando momenti toccanti vissuti prima dello spettacolo quando alcuni giovani mostravano timidezza nell’esibirsi davanti al pubblico.

Questo percorso formativo ha aperto nuovi orizzonti sia agli operatori sia ai ragazzi stessi; entrambi hanno potuto scoprire talenti nascosti nei rispettivi gruppi socializzati attraverso il teatro integrato proposto dall’Accademia della follia. L’esperimento dimostra così come l’arte possa essere strumento potente nella costruzione delle relazioni umane oltrepassando barriere culturali.