La Cisl si schiera contro il referendum sul lavoro: le dichiarazioni di Daniela Fumarola

Daniela Fumarola, segretaria della Cisl, si oppone al referendum del 8-9 giugno sui temi lavorativi, invitando gli elettori all’astensione e sollevando dubbi sulla legittimità di tale posizione sindacale.
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La segretaria della Cisl, Daniela Fumarola, ha espresso una posizione contraria al referendum previsto per l’8 e 9 giugno, che include quattro quesiti focalizzati su questioni lavorative. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Fumarola ha invitato gli elettori a non partecipare alla consultazione. Questa posizione la allinea con quanto già affermato dal presidente del Senato Ignazio La Russa, sollevando interrogativi sulla legittimità di tale invito da parte di un sindacato.

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Il contesto del referendum e le posizioni espresse

Il referendum in questione prevede cinque quesiti, quattro dei quali riguardano direttamente il mondo del lavoro. La proposta è sostenuta da altri sindacati che vedono nel voto uno strumento fondamentale per esprimere il dissenso rispetto alle attuali normative sul lavoro. Fumarola giustifica la sua posizione affermando che i referendum non sono adeguati a risolvere i problemi occupazionali. Questo approccio ha suscitato critiche poiché sembra sminuire uno strumento democratico previsto dalla Costituzione italiana.

Fumarola sostiene che piuttosto che astenersi dal voto, sarebbe più corretto esprimere un chiaro “no” ai quesiti proposti. Tuttavia, la sua richiesta di astensione potrebbe portare a una situazione in cui il quorum necessario per validare il referendum non venga raggiunto. Questo scenario metterebbe in discussione l’efficacia della consultazione popolare e potrebbe essere interpretato come una mancanza di rispetto verso le istanze dei lavoratori.

Analisi dei quesiti referendari

Il primo quesito riguarda la reintroduzione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, modificato dal Jobs Act voluto dall’ex premier Matteo Renzi nel 2015. Questa norma prevedeva inizialmente il reintegro automatico del lavoratore licenziato ingiustamente; oggi invece tale possibilità è limitata a casi molto specifici e nella maggior parte delle situazioni viene riconosciuto solo un risarcimento economico.

Il secondo quesito propone l’eliminazione del tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle piccole aziende con meno di 15 dipendenti. Attualmente questa limitazione impedisce ai giudici di stabilire indennità adeguate alle circostanze specifiche dei casi trattati.

Un altro punto cruciale è rappresentato dal terzo quesito che chiede l’abrogazione delle norme contenute nel Decreto Legislativo n. 81/2015 riguardanti i contratti a tempo determinato e le relative proroghe e rinnovi; questo intervento mira ad aumentare la protezione dei lavoratori precari.

Infine, vi è anche una proposta relativa alla responsabilità solidale degli appaltatori in caso d’infortuni sul lavoro e una modifica delle condizioni necessarie affinché i lavoratori extracomunitari possano richiedere la cittadinanza . Entrambi questi punti sono stati criticati da Fumarola come non idonei ad affrontare efficacemente le problematiche attuali nel mondo del lavoro.

Le argomentazioni della Cisl contro i referenda

Fumarola ha chiaramente indicato perché ritiene questi referenda poco utili: “Con questi strumenti si continua a guardare al futuro con lo specchietto retrovisore”, afferma riferendosi alla necessità di nuove tutele per un mercato del lavoro in evoluzione costante. Secondo lei, gli interventi richiesti dai vari quesiti non riflettono più le reali esigenze odierne né tantomeno contribuiscono a migliorare concretamente la situazione occupazionale o salariale degli italiani.

In particolare riguardo agli incidenti sul lavoro e alla sicurezza nei luoghi di impiego – tema centrale anche nell’ambito politico – Fumarola sottolinea come sia necessario affrontarlo attraverso modalità diverse rispetto al semplice ricorso al voto popolare su singole norme legislative.

Questa visione pone quindi interrogativi sull’approccio strategico adottato dalla Cisl nei confronti delle istanze provenienti dai lavoratori italiani; mentre altri sindacati spingono per cambiamenti immediatamente percepibili attraverso strumenti diretti come il referendum stesso.

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