Milano, il Teatro alla Scala presenta il trittico di Kurt Weill per la stagione 2024/25

Il Teatro alla Scala di Milano presenta il trittico di Kurt Weill per la stagione 2024/25, diretto da Riccardo Chailly e con la regia innovativa di Irina Brook, esplorando temi contemporanei.
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Il Teatro alla Scala di Milano ha annunciato una nuova produzione per la stagione d’opera 2024/25, dedicata al trittico di Kurt Weill. Composto da “Die sieben Todsünden”, “Mahagonny Songspiel” e “The Songs of Happy End”, l’evento si svolgerà sotto la direzione del maestro Riccardo Chailly. Questa iniziativa segna un’importante continuazione della tradizione brechtiana nella città lombarda, con un cast eccezionale e una regia innovativa.

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Un viaggio nel mondo di Brecht e Weill

Milano è storicamente riconosciuta come un centro culturale legato a Bertolt Brecht e Kurt Weill. La presenza artistica di figure come Giorgio Strehler e Milva ha contribuito a creare un’eredità duratura che continua oggi grazie all’impegno del direttore Riccardo Chailly. Negli ultimi cinque anni, Chailly ha portato sul palcoscenico scaligero opere del compositore tedesco, presentando versioni ridotte ma sempre ricche dal punto di vista qualitativo.

Quest’anno il trittico si arricchisce con l’aggiunta de “The Songs of Happy End”, una selezione senza dialoghi dell’operetta scritta nel 1929. L’ordine scelto per le esibizioni offre uno spaccato interessante delle opere: “Die sieben Todsünden” emerge come l’opera più intellettuale e sperimentale, mentre “Mahagonny Songspiel” fornisce una visione chiara della critica marxista presente nelle opere di Weill. Infine, “Happy End”, pur privo dei dialoghi originali, riesce a catturare l’essenza dei testi brechtiani attraverso situazioni che riflettono le contraddizioni sociali.

Il cast stellare dell’opera

La nuova produzione vede protagonisti nomi noti del panorama operistico contemporaneo. Alma Sadé interpreta Anna I e Bessie; Lauren Michelle veste i panni di Anna II e Jessie; Natascha Petrinsky è protagonista in ruoli chiave tra cui quello della Mosca in “Höllenlili”. Gli interpreti maschili includono Elliott Carlton Hines nei panni di Sam Worlitzer in “Happy End” e Markus Werba che si distingue con performance memorabili nei brani più celebri delle opere.

Chailly dirige l’orchestra del Teatro alla Scala con precisione ed emozione, riuscendo a trasmettere la complessità musicale delle composizioni weilliane attraverso arrangiamenti vivaci che mescolano elementi jazzistici con melodie popolari tradizionali. La concertazione permette ai cantanti non solo di esprimere tecnicamente le loro capacità vocali ma anche d’inserirsi emotivamente nei personaggi interpretati.

Regia contemporanea: Irina Brook al timone

La regia è affidata a Irina Brook, già nota per le sue interpretazioni innovative delle opere classiche. Tuttavia, alcune scelte artistiche hanno suscitato dibattito tra critici ed esperti: Brook ha deciso d’attualizzare i temi trattati da Brecht spostando il focus dalla critica al capitalismo verso questioni ambientali come l’inquinamento climatico.

Questa scelta potrebbe sembrare una semplificazione rispetto alle intenzioni originali degli autori ma offre anche uno spunto interessante per riflettere su problemi attuali legati all’economia globale. Nonostante ciò ci sono riserve sulla capacità della messa in scena d’affrontare adeguatamente questi temi senza distogliere dall’urgenza sociale presente nelle opere stesse.

Il terzo atto mostra miglioramenti significativi nella scenografia semplice ed efficace utilizzata da Brook; gli elementi visivi sono ridotti all’essenziale permettendo agli interpreti d’accentrarsi sulla musica e sull’espressione drammatica dei personaggi coinvolti.

Con questa nuova produzione al Teatro alla Scala si auspica non solo un successo immediato ma anche la possibilità futura d’assistere ad altre rappresentazioni complete delle grandi opere weilliane e brechtiane.

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