Negli ultimi due anni e mezzo, il Governo italiano ha registrato un incremento significativo dell’occupazione, con oltre un milione di nuovi posti di lavoro creati. Tuttavia, nonostante questi dati incoraggianti, la situazione economica presenta delle criticità. La domanda interna continua a mostrare segni di debolezza e la produzione industriale è in calo. Questo scenario complesso richiede una riflessione approfondita sulle politiche attuate e sugli effetti a lungo termine.
L’occupazione in crescita ma la domanda interna è debole
La Premier Giorgia Meloni ha più volte sottolineato i risultati ottenuti sul fronte occupazionale. Secondo le statistiche recenti, l’Italia ha raggiunto un massimo storico con oltre 24,3 milioni di occupati. Questo traguardo è stato possibile grazie alla creazione di più di un milione di posti negli ultimi due anni e mezzo. Nonostante ciò, il contesto economico rimane preoccupante: la domanda interna continua a essere fragile e non riesce a sostenere una crescita robusta.
Un elemento chiave da considerare è il settore della produzione industriale che sta affrontando difficoltà significative. Da gennaio a maggio 2025 si registra una diminuzione del 1,2%, con particolare impatto sull’industria automobilistica che ha subito forti contraccolpi. A complicare ulteriormente la situazione ci sono i costi energetici elevati; le accise italiane sono tra le più alte d’Europa e l’atteso disaccoppiamento dei prezzi dell’energia promesso durante la campagna elettorale non si è materializzato.
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Inoltre, i dazi annunciati dagli Stati Uniti rappresentano una minaccia ulteriore per l’economia italiana già provata dalla crisi energetica. L’aumento dei contratti lavorativi non sembra sufficiente per garantire una ripresa significativa; infatti, le stime del Governo per il 2025 prevedono una crescita ridotta allo 0,6%. È importante notare che gran parte dei nuovi posti lavoro riguarda settori legati ai servizi dove gli stipendi rimangono inferiori rispetto ai livelli medi degli altri Paesi Ocse.
Un altro aspetto preoccupante è l’emorragia dei giovani qualificati che scelgono di espatriare alla ricerca di opportunità migliori all’estero. Questa fuga intellettuale pesa su un futuro demografico già critico per il Paese ed evidenzia come le politiche finora adottate dal Governo siano insufficienti ad affrontare questa problematica strutturale.
Controllo della spesa pubblica: risultati positivi ma sfide future
Uno degli aspetti distintivi del Governo Meloni riguarda la gestione oculata dei conti pubblici che ha portato a risultati tangibili nel controllo dello spread finanziario italiano. Quando Meloni assunse l’incarico nel Palazzo Chigi, lo spread era attorno ai 230 punti base; oggi si attesta poco sopra i 90 punti base grazie anche alle misure adottate dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Nonostante questo risultato positivo sia motivo d’orgoglio per l’Esecutivo italiano, permangono sfide significative da affrontare riguardo al debito pubblico che supera il 135% del Pil e continuerà ad aumentare almeno fino al 2027 secondo le proiezioni attuali. Anche se c’è stata una riduzione del disavanzo dal 7,2% al 3,3% del Pil negli ultimi due anni attraverso politiche fiscali prudenti ed efficientemente gestite dall’attuale governo.
L’Italia resta sotto procedura d’infrazione per deficit eccessivo ma potrebbe uscire da questa condizione nei primi mesi dell’anno prossimo se continueranno gli sforzi volti al contenimento della spesa pubblica senza compromettere gli investimenti necessari in altri settori strategici come quello della difesa nazionale dove si prevede un aumento significativo della spesa nei prossimi dieci anni dopo impegni presi durante vertici internazionali come quello Nato dello scorso giugno.
Tuttavia, ci sono segnali chiari che indicano come non ci sia intenzione immediata da parte dell’Esecutivo italiano nell’utilizzare clausole specialistiche previste dal Patto di stabilità europeo mentre chiede modifiche alle regole vigenti dopo eventi globalmente destabilizzanti come quelli causati dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti.