Inchiesta sul disastro della funivia del Faito: 25 indagati e ipotesi di reato

L’inchiesta sull’incidente della funivia del Faito, costato la vita a quattro persone, coinvolge ora 25 indagati per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, con focus su sicurezza e manutenzione.
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L’inchiesta sul tragico incidente della funivia del Faito, avvenuto il 17 aprile e costato la vita a quattro persone, si intensifica con l’aumento degli indagati. Attualmente sono 25 le persone coinvolte nelle indagini condotte dalla procura di Torre Annunziata, che ipotizza reati gravi come omicidio colposo plurimo e disastro colposo.

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Dettagli dell’incidente

Il disastro della funivia del Faito ha avuto luogo il 17 aprile, quando una delle cabine è precipitata causando la morte immediata di quattro persone. Tra le vittime ci sono il macchinista Carmine Parlato e tre turisti: Janan Suliman, Elaine Margaret e Graeme Derek Winn. Un altro passeggero, Thabet Suliman, fratello di Janan, è rimasto gravemente ferito ed è attualmente ricoverato in ospedale. L’incidente ha scosso profondamente la comunità locale e sollevato interrogativi sulla sicurezza dell’impianto.

Aumento degli indagati

Inizialmente erano solo quattro gli indagati nel caso; ora il numero è salito a venticinque. Tra i nomi noti figurano Umberto De Gregorio, presidente dell’Eav , insieme ai vertici aziendali come Pasquale Sposito e Marco Imparato . Gli inquirenti hanno anche messo nel mirino ingegneri dell’Ansfisa – l’agenzia ministeriale per i controlli – che avevano partecipato alle ispezioni annuali prima dell’incidente.

La procura sta esaminando le condotte omissive legate alla progettazione e manutenzione della funivia. È emerso che alcuni dei soggetti coinvolti avrebbero attestato falsamente l’assenza di criticità nell’impianto prima della riapertura al pubblico avvenuta il 10 aprile 2025.

Le responsabilità nella manutenzione

Oltre ai dirigenti Eav già citati, l’elenco degli indagati include anche diversi dipendenti responsabili delle verifiche periodiche sulla funivia. Questi lavoratori avevano compiti specifici legati alla sicurezza operativa dell’impianto ma potrebbero aver trascurato aspetti fondamentali durante i controlli pre-incidentali.

In aggiunta agli impiegati Eav ci sono tecnici esterni provenienti da aziende specializzate nella manutenzione della funivia. Tra questi spiccano Roman Parth e Franz Parth della ditta “Franz Parth”, che aveva effettuato lavori significativi sull’impianto nel 2024; Boris Susic dalla ditta Seis; Pierfrancesco Cappellari dalla ditta Lamet; oltre ad Andrea e Luca Lallini, rappresentanti legali della Sacmif.

Queste aziende hanno avuto un ruolo cruciale nei recenti interventi sull’infrastruttura ed ora si trovano sotto scrutinio per eventuale negligenza o errori nei lavori eseguiti.

Prossimi passi nell’inchiesta

La procura guidata da Nunzio Fragliasso ha programmato ulteriori accertamenti attraverso un consulente tecnico per determinare con precisione le cause del guasto meccanico che ha portato al crollo della cabina. Questo passaggio sarà fondamentale per chiarire se vi siano state violazioni delle normative vigenti riguardanti la sicurezza degli impianti a fune in Italia.

L’inchiesta continua a suscitare grande attenzione sia tra i media locali sia tra l’opinione pubblica nazionale poiché mette in luce questioni cruciali relative alla gestione dei servizi pubblicitari essenziali come quelli offerti dalle infrastrutture turistiche montane.

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