Dom Stefano Visintin, abate benedettino dell’abbazia di Praglia, offre una riflessione profonda sulla relazione tra fede e scienza. Cresciuto tra Gorizia e Muggia, il suo percorso personale è segnato da forti legami familiari e culturali. In un contesto contemporaneo caratterizzato da eventi ostentati come il matrimonio di Jeff Bezos a Venezia, Dom Stefano invita a considerare la spiritualità come una dimensione fondamentale della vita umana. La sua recente pubblicazione “E Dio disse sì alla scienza” esplora la possibilità di una spiritualità che accompagna la conoscenza.
L’infanzia tra Gorizia e Muggia
Nato in un ambiente ricco di relazioni interpersonali, Dom Stefano racconta della sua infanzia trascorsa a Gorizia e Muggia. Qui ha vissuto in quella che definisce una “famiglia allargata“, dove i vicini erano considerati zii e zie. Questo contesto ha contribuito a formare in lui un forte senso di appartenenza culturale. La nonna parlava sloveno ed era nota per i suoi gnocchi di susine; le sue conversazioni mescolavano dialetto, tedesco e sloveno, riflettendo l’identità mitteleuropea della regione.
Questa pluralità linguistica non è solo un tratto distintivo della sua infanzia ma anche una chiave per comprendere le sue radici culturali. L’atmosfera multiculturale ha influenzato profondamente il suo modo di vedere il mondo, instillando in lui valori come l’accoglienza e la curiosità verso gli altri.
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Il percorso verso la vocazione monastica
La vocazione monastica non è arrivata immediatamente nella vita di Dom Stefano; al contrario, è stata preceduta da anni dedicati agli studi scientifici. Durante l’adolescenza si è trovato ad affrontare domande esistenziali fondamentali: cosa significa essere umani? Qual è il nostro posto nel mondo? Queste interrogativi lo hanno portato ad avvicinarsi alla fisica nella speranza che potesse fornire risposte concrete.
Tuttavia, con il passare del tempo si è reso conto che le risposte cercate andavano oltre i confini delle sole evidenze scientifiche. La lettura della Bibbia inizialmente motivata dalla curiosità intellettuale si trasformò in un’esperienza spirituale profonda che lo guidò verso la vita monastica.
L’influenza del pensiero di Teilhard de Chardin
Nel suo ultimo libro “E Dio disse sì alla scienza“, Dom Stefano esplora le idee del gesuita Pierre Teilhard de Chardin. Inizialmente critico nei confronti delle sue teorie – ritenute troppo audaci rispetto ai principi scientifici – col tempo ha riconosciuto nel pensiero teilhardiano una visione capace di integrare scienza e spiritualità.
Teilhard propone l’idea dell’evoluzione cosmica culminante nel “Punto Omega“, suggerendo che ogni individuo possa contribuire attivamente al progresso collettivo attraverso lavoro intellettuale ed etico. Questa prospettiva invita a vedere ogni aspetto dell’esistenza come parte integrante dello sviluppo umano sia sul piano biologico sia su quello spirituale.
Un nuovo dialogo tra fede e scienza
Dom Stefano sottolinea l’importanza non solo del dialogo ma anche dell’alleanza fra fede e ragione nell’attuale panorama sociale dominato dall’indifferenza verso entrambe le dimensioni della vita umana. Non vede più uno scontro fra questi ambiti ma piuttosto due mondi paralleli privi d’interazione significativa.
All’interno dell’abbazia di Praglia vive quotidianamente questa tensione temporale diversa: qui ci si concentra sull’abitare consapevolmente il presente anziché fuggirne o ignorarlo completamente. Per lui questo approccio richiede tempo per sviluppare capacità critiche necessarie nella società moderna dominata dall’informazione veloce ma superficiale.
Messaggi ai giovani: fiducia nella fede
Se avesse l’opportunità d’inviare un messaggio alle nuove generazioni, Dom Stefano inviterebbe a riporre fiducia nella propria ricerca interiore: la fede può completare ciò che razionalmente può sembrare incompleto o insufficiente nelle relazioni personali significative quali amore o amicizia.
In questo contesto complesso dove logica pura sembra prevalere su emozioni profonde ed esperienze autentiche, egli afferma chiaramente quanto sia necessario trovare equilibrio fra ragionevolezza ed esperienza emotiva per vivere pienamente ogni aspetto dell’esistenza umana.
Dom Stefano Visintin rappresenta così una figura ponte capace d’unire mondi apparentemente distanti attraverso percorsi individualizzati ricchi d’introspezione personale senza mai perdere vista sull’importanza collettiva delle esperienze condivise lungo tutto il cammino umano.