Lunedì 12 maggio, il Teatro Laboratorio di Lungadige Galtarossa 24/A ospiterà alle ore 19:30 il debutto di “Ende”, un nuovo lavoro teatrale e libro scritto da Michela Pezzani, giornalista del quotidiano L’Arena e autrice di testi per il teatro. Questo evento segna l’11esima edizione del festival “Non c’é differenza” e promette di offrire uno sguardo unico sulla figura storica di Ende, una miniatrice che ha segnato la storia dell’arte medievale.
La regia e gli interpreti
La regia dello spettacolo è affidata a Isabella Caserta, mentre l’attrice Nunzia Messina interpreterà il ruolo principale. Messina è parte della compagnia TrixTragos e porterà sul palco la vita e le opere della miniatrice Ende. A completare il cast ci sarà Andrea Cortelazzo al pianoforte, creando un’atmosfera sonora che accompagnerà lo spettatore nel mondo medievale in cui visse Ende. Inoltre, la scenografia include un’opera scultorea realizzata in stoffa e foglia d’oro da Alessio Trevisani, aggiungendo un ulteriore strato visivo all’esperienza teatrale.
Chi era Ende?
Ende è una figura storica avvolta nel mistero; poco si sa sulla sua biografia personale. Tuttavia, ciò che rende questa donna unica nella Storia è il fatto che sia stata la prima a firmare le proprie opere artistiche. Nel X secolo, ella ha creato splendide illustrazioni per il codice medievale Beatus di Gerona, dedicandosi con passione all’illustrazione dell’Apocalisse di San Giovanni. Le sue miniature non solo rappresentano una forma d’arte raffinata ma anche un atto simbolico significativo per l’emancipazione femminile in un periodo storico spesso considerato buio.
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Pezzani ha trascorso oltre un anno a ricercare su questo personaggio affascinante; come ipovedente ha utilizzato ausili ottici per disabili visivi durante le sue indagini sulle immagini delle miniature create da Ende. Questa dedizione al lavoro non solo arricchisce lo spettacolo ma offre anche uno spaccato sull’importanza delle donne nell’ambito artistico durante i secoli passati.
Il contesto storico
Il monastero di San Salvador de Tábara in Spagna fu la casa dove Ende operò durante i suoi anni creativi; all’epoca conosciuta come Hispania sotto dominio musulmano. Questo contesto storico rende ancora più affascinante l’opera della miniatrice: essa sfida le convenzioni sociali del suo tempo attraverso arte visiva straordinaria ed espressioni personali forti.
Il codice Beatus rappresenta non solo una testimonianza artistica ma anche culturale dell’interazione tra diverse tradizioni religiose ed etniche presenti nella penisola iberica nel Medioevo. L’opera teatrale mira a far emergere questi aspetti attraverso una narrazione coinvolgente che invita gli spettatori a riflettere sul ruolo delle donne nella storia dell’arte.
“Ende” si propone quindi come una celebrazione non solo dell’artista stessa ma anche delle conquiste femminili in epoche passate spesso dimenticate o sottovalutate dalla storiografia tradizionale.