Un recente studio condotto da un team internazionale di ricercatori ha messo in luce la sorprendente abbondanza dei pianeti definiti super Terre nell’universo. Utilizzando il Korea Microlensing Telescope Network , gli scienziati hanno scoperto che questi mondi massicci potrebbero essere molto più diffusi di quanto si pensasse in precedenza. L’analisi delle anomalie luminose prodotte dalle stelle ospiti ha fornito nuove informazioni sulla loro distribuzione e sulle caratteristiche orbitali.
La scoperta delle super Terre
I ricercatori hanno utilizzato il microlensing, una tecnica che sfrutta la deformazione dello spazio-tempo causata dalla massa, per identificare i pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Questo metodo consente agli astronomi di osservare le fluttuazioni nella luminosità delle stelle quando un oggetto massiccio, come una stella o un pianeta, passa tra l’osservatore e una sorgente luminosa più distante. Grazie a questa tecnica, il team è riuscito a localizzare OGLE-2016-BLG-0007, una super-Terra con circa il doppio della massa terrestre e un’orbita più ampia rispetto a quella di Saturno.
Le analisi suggeriscono che per ogni tre stelle esistenti ci sia almeno una super-Terra con periodi orbitali simili a quelli dei giganti gassosi nel nostro sistema solare. Questa scoperta indica non solo la diffusione dei pianeti massicci ma anche l’importanza del microlensing nella ricerca degli esopianeti.
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Il ruolo del microlensing
Il microlensing è fondamentale per individuare i pianeti lontani poiché permette agli astronomi di rilevare oggetti celesti anche quando sono troppo deboli per essere visti direttamente. Quando un corpo celeste passa davanti a una stella distante, la sua gravità piega la luce proveniente da quest’ultima creando picchi temporanei nella luminosità osservata. Questi eventi possono durare da poche ore fino a diversi mesi e forniscono indizi preziosi sulla presenza di esopianeti.
Nel caso specifico della super-Terra OGLE-2016-BLG-0007, le fluttuazioni luminose hanno permesso ai ricercatori non solo di confermare l’esistenza del pianeta ma anche di raccogliere dati sulla sua massa e sul suo percorso orbitale rispetto alla stella ospite.
Implicazioni scientifiche della ricerca
Questa ricerca offre spunti significativi sullo studio degli esopianeti e sui processi attraverso cui si formano ed evolvono nel tempo. I risultati ottenuti dai ricercatori suggeriscono che i pianeti possono essere classificati in base alla loro massa e composizione; tuttavia, i meccanismi responsabili della loro formazione possono variare notevolmente.
Confrontando i dati raccolti con simulazioni teoriche riguardanti la formazione planetaria, gli scienziati stanno iniziando a comprendere meglio come questi mondi possano emergere in diverse condizioni ambientali nello spazio profondo. Le future indagini richiederanno grandi quantità di dati raccolti nel tempo tramite strumenti specializzati come KMTNet.
Collaborazione internazionale nella ricerca spaziale
La realizzazione delle Korean Microlensing Telescope Network Cameras è stata possibile grazie al lavoro degli scienziati dell’Imaging Sciences Laboratory dell’Ohio State University. Queste camere sono essenziali per identificare gli esopianeti attraverso il metodo del microlensing ed evidenziano l’importanza della collaborazione globale nella scienza moderna.
Con telescopi situati in Sudafrica, Cile e Australia operanti sotto KMTNet, gli astronomi continuano ad esplorare attivamente il cosmo alla ricerca degli eventi rari legati al microlensing. La continua evoluzione tecnologica promette ulteriori progressi nelle nostre conoscenze sull’universo e sui suoi misteriosi abitanti planetari.