Il Tar annulla il decreto di espulsione per un cittadino albanese con precedenti penali

Un cittadino albanese residente in Italia ottiene l’annullamento dell’espulsione grazie al Tar, che sottolinea l’importanza di valutare le circostanze personali oltre ai precedenti penali.
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Un cittadino albanese, residente in Italia dal 2004, ha ottenuto l’annullamento del decreto di espulsione emesso dal questore di Rimini. L’uomo, già arrestato nel maggio 2022 per possesso di cocaina e coinvolto in una rapina nel 2023, aveva visto negato il rinnovo del permesso di soggiorno. Tuttavia, il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso presentato dal suo legale.

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La situazione giuridica dell’albanese

Il cittadino albanese vive in Italia da oltre vent’anni e ha costruito una vita stabile nel paese. Nel ricorso presentato al Tar tramite l’avvocato Sonia Giulianelli si evidenzia che l’uomo è parte integrante della comunità locale: la sua famiglia è presente sul territorio italiano con la sorella già naturalizzata e la madre in attesa della cittadinanza. Inoltre, convive con una compagna regolarmente soggiornante e hanno avuto insieme una figlia nel 2023.

L’albanese aveva ottenuto un permesso di soggiorno UE nel 2014 e aveva richiesto un aggiornamento lo scorso agosto. Nonostante i suoi problemi legali passati, tra cui condanne penali per reati come la rapina aggravata ai danni di una sala scommesse a Misano avvenuta nell’aprile del 2023, il Tar ha ritenuto fondamentale considerare anche gli aspetti positivi della sua vita in Italia.

Il provvedimento del questore

Il decreto emesso dal questore di Rimini il 29 ottobre 2024 negava non solo il rinnovo del permesso “per soggiornanti di lungo periodo”, ma anche qualsiasi titolo differente per restare legalmente nel paese. Questo provvedimento si basava sui precedenti penali dell’uomo senza tenere conto delle sue circostanze personali più ampie.

Il Tar ha sottolineato che le decisioni riguardanti i permessi di soggiorno non possono essere adottate automaticamente sulla base delle condanne penali; devono invece essere valutate attentamente le condizioni sociali e familiari dell’individuo coinvolto. La giurisprudenza recente stabilisce che ogni caso deve essere esaminato singolarmente considerando fattori come l’integrazione sociale e lavorativa.

Le motivazioni del Tar

Nella sentenza emessa lo scorso aprile, il tribunale amministrativo ha evidenziato che l’amministrazione non aveva fornito motivazioni adeguate per giustificare la revoca del titolo di lungo soggiornante dell’albanese rispetto alla sua presunta pericolosità sociale. Secondo i giudici, era necessario un approccio più articolato che tenesse conto della durata della permanenza sul territorio nazionale e dei legami familiari esistenti.

La decisione rappresenta un’importante affermazione dei diritti degli stranieri residenti in Italia che affrontano situazioni simili: ogni caso deve essere trattato con attenzione alle specificità individuali piuttosto che attraverso criteri generali o automatici basati esclusivamente su precedenti penali.

Questa vicenda mette in luce le complessità legate alla legislazione sull’immigrazione italiana ed evidenzia come sia cruciale bilanciare sicurezza pubblica ed integrazione sociale nella gestione dei permessi di soggiorno.

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