Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, ha annunciato che parteciperà ai prossimi referendum, ma non ritirerà le schede. Questa posizione segna un cambiamento rispetto alla linea di astensione netta del suo partito, Fratelli d’Italia . La scelta è motivata da ragioni politiche piuttosto che giuridiche. Il Viminale ha chiarito che chi vota senza ritirare la scheda non sarà conteggiato tra i votanti e quindi non contribuirà al raggiungimento del quorum necessario per validare i referendum abrogativi.
La questione giuridica dei referendum
Il tema giuridico legato al voto senza ritiro della scheda è stato affrontato dal Ministero dell’Interno in passato. Secondo una nota risalente al 2013, un elettore può andare a votare e decidere di non ritirare la scheda per vari motivi. In questo caso, ha diritto a far verbalizzare la sua scelta presso il seggio elettorale. È importante notare che questa verbalizzazione deve essere effettuata in modo sintetico e rapido; deve includere le generalità dell’elettore e il motivo della protesta o reclamo.
Questa procedura permette agli elettori di esprimere una forma di dissenso pur mantenendo l’astensione dal voto attivo. Tuttavia, ciò implica anche che tali azioni non influenzano il quorum richiesto per la validazione dei referendum stessi.
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Le posizioni politiche sui quesiti referendari
Fratelli d’Italia ha espresso chiaramente la propria posizione riguardo ai cinque quesiti referendari: nessuno di essi concerne leggi approvate dalla coalizione di centrodestra attualmente al governo. Pertanto, FdI considera questi referendum come un “regolamento di conti” interno alla sinistra politica italiana.
Meloni potrebbe utilizzare questa opportunità per sottolineare ulteriormente questa distinzione nel suo intervento presso il seggio elettorale l’8 giugno prossimo. Nonostante ciò, all’interno della coalizione ci sono opinioni diverse riguardo all’opportunità di disertare le urne completamente.
Le recenti rilevazioni mostrano una partecipazione prevista tra il 32% e il 40% degli aventi diritto al voto nei prossimi giorni referendari. Un sondaggio condotto dall’istituto Demopolis indica che circa il 15% degli elettori FdI intende recarsi alle urne, così come anche significative percentuali tra gli elettori della Lega e Forza Italia .
Le implicazioni politiche della decisione
La decisione di Meloni potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama politico italiano in vista delle consultazioni referendarie. I leader del partito Noi Moderati hanno già dichiarato l’intenzione di recarsi alle urne con l’obiettivo preciso di esprimere cinque “no”. Con queste dichiarazioni pubbliche da parte dei membri della coalizione governativa si evidenzia una divisione interna sulle strategie da adottare nei confronti dei referendum.
L’annuncio fatto dalla Presidente del Consiglio rappresenta un tentativo strategico volto a mantenere viva l’attenzione degli elettori moderati favorevoli alla partecipazione attiva nel processo democratico senza compromettere ufficialmente la posizione del proprio partito sui quesiti proposti.
Il costituzionalista Stefano Ceccanti ha commentato come Meloni stia cercando attraverso questo approccio preventivo sia dissuadere gli elettori centristi dal recarsi alle urne sia evitare un’aperta opposizione ai referendum stessi come rappresentante istituzionale.
In sintesi, mentre sul piano giuridico la scelta sembra chiara ed efficace nel non influire sul quorum richiesto dai referendum abrogativi, sul piano politico si prospettano scenari complessi con possibili effetti sull’affluenza generale alle urne nelle due giornate previste per i voti.