Scoperte astronomiche e archeologiche: nuovi orizzonti nella ricerca scientifica

Scoperte recenti in astronomia e archeologia: gli “Odd Radio Circles” nell’universo, un sito austriaco che rivela l’adattamento umano al freddo estremo e nuove ricerche sui pterosauri del Mesozoico.
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Questa settimana, l’attenzione si concentra su tre importanti scoperte in ambito astronomico e archeologico. Si parla degli “Odd Radio Circles”, una nuova classe di oggetti celesti scoperta nel 2019, di un sito archeologico in Austria che offre nuove informazioni sull’adattamento umano al freddo estremo e delle recenti ricerche sui pterosauri, i rettili volanti dell’era mesozoica.

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Gli odd radio circles: una nuova classe di oggetti celesti

Nel campo dell’astronomia, la scoperta di nuovi oggetti celesti è sempre un evento raro. Tuttavia, gli astronomi continuano a migliorare le loro tecniche di osservazione per svelare fenomeni finora sconosciuti. Tra queste scoperte spiccano gli “Odd Radio Circles” , identificati per la prima volta nel 2019 grazie all’Australian Square Kilometer Array Pathfinder , un radiotelescopio composto da 36 antenne situate in Australia.

Durante l’analisi dei dati raccolti da ASKAP, gli scienziati hanno notato strutture circolari enormi che non presentavano sorgenti visibili e potevano essere osservate esclusivamente alle onde radio. Queste formazioni sono state denominate “strani cerchi radio”. Gli ORC non rientrano nelle categorie conosciute; il primo osservato, chiamato ORC 1, ha portato a ipotizzare che al centro della sua struttura ci sia una galassia ellittica distante cinque miliardi di anni luce dalla Terra. Se confermata come fonte del fenomeno, questa galassia renderebbe ORC 1 uno degli oggetti più grandi mai identificati nell’universo.

Altri cerchi radio come ORC 2 e ORC 3 mostrano caratteristiche diverse ma simili; mentre il primo appare luminoso con forma ad anello, il secondo è più debole e uniforme. La questione rimane aperta: se questi cerchi condividono un’origine comune o meno? Le teorie attuali suggeriscono che buchi neri supermassicci possano essere coinvolti nella formazione degli ORC attraverso getti energetici capaci di gonfiare gas intergalattico.

Ulteriori studi hanno anche messo in evidenza casi particolari come quello del Cloverleaf o altri cerchi associati a galassie vicine alla Grande Nube di Magellano. Ogni nuovo dato contribuisce a costruire un quadro complesso sulla natura degli Odd Radio Circles e sul loro significato nell’universo.

Un antico sito archeologico in Austria riscrive la storia umana

Il sito archeologico Kammern-Grubgraben si trova nel cuore dell’Austria ed è emerso come uno dei luoghi chiave per comprendere l’adattamento umano durante l’ultima era glaciale. Occupato tra i 24mila e i 20mila anni fa quando le temperature medie erano intorno ai -3,5 °C, questo insediamento rappresentava probabilmente un rifugio fondamentale contro le condizioni climatiche avverse.

Le indagini condotte dall’archeologa Kerstin Pasda dell’Università Friedrich-Alexander hanno rivelato una concentrazione straordinaria di utensili ed artefatti risalenti all’epoca glaciale. A differenza di altri siti coevi dove predominavano resti fossili di mammut, Kammern-Grubgraben ha restituito numerosi reperti legati alla caccia alle renne . I crani rinvenuti conservavano ancora corna intatte indicanti che questi animali furono cacciati durante l’inverno prima della muta stagionale.

Le pelli delle renne erano particolarmente preziose per la loro capacità isolante contro il freddo estremo; infatti alcuni studi etnografici suggeriscono che la caccia per ottenere pellicce fosse prioritaria rispetto alla ricerca alimentare stessa nei climi rigidi del passato. L’elevata presenza di aghi da cucito con cruna tra i reperti indica inoltre lo sviluppo della sartoria preistorica come strategia fondamentale per affrontare le difficoltà ambientali.

Queste scoperte offrono nuove prospettive sulle modalità attraverso cui gli esseri umani si adattarono ai cambiamenti climatici estremi millenni fa; non solo procurarsi cibo era cruciale ma anche sviluppare abilità pratiche legate all’abbigliamento risultava essenziale per garantire sopravvivenza nelle condizioni avverse dell’epoca glaciale.

Pterosauri: dalla vita aerea alla terraferma

Recentemente ricercatori dell’Università di Leicester hanno fatto progressi significativi nello studio dei pterosaurirettili volanti vissuti durante il Mesozoico — analizzando impronte fossili risalenti a oltre 160 milioni d’anni fa. Questa ricerca ha permesso agli studiosi non solo d’identificare gruppi specificamente associabili alle impronte ma anche d’indagare sul comportamento terrestre dei pterosauri stessi.

Tra le impronte rinvenute vi sono quelle appartenenti ai neoazdarcoidi inclusivi del famoso Quetzalcoatlus, noto per essere stato uno dei più grandi animali volanti mai esistiti con aperture alari fino a dieci metri. Tali tracce dimostrano chiaramente che questi giganti non dominavano solo i cieli ma si muovevano agilmente anche sulla terraferma, condividendo habitat con dinosauri fino all’estinzione avvenuta circa sessantaseimila anni fa.

Un altro gruppo significativo è rappresentato dai ctenochasmatidi, le cui impronte trovate lungo coste suggeriscono comportamenti alimentari legati alla pesca in acque poco profonde grazie alle loro mascelle specializzate nella cattura d’organismi acquatici piccoli.

La scoperta più rilevante riguarda però scheletri fossilizzati direttamente correlabili ad alcune impronte, permettendo così agli studiosi d’identificare definitivamente autori delle stesse dopo quasi novant’anni dall’inizio dello studio sistematico sui pterosauri.

Queste evidenze confermano una trasformazione ecologica importante avvenuta circa centosessanta milioni d’anni fa quando vari gruppetti iniziarono ad occupare nicchie terrestriali ampliando notevolmente la comprensione riguardo allo stile vitale complessivo dei pterosauri nell’ambiente mesozico.

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