Grande manifestazione contro il governo Meloni: appuntamento a Roma il 31 maggio

Il 31 maggio, Roma ospiterà una manifestazione contro il decreto sicurezza del governo Meloni, unendo diverse lotte sociali per difendere i diritti civili e contestare le politiche repressive.
Grande manifestazione contro il governo Meloni: appuntamento a Roma il 31 maggio - Socialmedialife.it

Sabato 31 maggio, Roma si prepara a ospitare una delle più significative manifestazioni contro l’attuale governo di Giorgia Meloni. L’evento, che avrà inizio alle 14 in piazza Vittorio e proseguirà fino al piazzale Ostiense, si concentra sulla contestazione del decreto sicurezza, noto anche come “decreto Ungheria”. Gli organizzatori puntano a unire diverse lotte sociali per creare un fronte comune contro le politiche della destra.

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Un corteo per la resistenza sociale

L’incontro è stato presentato alla stampa da Luca Blasi, assessore alla Cultura del municipio III di Roma e portavoce della rete A Pieno Regime. Blasi ha recentemente subito violenze da parte delle forze dell’ordine durante una precedente protesta nei pressi di Montecitorio. La manifestazione del 31 maggio non è solo un atto di resistenza contro il decreto sicurezza; rappresenta anche un’opportunità per far convergere le varie battaglie sociali che si sentono minacciate dalle attuali politiche governative.

Finora sono stati registrati circa 110 pullman e tre treni pronti a trasportare i partecipanti verso la capitale. Gli organizzatori intendono politicizzare l’evento, sottolineando che non si tratta solo di opporsi al decreto ma anche di dare voce alle istanze dei diversi settori sociali coinvolti. Questo approccio mira a trasformare la manifestazione in un contenitore capace di amplificare le rivendicazioni e le lotte collettive.

Le parole di Luca Blasi

Luca Blasi ha ripercorso gli eventi drammatici che hanno preceduto la sua aggressione da parte della polizia antisommossa. Ha dichiarato: «Volevamo protestare pacificamente davanti al parlamento». Secondo lui, il modello della disobbedienza civile è diventato impraticabile a causa della repressione crescente e dell’assenza di dialogo tra i cittadini e le forze dell’ordine.

Blasi ha raccontato come fosse stato aggredito senza preavviso mentre cercava di mantenere la calma tra i manifestanti. L’aggressione gli ha causato un trauma cranico con conseguenti problemi visivi che richiederanno ulteriori accertamenti medici. Ha denunciato come l’attuale clima politico alimenti abusi da parte delle autorità: «Il governo etichetta chi manifesta pacificamente come terrorista», affermando così una narrazione distorta rispetto ai diritti civili fondamentali.

Il sostegno dei parlamentari all’opposizione

Anche alcuni esponenti politici hanno espresso solidarietà nei confronti degli attivisti in vista della manifestazione del 31 maggio. Filiberto Zaratti, deputato Avs, ha evidenziato l’importanza del diritto alla protesta: «Poter arrivare sotto ai palazzi del potere è fondamentale». Ha aggiunto che il decreto sicurezza limita gravemente libertà individuale e sociale.

Peppe De Cristofaro, capogruppo al Senato dello stesso partito, ha insistito sul fatto che non esiste alcuna emergenza legata alla sicurezza pubblica; piuttosto sostiene sia necessario focalizzarsi sui diritti sociali sempre più minacciati dalle politiche governative attuali.

Adesioni dalla società civile

La mobilitazione sta ricevendo supporto anche dal cartello Stop Rearm Europe, promotore dell’altra grande manifestazione prevista per il 21 giugno prossimo. Diverse organizzazioni tra cui Arci e Greenpeace Italia hanno già confermato la loro partecipazione all’evento del 31 maggio per chiedere tutela dei diritti civili ed espressione libera.

Queste associazioni denunciano come il dl sicurezza possa criminalizzare forme legittime di dissenso sociale mentre affrontano problematiche quali povertà ed emergenze sociali attraverso misure repressive anziché soluzioni costruttive. La mobilitazione sta guadagnando slancio con oltre 300 adesioni già raccolte da reti locali fino ad arrivare a oltre millecinquecento sigle europee pronte ad unirsi nella lotta contro autoritarismo e militarizzazione delle politiche pubbliche.

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