Robert Francis Prevost è stato eletto come il 267esimo pontefice durante il 76esimo conclave, un evento che ha visto la partecipazione di 133 cardinali. La sua nomina segna una serie di primati storici: è infatti il primo papa statunitense e anche il primo ad avere una formazione accademica in matematica. Nel 1977, Prevost ha conseguito una laurea triennale in Scienze Matematiche, un aspetto che suscita curiosità su come la sua formazione scientifica possa interagire con le sue responsabilità religiose.
Un ponte tra fede e scienza
La figura di Prevost solleva interrogativi interessanti riguardo alla relazione tra fede e ragione. La matematica è spesso vista come l’apice della logica umana, mentre la religione si fonda su credenze che vanno oltre l’evidenza empirica. Questo contrasto ha alimentato dibattiti per secoli: come possono coesistere due mondi apparentemente così distanti?
Numerosi pensatori hanno cercato di rispondere a questa domanda. Blaise Pascal, ad esempio, utilizzò argomentazioni probabilistiche per invitare le persone a credere in Dio. Kurt Gödel andò oltre, impiegando la logica formale per formulare una prova ontologica dell’esistenza divina. Questi esempi dimostrano che anche i matematici possono trovare spazi di dialogo con questioni spirituali.
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Un sondaggio condotto da Avvenire qualche anno fa rivelava che circa il 15% dei matematici professava una fede religiosa, percentuale superiore rispetto ad altre categorie scientifiche. Tuttavia, interpretare questo dato richiede cautela poiché tocca aspetti profondamente personali e soggettivi.
Il legame tra assiomi matematici e convinzioni religiose
Un elemento comune tra matematica e fede è l’idea di prescindere dall’esperienza diretta per giungere a verità riconosciute. La matematica non si basa sull’osservazione empirica; piuttosto si fonda su concetti astratti e assunti fondamentali chiamati assiomi. Ad esempio, i numeri primi esistono indipendentemente dalla nostra capacità di osservarli tutti; un matematico può affermarne l’esistenza senza necessitare prove tangibili.
Allo stesso modo, chi crede in Dio trova conforto nella certezza della Sua esistenza senza necessariamente cercarlo nel mondo materiale circostante. Entrambi gli ambiti richiedono un atto di fiducia: nel caso della matematica attraverso l’accettazione degli assiomi fondamentali; nella fede attraverso la convinzione nell’esistenza del divino.
Un noto professore di topologia illustrava ai suoi studenti uno degli assiomi più importanti della disciplina: «Non possiamo dimostrarlo; o lo accetti o non lo accetti». Questa affermazione evidenzia quanto sia cruciale avere fiducia nei principi base affinché tutta la struttura teorica possa reggersi.
L’eredità duratura del nuovo papa
Sebbene Robert Francis Prevost abbia avuto solo tre anni a disposizione durante il suo pontificato per lasciare un’impronta significativa sulla Chiesa cattolica, gli studiosi delle scienze esatte sanno bene che essere matematiciani implica molto più che semplicemente comprendere teoremi complessi; significa adottare un modo specifico di pensare critico e analitico.
Il giorno dell’insediamento papale era caratterizzato da festeggiamenti collettivi all’esterno del Vaticano dove migliaia di fedeli attendevano con ansia le parole del nuovo pontefice. Con fogli preparati nelle mani ed evitando ogni forma d’improvvisazione — dettaglio fondamentale per ogni buon matematico — Prevost si apprestava a pronunciare discorsi significativi sul futuro della Chiesa sotto la sua guida.
La combinazione unica delle sue competenze potrebbe portare nuove prospettive al dialogo tra scienza e religione all’interno dell’istituzione ecclesiastica stessa.