Giorgia Meloni, durante una delle sue rare apparizioni in aula il 7 maggio 2024, ha affrontato la questione della guerra a Gaza. In un contesto di crescente tensione internazionale, il premier italiano ha espresso l’intenzione di lavorare per una cessazione permanente delle ostilità. Tuttavia, le sue parole non hanno fornito posizioni chiare o condanne esplicite riguardo alle azioni del governo israeliano. Un tema centrale del suo intervento è stato il commercio di armi, su cui Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto hanno annunciato un blocco totale delle nuove licenze di esportazione.
La posizione italiana sulle licenze d’esportazione
Nel suo discorso alla Camera dei Deputati in vista del Consiglio europeo, Meloni ha sottolineato che l’Italia adotta una politica più restrittiva rispetto ad altri paesi alleati in materia di esportazioni belliche. Ha affermato che tutte le nuove licenze sono state bloccate e che si procederà con cautela nella valutazione delle vecchie autorizzazioni. In particolare, ha evidenziato come non verranno rilasciate licenze nel caso ci sia rischio che i materiali possano essere utilizzati nel conflitto attuale.
Meloni ha citato specificamente le “munizioni marittime dimostrative”, la cui autorizzazione è stata sospesa e successivamente revocata. Rivolgendosi all’opposizione parlamentare, ha promesso un intervento immediato qualora emergessero errori da parte dell’Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento , sottolineando così l’impegno del governo a mantenere trasparenza nelle operazioni legate al commercio d’armi.
Il caso Uama e la controversia sulle esportazioni
L’Uama è un organismo sotto il ministero degli Esteri italiani ed è stato recentemente al centro di polemiche riguardanti il traffico d’armi verso Israele. Nel marzo 2024 si è verificata una situazione controversa quando circolò una versione non approvata della relazione annuale dell’Uama relativa al commercio bellico da inviare alle Camere secondo quanto previsto dalla legge 185 del 1990.
Nella nota trapelata si affermava che l’offensiva israeliana su Gaza era stata valutata con grande attenzione prima della concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione verso Israele. Tuttavia, quando i parlamentari ricevettero la versione finale approvata da Palazzo Chigi, scoprirono che era stato rimosso un passaggio cruciale riguardante la possibilità di continuare le esportazioni già autorizzate prima del 7 ottobre dello stesso anno.
Questa discrepanza tra i documenti originali e quelli ufficialmente presentati ai parlamentari ha sollevato interrogativi sulla trasparenza delle decisioni governative in merito alla vendita d’armamenti durante periodi critici come quello attuale.
Dichiarazioni precedenti sul trasferimento d’armi
Le dichiarazioni pubbliche sui trasferimenti d’armi risalgono anche a dicembre 2023 quando Giorgia Meloni aveva assicurato davanti al Senato che l’Italia non stava inviando armi a Israele. Due mesi dopo fu Guido Crosetto a ribadire questa posizione rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata dal gruppo Avs .
Crosetto confermò l’impegno del governo nel rispettare rigorosamente le normative nazionali ed internazionali relative all’esportazione degli armamenti. Sottolineò inoltre come gli sviluppi recenti nella regione avessero portato alla decisione di sospendere ulteriormente ogni nuova concessione per evitare complicanze legate agli eventi militari in corso sia a Gaza sia nel sud Libano.
Queste ripetute rassicurazioni sembrano indicare uno sforzo consapevole da parte dell’attuale amministrazione italiana per mantenere una linea prudente nell’ambito della politica estera riguardante conflitti complessi come quello israelo-palestinese.