West Side Story incanta il pubblico al Caracalla Festival con una nuova interpretazione

Il Caracalla Festival ha debuttato con “West Side Story”, una reinterpretazione innovativa del classico di Bernstein, ambientata in una piscina abbandonata e arricchita da performance emozionanti e coreografie dinamiche.
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Il 5 luglio, il Caracalla Festival ha ospitato la prima di “West Side Story”, un musical che continua a emozionare e coinvolgere generazioni di spettatori. Sotto la direzione del regista Damiano Michieletto, questa versione si distingue per l’ambientazione in una piscina abbandonata, allontanandosi dall’immagine tradizionale della New York degli anni Cinquanta. La storia d’amore tra Maria e Tony, ispirata a quella di Giulietta e Romeo, è stata presentata in modo innovativo pur mantenendo intatta la potenza del libretto originale.

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Un debutto emozionante in un contesto unico

La scelta della location ha contribuito a creare un’atmosfera suggestiva e coinvolgente. La piscina abbandonata diventa simbolo di sogni infranti, riflettendo le speranze dei protagonisti nel contesto di un sogno americano che sembra sempre più lontano. Il cast ha offerto una performance straordinaria con ritmi serrati e momenti coreografici memorabili. Brani iconici come “Maria”, “Somewhere”, “America” e “I feel pretty” hanno risuonato tra le mura storiche delle Terme di Caracalla, regalando al pubblico attimi indimenticabili.

L’orchestra diretta da Michele Mariotti ha affrontato alcune difficoltà tecniche iniziali legate all’amplificazione ma è riuscita a restituire la ricchezza della partitura scritta da Leonard Bernstein. I diversi stili musicali presenti nella composizione sono stati eseguiti con grande maestria, mescolando jazz e ritmi latino-americani con richiami alla tradizione musicale europea.

L’interpretazione attuale del classico

Damiano Michieletto non è nuovo alla sfida di reinterpretare opere classiche; già noto per il suo successo con “Rigoletto” durante l’emergenza Covid-19 al Circo Massimo, il regista ha portato sul palco una lettura fresca ed attuale del capolavoro bernsteiniano. Pur rimanendo fedele al testo originale scritto da Arthur Laurents e ai versi di Stephen Sondheim, Michieletto riesce ad inserire elementi contemporanei che parlano anche alle nuove generazioni.

La scenografia presenta pezzi della Statua della Libertà distrutti come metafora dei sogni perduti degli immigrati americani oggi come allora. Questo approccio rende lo spettacolo non solo un omaggio alla musica ma anche una riflessione sulle problematiche sociali attuali: i conflitti tra i Jets e gli Sharks simboleggiano tensioni razziali ancora presenti nella società moderna.

Le voci dei protagonisti brillano sul palco

Marek Zurowski nei panni di Tony e Sofia Caselli nel ruolo di Maria hanno ricevuto applausi scroscianti per le loro interpretazioni intense ed emotive. Entrambi gli artisti sono riusciti a dare vita ai loro personaggi rendendoli credibili ed appassionati; i comprimari delle gang rivali hanno completato il quadro con performance energiche che hanno arricchito ulteriormente lo spettacolo.

Le coreografie curate da Sasha Riva e Simone Repele hanno aggiunto dinamismo alle scene danzate dal corpo ballerino della Fondazione musicale presente sul palco: ben 60 ballerini si sono esibiti in uno sfrenato Mambo finale che ha sorpreso tutti gli spettatori presenti.

Le parole del regista sulla produzione

In dichiarazioni rilasciate all’ANSA dopo lo spettacolo, Damiano Michieletto ha espresso soddisfazione per l’intensa collaborazione avuta con tutto il cast: “È stato un lavoro intenso – ha detto – tutti gli interpreti esprimono energia palpabile.” Ha inoltre sottolineato quanto sia importante esplorare nuovi linguaggi artistici: “Non percorrere sempre strade battute può portarti verso orizzonti nuovi.”

Anche Michele Mariotti si è detto soddisfatto dell’esperienza vissuta insieme all’orchestra: “Una bella sfida vinta,” afferma parlando dell’unione creatasi tra cantanti e musicisti durante le prove dello spettacolo.

Infine Bert Fink, curatore internazionale dei diritti dell’opera originale firmata Bernstein negli anni ’50, commenta positivamente l’accoglienza ricevuta dal pubblico italiano: “Credo sarebbero stupiti ed entusiasti nel vedere questa opera tornare così viva quasi settant’anni dopo.”

Concludendo la serata ricca d’emozioni presso le Terme romane ci si lascia trasportare dalla bellezza senza tempo delle musiche composte da Bernstein mentre ci si interroga su temi universali ancora oggi rilevanti.