La sonda DART della NASA ha colpito il satellite Dimorphos dell’asteroide Didymos il 26 settembre 2022, segnando un passo significativo nella lotta contro potenziali minacce spaziali. Questo esperimento mirava a testare la capacità di deviare l’orbita di un asteroide, raccogliendo dati cruciali per future missioni. Recentemente, nuove analisi hanno rivelato risultati sorprendenti riguardo all’impatto e alle sue conseguenze.
L’impatto e i risultati iniziali
Dopo l’impatto della sonda DART su Dimorphos, numerose istituzioni scientifiche hanno monitorato attentamente gli effetti generati. I dati raccolti hanno mostrato che la durata dell’orbita di Dimorphos attorno a Didymos è diminuita di ben 35 minuti, superando le previsioni iniziali che stimavano una variazione di soli 73 secondi. Questo risultato è stato accolto come un grande successo dalla comunità scientifica.
Tony Farnham, ricercatore del Dipartimento di Astronomia dell’Università del Maryland, ha condotto uno studio sugli effetti post-impatto. Ha sottolineato come non solo sia stata deviata l’orbita dell’asteroide ma anche che i massi espulsi dall’impatto abbiano contribuito in modo significativo al cambiamento orbitale osservato. Farnham ha dichiarato: “Abbiamo deflettuto un asteroide spostandone l’orbita; tuttavia i detriti proiettati nello spazio hanno causato uno spostamento ulteriore simile.” Queste scoperte pongono interrogativi sulla fisica coinvolta nelle future missioni simili.
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Il ruolo del LICIACube nell’esperimento
Un elemento chiave della missione DART è stato il CubeSat italiano LICIACube , progettato dall’Agenzia Spaziale Italiana . Rilasciato poco prima dell’impatto da DART, questo piccolo satellite pesante solo 14 kg era dotato di due fotocamere per catturare immagini dettagliate durante e dopo l’impatto.
Grazie alle riprese effettuate tra i 29 e i 243 secondi successivi all’impatto, gli scienziati sono stati in grado di identificare e tracciare ben 104 massi con diametri variabili tra i 40 cm e i 7 metri. Inoltre si stima che ci siano altri oggetti più piccoli non rilevati a causa delle loro dimensioni ridotte. I detriti espulsi si sono mossi a una velocità sorprendente di circa 187 km/h; ciò che ha sorpreso ulteriormente gli studiosi è stata la distribuzione dei massi espulsi: questi si sono raggruppati in due distintive formazioni anziché disperdersi casualmente nello spazio.
Analisi della direzione dei detriti
L’analisi dei dati raccolti ha rivelato che il gruppo più consistente dei detriti conteneva circa il 70% del materiale espulso ed era diretto verso sud con alta velocità e bassa inclinazione rispetto alla traiettoria originale della sonda DART. Jessica Sunshine, professoressa presso l’Università del Maryland ed autrice dello studio insieme a Farnham, ha spiegato come questa direzione suggerisca una frammentazione avvenuta durante le prime fasi dell’impatto stesso.
I pannelli solari della sonda potrebbero aver colpito grandi macigni presenti su Dimorphos causando la loro rottura in pezzi più piccoli; questo fenomeno potrebbe essere alla base delle peculiarità osservate nella distribuzione dei massi proiettati nello spazio circostante.
Implicazioni per future missioni spaziali
Le nuove informazioni emerse dallo studio sull’impatto evidenziano importanti considerazioni per le future operazioni contro asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra. La ricerca mostra infatti che oltre al cambiamento diretto nell’orbita causata dall’impatto stesso vi sono anche fattori complessi legati ai materiali espulsi nel processo.
Il team scientifico ha calcolato che l’energia cinetica totale degli oggetti proiettati ammontava all’1.4% rispetto all’energia originaria della sonda DART stessa; inoltre gran parte del momento angolare risultava anch’esso diretto verso sud modificando ulteriormente il piano orbitale attorno a Didymos.
Questi risultati indicano chiaramente quanto sia cruciale tenere conto delle variabili fisiche quando si pianificano interventi su asteroidi composti da strutture fragili o porose; ogni dettaglio potrebbe influire sull’efficacia delle manovre previste nel caso fosse necessario deviare un corpo celeste dal suo corso verso la Terra o altri pianeti vicini nel sistema solare.