Applausi da record a Cannes: quanto contano davvero?

La durata degli applausi ai festival di cinema, come Cannes, è influenzata da dinamiche relazionali e strategie registiche, rendendo difficile valutare l’apprezzamento genuino del pubblico.
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La durata degli applausi alla fine delle proiezioni di film ai festival di cinema è un tema spesso discusso e talvolta deriso. Quest’anno, il Festival di Cannes ha registrato alcuni momenti particolarmente lunghi, con applausi che hanno superato i 19 minuti per “Sentimental Value” di Joachim Trier. Tuttavia, la reale significatività di questi dati è messa in discussione da esperti del settore.

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La misurazione degli applausi: un indicatore discutibile

Durante i festival come Cannes e Venezia, le prime proiezioni dei film avvengono in un contesto unico. A differenza degli Oscar, dove i film sono già noti al pubblico, qui gli spettatori assistono a una visione iniziale. Questo scenario crea una situazione particolare in cui gli applausi possono essere influenzati da vari fattori. Le proiezioni sono generalmente riservate a invitati selezionati: critici cinematografici, distributori e amici o familiari dei membri del cast.

Questo significa che molti tra coloro che applaudono potrebbero avere interessi personali nel successo del film presentato. Di conseguenza, la durata degli applausi non sempre riflette l’apprezzamento genuino del pubblico generale ma piuttosto una risposta condizionata dalle relazioni interpersonali e dagli interessi commerciali legati alla distribuzione.

Inoltre, la posizione competitiva all’interno del festival può influenzare notevolmente il valore percepito di un film. Un’opera presentata nella sezione principale ha maggior probabilità di attrarre attenzione mediatica e investimenti rispetto a quelle collocate in sezioni meno prestigiose.

Il ruolo della regia negli applausi

Un altro aspetto cruciale riguarda le tecniche utilizzate dai registi per gestire il momento finale della proiezione. Quando si accendono le luci dopo la visione del film, viene attivata una videocamera che riprende il cast sul palco; queste immagini vengono trasmesse su uno schermo gigante nella sala affollata . Questa strategia permette agli spettatori presenti di vedere chi sta ricevendo gli applausi e può incentivare reazioni più calorose.

Alcuni registi adottano pratiche specifiche per massimizzare l’applauso: fanno avanzare singolarmente ogni membro del cast o si fanno ritrarre insieme ai produttori per creare momenti emozionanti che possono estendere la durata dell’applauso stesso fino a diversi minuti extra. Ad esempio, “Il labirinto del fauno” ha raggiunto un record moderno con 22 minuti nel 2006 grazie anche a tali strategie orchestrate dal regista Guillermo Del Toro.

Tuttavia ci sono anche casi opposti; alcuni cineasti preferiscono mantenere brevi questi momenti celebrativi per evitare situazioni imbarazzanti o forzate durante le standing ovation.

L’importanza delle scelte editorialistiche

Le testate giornalistiche specializzate giocano un ruolo significativo nel riportare i dati sugli applausometri dei festival cinematografici. Ogni testata adotta metodi diversi nella misurazione della durata degli applauso; Deadline tende ad essere più generosa rispetto ad altre come Variety o The Hollywood Reporter che tendono ad essere più conservative nei loro conteggi.

Non esiste nemmeno consenso su quando iniziare effettivamente a cronometrare gli applauso: alcune fontanelle partono dai titoli finalizzati mentre altre attendono l’accensione delle luci di sala prima d’iniziare il conteggio ufficiale.

Queste discrepanze rendono difficile stabilire quale sia realmente l’impatto emotivo suscitato da ciascun film sul pubblico presente alle proiezioni inaugurali ed evidenziano quanto possa essere soggettivo questo tipo d’analisi nel mondo cinematografico contemporaneo.

I risultati sorprendenti al festival

Nonostante tutte queste considerazioni sulle dinamiche dietro agli applausi lunghi o brevi, ci sono stati casi recentissimi al Festival dove alcuni titoli hanno ricevuto accoglienze tiepide nonostante premi importanti ricevuti dalla giuria ufficiale come “Sound of Falling”, applaudito solo per quattro minuti malgrado abbia vinto riconoscimenti significativi durante la manifestazione stessa.

Anche opere italiane come “Fuori”, diretto da Mario Martone, hanno suscitato reazioni contrastanti tra critica e pubblico; pur ricevendo sette minuti d’applauso secondo ANSA – meno rispetto ai nove ottenuti dal suo precedente lavoro “Nostalgia” – dimostrando così quanto possa variare l’accoglienza anche all’interno dello stesso ambito culturale nazionale.

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