Katalin Karikó a Milano: il futuro della medicina e le sfide delle nuove varianti Covid

Katalin Karikó, premio Nobel per la Medicina 2023, discute l’importanza della comunicazione scientifica e le potenzialità terapeutiche dell’mRNA in un seminario all’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano.
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Milano, 26 maggio 2025 – La biochimica ungherese Katalin Karikó, premio Nobel per la Medicina nel 2023, ha affrontato oggi temi cruciali riguardanti la salute pubblica e l’innovazione scientifica durante un seminario all’Istituto Neurologico Carlo Besta. In un contesto segnato dalla recente variante Covid e dalla decisione di Moderna di ritirare la richiesta di autorizzazione per un nuovo vaccino combinato, Karikó ha discusso dell’importanza della comunicazione tra scienziati e società.

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L’importanza della comunicazione scientifica

Katalin Karikó ha sottolineato come sia fondamentale che gli scienziati escano dai loro laboratori per interagire con il pubblico. Durante il suo intervento, ha messo in evidenza che una buona parte del problema attuale risiede nella mancanza di informazione adeguata da parte degli esperti verso i cittadini. “Noi scienziati non abbiamo parlato abbastanza,” ha dichiarato, evidenziando l’urgenza di spiegare in modo chiaro le ricerche condotte.

Il professor Giuseppe Lauria Pinter, Direttore Scientifico dell’Istituto Neurologico Besta, era presente al seminario accanto a Karikó. Insieme hanno discusso delle sfide attuali nel campo della ricerca medica e dell’importanza del dialogo aperto con i media e il pubblico.

Karikó ha anche affrontato questioni più ampie legate alla politica scientifica negli Stati Uniti. Ha espresso preoccupazioni riguardo ai tagli ai fondi universitari sotto l’amministrazione Trump che potrebbero compromettere gravemente la ricerca scientifica. “La situazione è inquietante,” ha affermato, sottolineando come una corretta educazione alla scienza sia essenziale per evitare fraintendimenti.

Le applicazioni terapeutiche dell’mRNA

Katalin Karikó è nota soprattutto per le sue ricerche pionieristiche sull’mRNA che hanno portato allo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19. Tuttavia, la sua visione va oltre questa applicazione immediata; ella crede fermamente nelle potenzialità terapeutiche future dell’mRNA in diversi ambiti medici.

Durante l’incontro milanese, Karikó ha spiegato come questa tecnologia possa essere utilizzata non solo contro malattie infettive ma anche nel trattamento del cancro e nelle terapie geniche per patologie rare. I vaccini a mRNA funzionano introducendo sequenze genetiche sintetiche nell’organismo umano affinché produca proteine virali specifiche; questo processo stimola una risposta immunitaria duratura.

In particolare si sta studiando come “educare” il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali attraverso approcci personalizzati basati sul profilo molecolare dei pazienti stessi. Questi sviluppi sono già in fase avanzata di sperimentazione clinica ma richiedono ancora tempo prima di diventare pratiche clinicamente disponibili su larga scala.

Riflessioni sulla ricerca scientifica

Karikó porta spesso esempi concreti durante i suoi interventi per illustrare quanto sia importante comunicare efficacemente i risultati delle ricerche al pubblico generale. Un esempio significativo riguarda gli studi sulla Drosophila melanogaster , utilizzata frequentemente nella ricerca biologica grazie alla sua semplicità genetica.

“Molte persone pensano erroneamente che stiamo cercando modi per far vivere più a lungo questi insetti,” spiega Karikó; invece queste ricerche possono portare importanti conoscenze sui rischi sanitari umani derivanti da fattori ambientali o genetici comuni agli esseri viventi.

La biochimica insiste sul fatto che è compito degli scienziati rendere comprensibili questi concetti complessi al grande pubblico affinché possano comprendere meglio dove vanno investiti i fondi pubblici destinati alla ricerca scientifica.

Chi è Katalin Karikó: una carriera costellata da sfide

Nata nel 1955 in Ungheria, Katalin Karikó si è distinta fin dall’inizio dei suoi studi sull’RNA presso l’Università di Szeged prima di trasferirsi negli Stati Uniti dove continuò le sue ricerche nonostante numerosi ostacoli professionali iniziali tra cui un licenziamento dal suo posto all’Istituto Biologico di Szeged nel 1990.

Nel corso degli anni ’90 iniziò collaborazioni significative con altri ricercatori fino ad arrivare alla svolta decisiva avvenuta nel 2005 insieme all’immunologo Drew Weissman: svilupparono tecnologie innovative capaci di modificare l’mRNA sintetico rendendolo tollerabile dal sistema immunitario umano senza provocarne reazioni indesiderate.

Quando viene chiesto quale consiglio darebbe alla giovane sé stessa nei momenti difficili della carriera risponde semplicemente: “Ho seguito lo stoicismo.” Questo approccio riflette la sua determinazione nell’affrontare ogni difficoltà senza mai perdere focus sugli obiettivi futuri.

Infine rivolge ai giovani ricercatori un messaggio chiaro: avere coraggio ed essere pronti ad affrontare nuove opportunità senza farsi scoraggiare dalle difficoltà iniziali o dai successivi confrontamenti con gli altri professionisti del settore.

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