Il 13 luglio 2025 segna il quarantennale di Live Aid, un evento che ha rivoluzionato il mondo della musica e della beneficenza. Organizzato da Bob Geldof, ha raccolto circa 150 milioni di dollari per sostenere le vittime della carestia in Etiopia. Questo anniversario solleva interrogativi sulla consapevolezza delle nuove generazioni riguardo a un evento che ha segnato la storia musicale e sociale degli anni ’80.
Il contesto storico di Live Aid
Nel 1985, il panorama musicale era molto diverso rispetto a oggi. I CD erano stati introdotti sul mercato solo tre anni prima, mentre la tecnologia televisiva stava iniziando a evolversi rapidamente. Le telecamere dell’epoca avevano forme e dimensioni ben lontane dagli standard attuali, rendendo l’organizzazione di eventi dal vivo una sfida significativa. Bob Geldof, all’epoca leader dei Boomtown Rats, si trovò ad affrontare non solo questioni logistiche ma anche tecniche per realizzare un evento così ambizioso.
Live Aid non fu solo una manifestazione musicale; rappresentò una risposta concreta alla crisi umanitaria in corso in Etiopia. Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle difficoltà del paese africano colpito dalla carestia, Geldof riuscì a mobilitare artisti internazionali disposti a esibirsi gratuitamente per raccogliere fondi. La sua carriera musicale subì però un drastico arresto dopo questo evento; oggi è noto più come filantropo che come musicista.
L’evento: due palchi e artisti leggendari
Live Aid si svolse simultaneamente su due palchi: Wembley Stadium a Londra e JFK Stadium a Philadelphia. La diretta durò ben sedici ore ed è stata trasmessa attraverso sedici satelliti diversi, raggiungendo circa due miliardi di spettatori in tutto il mondo. Tra i partecipanti figuravano nomi iconici come Paul McCartney, U2, Led Zeppelin e Madonna.
I Queen furono tra i protagonisti indiscussi dell’evento con una performance memorabile che rimane nella memoria collettiva come uno dei momenti più alti della storia del rock live. Al contrario, Phil Collins si guadagnò il titolo “premio Stakanov” esibendosi sia a Londra sia successivamente a Philadelphia grazie al Concorde; tuttavia, la sua performance con i Led Zeppelin fu criticata aspramente da Jimmy Page.
L’evento non fu privo di imprevisti: Paul McCartney iniziò la sua esibizione con “Let It Be” senza audio per i primi due minuti mentre Dylan affrontò problemi tecnici simili durante “Blowin’ In The Wind”. Questi episodi dimostrano quanto fosse difficile gestire un concerto così complesso negli anni ’80.
L’eredità culturale del Live Aid
Nonostante gli intoppi tecnici e le stecche musicali occasionali, Live Aid rappresenta ancora oggi un esempio straordinario del potere aggregante della musica nel promuovere cause socialmente rilevanti. La manifestazione nacque dall’idea iniziale del singolo “Do They Know It’s Christmas?”, scritto da Geldof insieme all’artista Midge Ure per raccogliere fondi destinati alle vittime etiopi.
Questo progetto ispirò altre iniziative benefiche globalmente riconosciute come “We Are The World”, realizzata da Lionel Richie insieme a Quincy Jones sotto l’occhio vigile di Michael Jackson nel 1985 stesso; entrambi questi eventi hanno contribuito notevolmente alla creazione di una coscienza collettiva riguardo alle emergenze umanitarie nel mondo contemporaneo.
Oggi ci si interroga su quanto questa eredità possa essere apprezzata dalle nuove generazioni abituate ad ascoltare brani musicali tramite playlist digitalizzate piuttosto che vivere esperienze condivise dal vivo come quelle offerte da eventi storici quali Live Aid.