L’Aula Magna di Palazzo Gallenga ha accolto un importante incontro nell’ambito del festival “Umbria che spacca” 2025. Durante il panel intitolato “Parlare di ambiente e crisi climatica”, tre esperti hanno discusso le sfide legate al cambiamento climatico, affrontando questioni cruciali per il futuro del pianeta. Adrian Fartade, divulgatore scientifico; Marco Fratoddi, giornalista ambientale; e Luigi Mundula, docente di geografia all’Università per Stranieri di Perugia, hanno condiviso le loro prospettive sotto la guida della moderatrice Denise D’Angelilli.
Un inizio provocatorio: cos’è il cambiamento climatico?
Il dibattito è iniziato con una domanda fondamentale: “Che cos’è il cambiamento climatico?”. Da qui si è rapidamente ampliato a considerazioni più ampie riguardanti i modelli di potere e le disuguaglianze sociali. Luigi Mundula ha offerto una visione radicale della crisi climatica, sostenendo che non si tratta solo di un problema ambientale ma anche antropologico. Secondo lui, “l’umanità deve confrontarsi con un sistema produttivo che compromette la biodiversità e marginalizza intere popolazioni.”
Mundula ha tracciato un percorso storico che va dai primi sviluppi agricoli agli allevamenti intensivi, evidenziando come ogni fase dell’evoluzione economica abbia avuto ripercussioni sulla stabilità ecologica globale. Nonostante ci sia un consenso scientifico sull’origine antropica della crisi climatica, molti attori politici ed economici continuano a negare questa realtà per evitare una revisione dei loro paradigmi consolidati.
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La scienza del clima spiegata da Adrian Fartade
Adrian Fartade ha portato nel dibattito una dimensione divulgativa sul fenomeno del cambiamento climatico. Ha descritto l’atmosfera come una “coperta termica essenziale per la vita sulla Terra.” Tuttavia, l’aumento record dell’anidride carbonica negli ultimi 800 mila anni sta alterando questo equilibrio naturale intrappolando sempre più calore nel pianeta.
Fartade ha criticato le semplificazioni comuni riguardo alla questione ambientale e sottolineato quanto sia rapido il cambiamento in atto a causa delle attività umane. Ha avvertito contro l’illusione di aspettarsi che il sistema si trasformi spontaneamente senza intervento collettivo; “storicamente sono state azioni collettive a generare veri mutamenti significativi.”
Inoltre, Fartade ha messo in guardia contro la proliferazione di narrazioni fuorvianti alimentate dalla complessità del tema climaticamente sensibile. In situazioni dove verità scomode emergono, molte persone tendono ad abbracciare teorie alternative piuttosto che affrontare i fatti reali della crisi climatica.
Il ruolo cruciale del giornalismo secondo Marco Fratoddi
Marco Fratoddi ha spostato l’attenzione sulla responsabilità dei media nell’affrontare tematiche ambientali complesse. Secondo lui è fondamentale superare approcci sensazionalistici o emergenziali quando si raccontano eventi catastrofici legati al clima; trascurare le cause profonde equivale a ignorarne la storia significativa.
Fratoddi sostiene che compito dell’informazione sia quello di “decifrare questa complessità rendendo accessibili temi spesso percepiti come astratti o punitivi dalla società contemporanea.” Solo attraverso una narrazione chiara ed esaustiva sarà possibile promuovere una transizione ecologica efficace e consapevole tra i cittadini.
Dalla discussione tra i relatori è emersa chiaramente la consapevolezza condivisa: la crisi climatica rappresenta non solo un’emergenza ambientale ma anche una manifestazione profonda delle problematiche sistemiche insite nella nostra società moderna.