I Negrita pubblicano oggi il loro nuovo album “Canzoni per anni spietati“, a sette anni dal precedente lavoro. Questo disco affronta temi attuali come la guerra, l’odio digitale e le paure alimentate dai media, ma offre anche un messaggio di speranza e rinascita. Il frontman Pau e il chitarrista Mac spiegano come la musica folk degli anni ’60 e ’70 abbia ispirato il loro ritorno alla scrittura dopo un lungo periodo di silenzio.
Un lungo silenzio musicale
Dopo l’uscita dell’album del 2018, i Negrita si sono trovati in una fase creativa stagnante. La pandemia ha contribuito a questo blocco artistico, rendendo difficile per la band trovare nuove idee. Pau racconta che ascoltare i grandi maestri del folk li ha aiutati a ritrovare la propria voce musicale: “Abbiamo trovato l’unica cifra stilistica che poteva farci ripartire”. L’album è composto da nove tracce che richiamano le protest song del passato, con testi centrali rispetto ai suoni. Mac sottolinea come abbiano mantenuto una matrice folk pur arricchendola con chitarre elettriche.
Tematiche politiche nel nuovo album
Il disco è stato definito da alcuni critici come un’opera di “resistenza poetica“. Pau chiarisce che si tratta anche di un album politico, sebbene non partitico: “Ci concentriamo sull’attualità sia nazionale che internazionale”. Le canzoni riflettono preoccupazioni riguardo alla perdita delle conquiste sociali ottenute dalle generazioni precedenti e al modo in cui le parole vengono ridefinite nel contesto attuale. Secondo Pau, termini fondamentali come libertà e democrazia stanno subendo trasformazioni inquietanti.
Riflessioni sulla divisione sociale
In uno dei brani dell’album intitolato “Noi siamo gli altri“, i Negrita si definiscono “liberi pensatori”, proponendo una visione alternativa al fazionismo prevalente nella società odierna. Pau evidenzia quanto sia dannoso il clima di divisione tra italiani ed europei o tra diverse etnie: “Il divide et impera dell’impero romano è utile solo a chi detiene il potere”. Questa riflessione porta alla questione del voto; sebbene riconosca l’importanza della partecipazione elettorale, esprime scetticismo riguardo all’efficacia delle attuali opzioni politiche.
Omaggio ai grandi della musica italiana
L’album include anche una cover della celebre canzone “Viva l’Italia” di De Gregori. Drigo spiega quanto apprezzino De Gregori paragonandolo a Bob Dylan: “Quel testo dà una carezza e un ceffone a tutti noi italiani”. La band desidera mantenere viva questa canzone poiché rappresenta valori importanti per loro in un momento storico complesso.
Critica alla generazione contemporanea
Un altro brano significativo è “Dov’è che abbiamo sbagliato“, dove i membri dei Negrita esprimono rassegnazione nei confronti della propria generazione rispetto alle aspettative passate. Pur non conoscendo approfonditamente Gaber, riconoscono la sua influenza sul dibattito sociale attraverso l’arte; secondo Pau, oggi manca quella forza trasformativa nel mainstream musicale dominato dall’intrattenimento superficiale.
Speranza nel futuro
Nonostante le tematiche cupe affrontate nell’album, c’è spazio per ottimismo nella traccia finale intitolata “Non si può fermare“. Drigo ricorda come durante la pandemia ci fosse poca visione del futuro ma ora sentono nuovamente il ritorno dell’estate: “Anche quando facciamo schifo possiamo pensare che le cose cambieranno”.
Il tour nei club parte ad aprile
Con questo nuovo lavoro discografico i Negrita intendono tornare all’essenza umana della musica utilizzando strumenti acustici semplici durante i concerti dal vivo previsti dall’8 aprile nei club italiani. Non utilizzeranno computer sul palco né tecnologie invasive per garantire maggiore libertà interpretativa durante le performance musicali.