Festival Musica e Spiritualità: Fabrizio Dragogna parla di musica e spirito a Baveno

Il Festival Musica e Spiritualità di Baveno, con Fabrizio Dragogna, esplora il legame tra musica e spiritualità il 11 luglio, promuovendo riflessioni su esperienze esistenziali attraverso l’arte.
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Il Festival Musica e Spiritualità, giunto alla sua terza edizione, si svolgerà a Baveno, sul lago Maggiore. Tra gli ospiti di spicco c’è Fabrizio Dragogna, noto musicista e membro della band I Ministri. Durante l’evento del 11 luglio, Dragogna condividerà le sue riflessioni sul legame tra musica e spiritualità. La rassegna è organizzata dall’Associazione Kunpen Lama Gangchen, che da oltre trent’anni promuove la meditazione in un contesto buddista.

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Un viaggio tra musica e spiritualità

La rassegna Musica e Spiritualità è un’iniziativa che mira a esplorare il profondo legame tra la musica e le esperienze spirituali umane. Fondata più di trent’anni fa dall’Associazione Kunpen Lama Gangchen, questa manifestazione ha trovato casa in un tempio buddista situato nella provincia di Verbania-Ossola. Il festival offre uno spazio unico per riflettere su temi esistenziali attraverso la musica.

Fabrizio Dragogna sarà presente per discutere delle sue esperienze personali nel campo della musica e della ricerca spirituale. L’artista si propone di affrontare questioni complesse riguardanti il significato dello spirito nella vita quotidiana degli individui. Con una carriera musicale alle spalle che include numerosi concerti ed album con I Ministri, Dragogna porta con sé una visione autentica del potere evocativo della musica.

Durante l’incontro del 11 luglio in piazza a Baveno, il musicista parlerà non solo delle sue competenze musicali ma anche delle sfide personali nel comprendere cosa significhi realmente “spiritualità”. Questo approccio multidimensionale rende l’evento particolarmente interessante per chiunque sia curioso di esplorare come la musica possa fungere da ponte verso esperienze più profonde.

La ricerca dello spirito attraverso la musica

Fabrizio Dragogna ha sempre cercato lo spirito in vari aspetti della vita: dalla natura ai momenti condivisi con altre persone fino all’esperienza musicale stessa. Per lui, parlare di spiritualità implica una definizione comune su cosa si intenda per “spirito”. Questa ricerca può assumere forme diverse; alcuni possono trovarlo nei luoghi sacri o nelle pratiche religiose tradizionali mentre altri possono scoprire connessioni più intime attraverso l’arte.

Dragogna racconta come abbia vissuto momenti significativi durante i suoi viaggi nei prati d’alta montagna o partecipando a eventi musicali collettivi dove i canti diventano veicoli emotivi potenti. Anche se ammette che non ha mai trovato risposte definitive alla sua ricerca interiore – anzi spesso ha avuto solo fugaci intuizioni – riconosce quanto la musica abbia rappresentato un rifugio sicuro durante questo percorso.

La sua esperienza personale evidenzia come anche quando si smascherano i meccanismi tecnici dietro una composizione musicale ci sia sempre qualcosa di misterioso che continua ad affascinare l’anima umana: quel qualcosa che mantiene viva una connessione profonda con lo spirito stesso.

L’essenza invisibile della musica

Un aspetto fondamentale discusso da Dragogna riguarda la natura intrinsecamente invisibile della musica stessa. Sebbene scientificamente possa essere spiegata come vibrazioni sonore trasmesse nell’aria tramite onde acustiche – processate dal nostro cervello come suoni – ciò non basta a catturare il suo vero potere evocativo.

Quando ascoltiamo melodie dolci o siamo immersi nell’atmosfera creata da strumenti musicali come il violoncello, tendiamo ad abbandonare le spiegazioni razionali per immergerci completamente nell’esperienza emotiva offerta dalla performance musicale. Questo fenomeno suggerisce un collegamento diretto tra corpo umano ed universo circostante; entrambi vibrano all’unisono creando armonie indescrivibili ma palpabili al tempo stesso.

Inoltre, il tempo gioca un ruolo cruciale nella fruizione musicale: mentre altre forme d’arte cercano spesso di congelare attimi specifici , la musica fluisce incessantemente creando attese ed emozioni fugaci collegate al ricordo del passato ma anche proiettate verso il futuro incerto dell’esistenza umana stessa.

La tradizione musicale nelle chiese

Nel contesto europeo storico-musicale emerge chiaramente quanto le chiese abbiano influenzato lo sviluppo dei generali stili musicali associati alla spiritualità religiosa nel corso dei secoli passati. Le caratteristiche armoniche utilizzate nelle composizioni erano strettamente legate agli spazi architettonici dove venivano eseguite; ogni nota era pensata per risuonare perfettamente all’interno delle mura sacre creando atmosfere suggestive capaciti d’invocare sentimentali profondissimi negli ascoltatori presenti durante le celebrazioni liturgiche.

Con l’avvento dei movimenti spiritualisti non-cristiani nella seconda metà del Novecento assistiamo però ad una certa continuità stilistica rispetto al passato: molte nuove proposte musicali hanno mantenuto elementi antichi reinterpretandoli secondo nuove sonorità contemporanee pur senza abbandonarne completamente le radici storiche.

Questa osservazione solleva interrogativi sulla relazione fra ritmo lento — tipico dell’esperienza mistica — rispetto ai generosi battiti pulsanti propri invece delle culture rave emergenti dagli anni ’90 fino ai giorni nostri; entrambe cercano estasi simili pur percorrendo strade differenti verso quell’assoluto tanto agognato dalle anime inquieta degli uomini modernizzati oggi immersa nel caos quotidiano.

Tecnologie moderne nella sfera spirituale

Oggi viviamo in un mondo dove tecnologia avanzata permea ogni aspetto dell’esistenza umana inclusa naturalmente quella artistico-musicale; macchine sofisticate sono ormai parte integrante non solo delle nostre vite quotidiane ma anche dei processual artistici stessi coinvolgendo così direttamente anche dimensione spirituale individuale collettiva.

Alvo Noto già tre decenni fa iniziò ad esplorare queste tematiche introducendo elementi tecnologici innovativi nelle proprie opere artistiche dando vita ad album dedicati addirittura alle fotocopiatrici Xerox! Ascoltare brani quali Haliod Xerrox Copy 3 significa lasciarsi avvolgere da sonorità insolite generate dalle interferenze elettroniche senza alcun pregiudizio mentale predefinito riguardo ciò che consideriamo “musicale”.

Questo approccio invita gli ascoltatori a liberarsi dai vincoli cognitivi imposti dalla società moderna permettendo loro così d’abbracciare pienamente nuovi orizzonti d’esplorazione sonora capaciti d’aprire porte insospettabili verso dimensioni trascendenti mai prima considerate possibili grazie appunto all’intervento creativo fornito dalle macchine stesse!

Il festival Musica e Spiritualità offre quindi uno spazio prezioso affinché tali riflession siano condivise pubblicamente contribuendo così alla crescita culturale collettiva presente sul territorio italiano oggi più vivo che mai!