Gianluca Manzetti: il regista di Dedalus parla di hater, social e dinamiche tossiche

Gianluca Manzetti, regista di “Dedalus”, esplora l’odio sui social media e le dinamiche tra influencer e creator, offrendo una riflessione profonda sulla tossicità online e il suo impatto sociale.
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Gianluca Manzetti, regista noto per il suo esordio con “Roma Blues“, affronta temi complessi legati alla tossicità dei social media e all’odio gratuito. La sua nuova opera, “Dedalus“, è arrivata nelle sale cinematografiche ed esplora le dinamiche tra influencer e creator in un contesto di vendetta. In questa intervista, Manzetti condivide la sua visione sul fenomeno degli hater e sull’impatto che ha sulla società contemporanea.

L’odio sui social: una riflessione necessaria

In un mondo sempre più dominato dai social media, il tema dell’odio online diventa centrale. Durante l’intervista, Gianluca Manzetti sottolinea come questo fenomeno non sia limitato alla contemporaneità ma abbia radici storiche profonde. “Quello dell’odio è un tema complesso,” afferma il regista. “Non si tratta solo di frustrazione individuale; ci sono persone arrabbiate che attaccano senza costrutto.” Secondo lui, gli hater si nascondono dietro uno schermo per esprimere la loro rabbia in modo distruttivo.

Manzetti osserva anche come questi comportamenti possano influenzare chi lavora nel settore creativo. Nonostante i commenti velenosi ricevuti sotto il trailer di “Dedalus“, egli rimane motivato dall’amore verso gli altri e dalla passione per la sua arte. Riconosce che molte delle persone che scrivono commenti negativi stanno vivendo una sofferenza personale profonda: “Mi dispiace immaginarli nell’oscurità delle loro stanze.” Questo approccio empatico permette al regista di mantenere una certa distanza emotiva dai commenti negativi.

Dedalus: un film pop con identità italiana

Dedalus” rappresenta un’evoluzione nel lavoro di Manzetti rispetto a progetti precedenti come “Roma Blues“. Il film affronta tematiche attuali attraverso una lente pop e si distingue per la sua forte identità italiana pur attingendo a riferimenti internazionali. Il cast del film include sei influencer coinvolti in un contest esclusivo che rivela lati oscuri della loro personalità.

Il regista spiega come sia stato fondamentale dare ai personaggi tratti distintivi legati al territorio italiano, mantenendo inflessioni dialettali autentiche nei dialoghi. Questo approccio mira a creare una connessione più profonda con il pubblico locale mentre racconta storie universali riguardanti l’ambizione e le fragilità umane.

Manzetti ricorda anche esperienze passate nella produzione cinematografica: “La mia carriera è iniziata con Dampyr,” dice riferendosi al suo lavoro nella seconda unità del film precedente. Da lì ha sviluppato l’idea per “Dedalus”, partendo da personaggi ben definiti piuttosto che da trame complesse o astratte.

Un cast scelto con cura

Uno dei punti forti del film è senza dubbio il cast selezionato da Manzetti. Tra i nomi figurano Luka Zunic, Matilde Gioli e Francesco Russo; tutti attori capaci di portare autenticità ai loro ruoli senza cadere nei cliché tipici delle produzioni mainstream italiane.

“Non cercavo volti iper-pop,” spiega Gianluca riguardo alle sue scelte artistiche nel casting. Ha voluto lavorare con talentuosi interpreti già notati in altre produzioni o attraverso provini particolari; ad esempio Giulia Elettra Gorietti ha colpito durante i provini presentandosi con un bambolotto in mano, dimostrando creatività ed originalità fin dal primo incontro.

Il risultato finale è quindi quello di avere attori veri sullo schermo piuttosto che semplicemente facce famose; questo contribuisce a rendere credibile l’interazione tra i protagonisti all’interno della trama intricata del film.

Location strategica: girare in interni

Un altro aspetto interessante riguarda le scelte relative alla location dove è stato girato “Dedalus”. La decisione di ambientarlo principalmente all’interno del Castello San Gregorio da Sassola ha rappresentato sia una sfida creativa sia logistica per Manzetti e la sua troupe cinematografica.

“Ho avuto apprensione sul fatto che tutto fosse girato in interni,” ammette il regista mentre racconta della ricerca meticolosa della location perfetta attraverso numerosi video online prima delle riprese effettive.

Ispirandosi a capolavoro come “Alien”, ha cercato modi innovativi per evitare atmosfere claustrofobiche pur mantenendo tensione narrativa alta durante tutto lo sviluppo della storia.

La scelta finale del castello non solo offre uno sfondo suggestivo ma conferisce anche profondità simbolica al racconto stesso; essendo stato caro ad autori importanti come Andrej Tarkovskij aggiunge ulteriore valore artistico all’opera finale realizzata dal team creativo guidato da Manzetti.

Gianluca conclude rivelando alcuni progetti futuri su cui sta già lavorando dopo “Roma Blues” e “Dedalus“. I suoi nuovi lavori promettono varietà nei generi trattati ma manterranno sempre centralità sui personaggi umani alle prese con sfide quotidiane significative nella vita moderna contemporanea.