Presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2023, “Nottefonda” è un’opera prima che affronta temi complessi come la perdita, la ricerca della verità e le difficoltà relazionali. Il film nasce dall’incontro tra il regista e l’attore Francesco Di Leva, entrambi fondatori del NEST, un teatro situato a San Giovanni a Teduccio. Questo spazio culturale è emerso dieci anni fa in una vecchia palestra abbandonata ed è diventato un punto di riferimento per i giovani della zona, contribuendo al recupero sociale attraverso l’arte.
La trama: Ciro e Luigi
Il protagonista del film è Ciro, interpretato da Francesco Di Leva. Dopo aver perso tragicamente sua moglie in un incidente stradale notturno, Ciro si ritrova immerso in una spirale di depressione e ossessione. La sua vita cambia radicalmente mentre cerca disperatamente chi ha causato la morte della moglie. Questa ricerca lo porta a trascurare il figlio Luigi, interpretato da Mario Di Leva – figlio anche nella vita reale dell’attore – che ha solo tredici anni.
Luigi si trova così costretto ad affrontare una realtà difficile: deve crescere rapidamente per cercare di mantenere un equilibrio nella loro vita familiare sempre più instabile. La relazione tra padre e figlio diventa centrale nel racconto; mentre Ciro affonda nella sua ossessione per la vendetta e nel dolore per la perdita della moglie, Luigi cerca di tenere insieme i pezzi della loro esistenza quotidiana.
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La narrazione mette in luce le sfide emotive che entrambi devono affrontare: da una parte c’è il genitore distrutto dal lutto; dall’altra c’è il giovane ragazzo che deve imparare ad essere adulto troppo presto. Questo contrasto rende “Nottefonda” non solo una storia personale ma anche uno spaccato delle difficoltà familiari comuni nelle aree più vulnerabili.
Un’opera matura con sfumature drammatiche
“Nottefonda” riesce a catturare l’attenzione dello spettatore grazie alla profondità dei suoi personaggi e alla scrittura attenta ai dettagli delle loro vite interconnesse. Nonostante alcuni momenti centrali possano apparire ridondanti o con qualche calo narrativo, l’intensità drammatica rimane costante lungo tutto il film.
La performance di Francesco Di Leva emerge come uno degli aspetti più significativi dell’opera; egli riesce a trasmettere con grande autenticità le emozioni complesse del suo personaggio. L’interazione tra lui e Mario Di Leva offre uno spaccato realistico delle dinamiche familiari segnate dalla tragedia.
Inoltre, “Nottefonda” non si limita ad essere solo un racconto privato ma riflette anche su questioni sociali più ampie legate al contesto napoletano contemporaneo. Attraverso questa lente narrativa viene messa in evidenza non solo la sofferenza individuale ma anche quella collettiva dei quartieri periferici spesso dimenticati dalla società.
In sintesi, “Nottefonda” rappresenta un’importante aggiunta al panorama cinematografico italiano contemporaneo ed invita gli spettatori a riflettere sulle conseguenze del dolore personale all’interno delle relazioni familiari fragili.