La missione scientifica nell’Artico: il progetto Scienza 2024 racconta l’Oceano Artico

Il progetto “Scienza 2024” studia l’Oceano Artico attraverso la campagna ACO24, monitorando i cambiamenti climatici e collaborando con istituzioni scientifiche per raccogliere dati vitali sull’ecosistema marino.
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Il progetto Scienza 2024, intitolato “Racconti di Scienza”, si concentra su una delle aree più critiche del nostro pianeta: l’Oceano Artico. Questo ecosistema è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, con un aumento delle temperature che supera la media globale. Dal 30 giugno al 12 luglio 2024, la nave oceanografica “Alliance” ha operato nello stretto di Fram e nel Mar di Norvegia settentrionale per monitorare e studiare le masse d’acqua artiche. Questa iniziativa è fondamentale per comprendere meglio gli effetti dei cambiamenti climatici a livello globale.

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L’importanza dell’Oceano Artico

L’Oceano Artico gioca un ruolo cruciale nel sistema climatico della Terra. Le sue acque influenzano i modelli meteorologici in tutto il mondo e sono essenziali per mantenere l’equilibrio ecologico degli oceani. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno osservato un incremento nella frequenza e nell’intensità degli eventi meteorologici estremi, correlati all’innalzamento delle temperature in questa regione. Monitorare questi cambiamenti è quindi vitale non solo per proteggere la biodiversità locale ma anche per affrontare le sfide globali legate al clima.

La campagna ACO24 , condotta dalla nave “Alliance”, rappresenta uno sforzo significativo in questo senso. Grazie alla sua tecnologia avanzata e alla silenziosità della sua operatività, questa nave da ricerca permette agli scienziati di raccogliere dati preziosi senza disturbare gli ecosistemi marini circostanti.

La campagna ACO24: obiettivi e metodi

Durante la campagna ACO24, i membri dell’equipaggio hanno lavorato fianco a fianco con ricercatori provenienti da diverse istituzioni scientifiche italiane e internazionali. Tra queste figurano il Consiglio Nazionale delle Ricerche , l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale ed il Centre for Maritime Research and Experimentation della NATO.

A bordo della “Alliance”, i ricercatori hanno utilizzato strumenti sofisticati per misurare vari parametri ambientali come temperatura, salinità ed acidità dell’acqua. Questi dati sono fondamentali per comprendere come le condizioni atmosferiche stiano influenzando le correnti oceaniche e viceversa.

Inoltre, la spedizione ha previsto attività pratiche che coinvolgono anche i militari della Marina Militare Italiana presenti sulla nave. Questi ultimi non solo supportano le operazioni logistiche ma partecipano attivamente alle ricerche scientifiche attraverso esperimenti sul campo.

Il ruolo del CMRE nella ricerca marittima

Il Centre for Maritime Research and Experimentation ha una lunga storia nella ricerca marina ed è situato all’interno della base navale italiana a La Spezia dal 1960. Originariamente focalizzato sull’acustica oceanica, negli ultimi decenni ha ampliato il proprio raggio d’azione includendo studi sul clima globale.

La collaborazione tra CMRE e istituzioni italiane rappresenta un esempio significativo di sinergia tra ricerca militare e civile nel campo scientifico. Questa cooperazione consente non solo lo sviluppo di tecnologie innovative ma anche una migliore comprensione dei fenomeni naturali che caratterizzano gli oceani del mondo.

Grazie alla sua esperienza consolidata nelle spedizioni artiche annuali dal 2017 ad oggi, la “Alliance” si conferma come uno strumento chiave nella lotta contro i cambiamenti climatici attraverso l’osservazione diretta degli effetti sull’Oceano Artico.