Arle-Chino è uno spettacolo teatrale che esplora la complessa identità di Shi Yang Shi, un attore cinese cresciuto in Italia. La rappresentazione si distacca dalla tradizionale maschera goldoniana, presentando un clown che funge da “traduttore” e “traditore” di due mondi. Attraverso la sua storia personale, lo spettacolo affronta temi di integrazione culturale e ricerca dell’identità.
La storia di Shi Yang Shi
Shi Yang Shi è nato a Jinan, nel Nord della Cina, e ha intrapreso il suo viaggio verso l’Italia all’inizio degli anni ’90 insieme alla madre. L’arrivo in un nuovo paese ha comportato sfide significative per lui. Inizialmente ha svolto lavori umili come lavapiatti e venditore ambulante di erbe cinesi sulle spiagge italiane. Queste esperienze hanno contribuito a formare la sua visione del mondo e delle diverse culture con cui è entrato in contatto.
Dopo aver tentato senza successo gli studi universitari alla Bocconi, dove ha abbandonato gli studi a pochi esami dalla laurea, Shi ha trovato una nuova strada lavorativa come traduttore per figure importanti come ministri ed imprenditori. Questo ruolo gli ha permesso non solo di guadagnarsi da vivere ma anche di approfondire le sue competenze linguistiche e culturali.
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La sua formazione artistica è proseguita presso la scuola Paolo Grassi a Milano, dove ha avuto l’opportunità di incontrare Ferruccio Soleri, noto per il suo lavoro su Arlecchino nella compagnia teatrale diretta da Giorgio Strehler. Questa esperienza lo ha avvicinato al mondo del teatro professionistico ed è stata fondamentale nel suo percorso verso diventare attore.
Un’identità complessa
Come molti giovani appartenenti alla seconda generazione immigrata in Italia, Shi si trova spesso a confrontarsi con una duplice identità: quella cinese delle sue origini e quella italiana della sua vita quotidiana. Questa condizione lo porta ad avere una conoscenza limitata sia della cultura del paese d’origine che delle radici storiche dell’Italia in cui vive.
Il concetto stesso del “traditore” emerge dal desiderio di trovare un equilibrio tra queste due culture diverse ma complementari. Non essendo completamente fedele né all’una né all’altra patria, si sente libero di esplorare le sfumature della propria identità attraverso l’arte.
Nel corso degli anni, questa ricerca personale si riflette nei suoi lavori artistici; Arle-Chino ne è un esempio lampante poiché cerca non solo una sintesi tra le tradizioni cinesi e italiane ma anche un dialogo aperto contro i fondamentalismi culturali che possono sorgere quando ci si sente divisi tra più mondi.
Il progetto dietro Arle-Chino
Arle-Chino nasce dall’elaborazione collettiva fra Cristina Pezzoli e Shi Yang Shi ed è frutto anche dell’esperienza vissuta dallo stesso attore nella città toscana di Prato. Qui risiede una significativa comunità cinese ed il progetto teatrale mira ad affrontare tematiche legate all’integrazione sociale attraverso l’arte performativa.
Lo spettacolo utilizza ironia per costruire ponti simbolici fra culture diverse; questo approccio permette al pubblico non solo di divertirsi ma anche riflettere sulle proprie percezioni riguardo alle differenze culturali presenti nella società contemporanea italiana. Attraverso momenti comici alternati a scene più profonde emotivamente cariche, Arle-Chino invita tutti ad abbracciare la diversità come valore aggiunto piuttosto che come motivo d’attrito.
In questo contesto sociale così ricco ma complicato quale quello italiano odierno – caratterizzato da tensioni legate all’immigrazione – lo spettacolo rappresenta uno strumento importante per promuovere comprensione reciproca ed empatia tra le varie comunità presenti sul territorio nazionale.