Terremoto ai Campi Flegrei: la gestione dell’emergenza bradisismica a Napoli sotto esame

Un forte terremoto nei Campi Flegrei riaccende il dibattito sulla gestione dell’emergenza bradisismica, evidenziando ritardi istituzionali e impatti economici significativi sulla vita locale e sul turismo.
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Martedì 13 maggio, una forte scossa di terremoto ha colpito l’area dei Campi Flegrei, riaccendendo il dibattito sulla gestione dell’emergenza bradisismica nella regione campana. Il fenomeno, caratterizzato da un alternarsi di sollevamenti e abbassamenti del suolo, sta interessando la zona a ovest di Napoli con crescente intensità da oltre un anno. Questo evento ha avuto ripercussioni significative sulla vita quotidiana degli abitanti e ha messo in luce le difficoltà delle istituzioni nel fronteggiare l’emergenza.

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L’ultima scossa e le reazioni della popolazione

La scossa principale è stata registrata con una magnitudo di 4.4, seguita rapidamente da un’altra di magnitudo 3.5. In seguito all’evento sismico, molti residenti sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per paura di ulteriori tremori. Le ferrovie hanno sospeso temporaneamente i servizi per effettuare controlli sui binari e garantire la sicurezza dei passeggeri.

Il ministro della Protezione civile Nello Musumeci si trovava in commissione Ambiente alla Camera durante il terremoto ed è pronto a richiedere lo stato d’emergenza nazionale per l’area colpita. Tuttavia, nonostante questa apparente prontezza delle autorità nel rispondere all’emergenza sismica, i cittadini lamentano una mancanza di risultati concreti sul territorio.

Gli interventi del governo e le criticità

Negli ultimi mesi il governo Meloni ha approvato tre decreti dedicati all’emergenza bradisismica nei Campi Flegrei; tuttavia gli stanziamenti economici risultano insufficienti rispetto alle reali necessità della popolazione locale. Le misure previste dai decreti includono analisi della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici e privati, aggiornamento dei piani d’evacuazione e campagne informative.

Nonostante queste iniziative siano state annunciate con grande enfasi, sul piano operativo ci sono notevoli ritardi che stanno compromettendo l’efficacia degli interventi previsti. Secondo quanto riportato dal quotidiano Domani, i decreti attuativi necessari per avviare i primi contributi economici sono stati emanati solo a dicembre scorso; questo ritardo ha lasciato molte comunità locali senza strumenti adeguati mentre aumentava la frequenza delle scosse.

Inoltre, gli aiuti previsti dallo Stato coprono solo il 50% delle spese necessarie per l’adeguamento sismico degli edifici residenziali principali; ciò esclude gran parte del patrimonio edilizio dell’area flegrea dalla possibilità di ricevere supporto finanziario necessario alla messa in sicurezza.

Impatti economici sul territorio

Le conseguenze economiche del bradisismo si fanno sentire già nei primi mesi del 2025: secondo stime recenti raccolte da Domani, il calo del turismo nella zona oscilla tra il 20% e il 30%, traducendosi in perdite pari a circa 45 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ristoratori e commercianti segnalano un deterioramento progressivo della situazione commerciale legato all’intensificarsi dello sciame sismico che preoccupa residenti e visitatori.

Nonostante questi dati preoccupanti sull’impatto economico locale causato dal fenomeno naturale in corso, non sono state adottate misure straordinarie dal governo centrale per sostenere le attività commercialmente danneggiate dalla crisi turistica derivante dalle scosse telluriche frequenti negli ultimi tempi.

Le forze politiche come il Movimento 5 Stelle hanno proposto diverse soluzioni al fine di affrontare questa emergenza: dai ristori diretti fino a misure strutturali come la creazione di zone franche urbane o estensioni al bonus sisma già attivo nel Centro Italia; tutte queste proposte però sono state respinte dalla maggioranza governativa citando motivazioni legate al bilancio pubblico.

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