Nel 2025, il Bonus Maroni torna al centro del dibattito previdenziale grazie alla nuova legge di Bilancio che ha ampliato e potenziato questa misura. Rivolta a lavoratori che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata ma decidono di continuare a lavorare, l’incentivo offre vantaggi immediati in busta paga. Tuttavia, è importante considerare le implicazioni future sull’assegno pensionistico.
Incentivi per ritardare il pensionamento
Il Bonus Maroni non è una novità assoluta; era già stato introdotto nel 2023 dal governo. Con l’aumento delle uscite dal mondo del lavoro e le difficoltà del sistema previdenziale, il governo ha scelto di rilanciare questa misura con modifiche significative. Tra queste, spicca l’esenzione Irpef sulle somme percepite come bonus in busta paga. Questo cambiamento rende l’incentivo più attraente anche dal punto di vista fiscale.
L’obiettivo principale del Bonus Maroni è incentivare i lavoratori a rimanere attivi nel mercato del lavoro oltre i limiti dell’età pensionabile stabiliti dalla legge. Chi decide di rinunciare alla propria pensione può ricevere direttamente in busta paga i contributi previdenziali che avrebbe versato normalmente. Questo si traduce in un incremento netto mensile significativo, sebbene comporti una riduzione dell’importo della futura pensione.
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Chi può richiedere il bonus maroni nel 2025
Il Bonus Maroni è accessibile ai lavoratori dipendenti sia pubblici che privati che soddisfano determinati requisiti entro il 2025. In particolare, possono accedere all’incentivo coloro che raggiungono:
- Quota 103: ovvero almeno 62 anni d’età e un minimo di 41 anni di contributi.
- Pensione anticipata ordinaria: per gli uomini sono richiesti almeno 42 anni e 10 mesi di contributi; per le donne sono sufficienti almeno 41 anni e 10 mesi.
- Pensione anticipata contributiva: richiesta un’età minima di almeno 64 anni con un totale minimo di vent’anni versati interamente nel sistema contributivo.
Coloro che decidono quindi di posticipare la propria uscita dal lavoro possono chiedere che i propri contributi vengano versati direttamente nella retribuzione mensile anziché essere accantonati per la futura pensione.
Procedura per presentare domanda
Per richiedere il Bonus Maroni bisogna seguire una procedura specifica attraverso il portale dell’INPS . Gli interessati devono accedere utilizzando credenziali SPID, CIE o CNS e navigare nell’area dedicata a “Pensione e Previdenza”. Qui dovranno selezionare “Domanda di pensione” ed entrare nella sezione “Certificati”, dove troveranno l’opzione “Verifica del requisito per l’accesso all’incentivo al posticipo del pensionamento”.
Se si risulta idonei ai requisiti richiesti, sarà possibile inviare la richiesta formale per ottenere accredito dei contributi direttamente in busta paga. In alternativa alla procedura online, ci si può rivolgere ai patronati o contattare direttamente il Contact Center dell’INPS.
Regole speciali per pubblico impiego e scuola
Per quanto riguarda i lavoratori pubblici, dal gennaio del prossimo anno sarà possibile rimanere attivi fino all’età massima prevista dai regolamenti interni , eccetto alcune eccezioni specifiche legate alle mansioni svolte o ad altre normative particolari. Ciò significa che chi ha già maturato i requisiti necessari potrà usufruire più a lungo degli incentivi previsti dal bonus.
Nel settore scolastico invece ci sono regole specifiche da seguire: la decorrenza dell’incentivo coincide con l’inizio dell’anno scolastico . I docenti interessati devono presentarsi entro fine febbraio dello stesso anno se intendono andare in pensione; chi decide invece di restare attivo avrà accesso al bonus solo da settembre successivo alla scadenza della domanda.
Durata ed effetti economici del bonus maroni
Il periodo durante cui si può beneficiare del Bonus Maroni dura fino al raggiungimento dei requisiti necessari per ottenere una normale pensione vecchiaia oppure fino all’acquisizione della possibilità ad altre forme dirette diverse dalla semplice anticipazione della stessa pensione. È importante notare però che questo incentivo può essere richiesto solo una volta durante tutta la carriera professionale ed è valido su tutti gli eventuali rapporti attivi contemporaneamente esistenti.
Secondo stime recenti fornite dall’Ufficio Parlamentari Bilancio, sembra emergere chiaramente come tale opportunità possa risultare maggiormente vantaggiosa soprattutto nei casi dei più giovani: ad esempio, un dipendente sessantaduenne con reddito annualizzato pari a quarantamila euro potrebbe guadagnarsi circa settemilanovecento euro netti aggiuntivi ogni anno. Al contrario, man mano cresce l’età anagrafica diminuisce sensibilmente tale vantaggio economico; infatti, già superando quota sessantaseie ci si ferma intorno ai millequattrocento euro netti annui.
Quindi ogni singolo caso va valutato attentamente prima di prendere decisioni definitive poiché mentre aumentano le entrate immediate mensili diminuiscono anche quelle future legate alle prestazioni previdenziali accumulate.