Debutto di Call me Paris al Teatro Piccolo Arsenale: un’opera che esplora identità e immagine

“Call me Paris”, il nuovo spettacolo di Yana Eva Thönnes, esplora l’identità e la superficialità nell’era dei social media, affrontando temi come il consenso e la pressione sociale.
Debutto di Call me Paris al Teatro Piccolo Arsenale: un'opera che esplora identità e immagine - Socialmedialife.it

Call me Paris, il nuovo spettacolo della regista tedesca Yana Eva Thönnes, ha debuttato in prima assoluta al Teatro Piccolo Arsenale durante la Biennale Teatro 2025 di Venezia. L’opera affronta temi complessi legati all’identità e alla percezione dell’immagine nella società contemporanea. Dopo il successo veneziano, lo spettacolo sarà in scena anche al Teatro Arena del Sole di Bologna nei giorni 21 e 22 marzo 2026.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di
notizie personalizzato

Seguici ora

Il museo delle cere come metafora

Il museo delle cere è una delle attrazioni turistiche più visitate nelle grandi città del mondo. Prendendo Londra come esempio, si stima che circa tre milioni di persone lo visitino ogni anno. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla natura della cultura contemporanea: perché così tanta gente si affolla per vedere statue senza valore artistico? Call me Paris tocca questa tematica attraverso una narrazione che invita a riflettere sull’attrazione verso l’immagine e la superficialità.

Lo spettacolo non si limita a criticare il culto dell’immagine; piuttosto, pone domande profonde sulla nostra relazione con i modelli proposti dalla società. La scenografia presenta un letto oversize al centro della scena, simbolo di intimità ma anche di vulnerabilità. Su questo letto giace una giovane donna dai lunghi capelli biondi e dal trucco da bambola eterea; alle sue spalle appare la sua copia in cera priva di volto, creando un contrasto tra realtà e rappresentazione.

Le due facce di Paris

Il personaggio principale è ispirato a Paris Hilton, figura iconica degli anni Duemila nota per i suoi selfie e per il controverso video “1 night in Paris“. Tuttavia, l’opera introduce anche un’altra “Paris”, una giovane ragazza tedesca che vive in provincia e cerca disperatamente l’approvazione sociale attraverso l’emulazione dell’ereditiera americana.

Questa dualità esplora le conseguenze del desiderio di conformarsi a modelli irraggiungibili. La protagonista tedesca affronta difficoltà familiari ed esperienze traumatiche che la portano oltre i confini morali accettabili. La sua adolescenza viene segnata da scelte sbagliate influenzate dalla pressione sociale e dall’idea distorta del successo legato all’immagine pubblica.

Le due versioni della protagonista si scambiano ruoli sul palco: chi incarna realmente la giovane donna? Qual è il confine tra autenticità ed imitazione? Queste domande emergono chiaramente mentre le attrici interpretano le loro parti con intensità emotiva.

Riflessioni sul consenso nell’era digitale

La regia di Thönnes riesce parzialmente a mantenere coerenza nella drammaturgia scritta da Nils Haarmann; tuttavia ci sono momenti in cui lo spettacolo sembra perdere direzione. Nonostante ciò, l’analisi critica dell’immagine femminile nel contesto contemporaneo risulta incisiva ed attuale.

Call me Paris affronta temi delicati come il revenge porn e la violenza psicologica subita dalle donne nel mondo digitale odierno. L’opera invita gli spettatori a riflettere su quanto sia cambiata la percezione del corpo femminile rispetto agli anni passati quando iniziava ad emergere un dibattito sul consenso sessuale.

L’elemento centrale rimane sempre quello della scelta: giovani donne spesso private della libertà decisionale vedono i loro destini influenzati da fattori esterni come fame o denaro. In questo contesto emerge l’importanza dei segreti nascosti sotto il letto – simboli dei fantasmi del passato – pronti a riaffiorare nei momenti meno opportuni attraverso ricordi dolorosi o situazioni imbarazzanti.

In conclusione, Call me Paris non offre solo uno sguardo critico sulla cultura moderna ma stimola anche una profonda riflessione sulle identità costruite nell’epoca dei social media dove tutto può essere manipolato o travisato per apparire migliore agli occhi degli altri.